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Loscil Endless Falls

Loscil - Endless Falls 300x300

Ho registrato il rumore della pioggia nel mio cortile. Gran parte del suono di Loscil si avvale di un processo di circonvoluzione che consiste nel catturare suoni molto rumorosi e avvolgerli con altri spettralmente ricchi per creare bordoni e strutture sonore. Ho deciso di ricorrere al suono della pioggia come mia fonte primaria. Ero alle prese con gli ultimi ritocchi quando ho pensato di includere i campioni della pioggia come ‘segnalibri’ dell’intero disco.

Sono lunghi e umidi gli inverni a Vancouver. E, non a caso, “Endless Falls” (2010) inizia e finisce con la pioggia. Il quinto album di Loscil si rivela tra foschie e nebbie. Sopra la città, strati di suono, impulsi profondi, echi di synth. Vibranti tasselli di un puzzle in continua crescita. Successore del fortunato “Plume” (2006), e in scia a una rinnovata linea melodica di fondo, il lavoro di Scott Morgan per Kranky è fra i suoi più riusciti, perché intimo, meditativo, umorale.

Dall’alba del nuovo secolo in poi, l’artista canadese ha costruito a piccoli passi una discografia di assoluto rispetto, forse da riscoprire, con “Triple Point” (2001), “Submers” (2002) e “First Narrows” (2004) altrettanti esempi di eleganza e ricercatezza nello stile, difficile da definire con un termine onnicomprensivo. Esordi IDM, poi astrazioni minimal, divagazioni ai limiti del dub e massicce sperimentazioni in campo ambient: un catalogo sonoro così espanso non è da tutti.

Non da meno i precedenti concept espressi in note come uno studio sulla termodinamica o l’esplorazione dei fondali sottomarini. “Endless Falls” riparte dall’acqua che riga la copertina, tratta da una fotografia scattata dalla figlia di Loscil mentre era in auto, e dai consueti drone, stavolta combinati sia a pattern progettati ad hoc con chitarre, pianoforte e violini che a crepitii, rumori atmosferici e tintinnii vari, con la sorpresa di una traccia spoken word in chiusura.

Importante il contributo dei musicisti Kim Koch, Robert Sparks, Jason Zumpano in sede di registrazione ma, oltre gli strumenti a corda o il solo a corda percossa, a impressionare resta la dimensione umana durante l’acqua in caduta libera. La pioggia scorre tra una traccia e l’altra, evocando un mix di sensazioni e suggestioni non necessariamente razionali, stimolando anche il riaffiorare di ricordi a riparo tra le pieghe del subconscio. Tutto scorre. Il corpo si rilassa.

Un’elegia di suoni lava l’anima sul lato A. La title-track prende le mosse da qui. Con delicatezza, oscillazioni e toni grigi si sovrappongono agli archi. Dopodiché, le note sparse di Estuarine, tra echi e fruscii, e le autentiche pulsioni drone di Shallow Water Blackout, volumi addizionali a un clima di tensione nascente che attraversa il lato B. Gli occhi non possono chiudersi ora, perché Dub For Cascadia aumenta, all’improvviso, gorgheggi e battiti di “Endless Falls”.

Oltre le garbate interferenze di Fern And Robin, una bordata di suoni sotto un cielo stellato. Sul lato C, senza ricorrere a percussioni di ogni sorta, domina e si staglia la bellezza di Lake Orchard: un’immersione a testa bassa in uno specchio d’acqua segnato da correnti intermittenti, o il punto compositivo più alto raggiunto stavolta da Loscil. Un vorticoso loop avvolge, invece, Showers Of Ink, per un nuovo sentore d’irrequietezza mediato dal sottofondo di carillon e altri ronzii.

Il lato D offre, infine, due tracce non presenti sulla versione cd dell’album: Graupel e Kinematics. La prima dal carattere rotondeggiante, proprio come il particolare tipo neve, costituita da granelli di ghiaccio dalla forma sferica, a cui il titolo rimanda. La seconda dall’incedere uniforme, preparatoria per una suggestiva conclusione. The Making Of Grief Point è segnata dalla voce di Dan Bejar dei Destroyer, gruppo indie rock di cui è stato batterista lo stesso Scott Morgan.

Un esperimento insolito, ermetico, ma vincente. Tutti i rumori più minacciosi si addensano alle spalle delle parole del cantante, a tratti impenetrabili. È un vero e proprio soliloquio su quanto possa essere cerebrale e tormentante un processo creativo, in bilico tra la stesura di canzoni e la composizione di musica ambient. Forse Loscil, di indole schiva e spesso assente dai riflettori, si confessa così, per la prima volta, a cuore aperto. Mentre fuori continua a piovere.