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Album Reviews /

Funkstorung Disconnected

  • Label / !K7
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 2004
  • Style /
  • Rating /
    4/101

Chris de Luca e Michael Fakesh sono l’anima ed il corpo del progetto Funkstorung, il loro precedente album: “Appetite for Destruction” li ha fatti conoscere ed apprezzare al grande pubblico, mettendo in risalto le loro spiccate qualità di manipolatori di suoni. La ricerca, la sperimentazione, e l’ostinata devozione nel cercar di creare il suono perfetto, trattato e filtrato fino all’eccesso, quel voler spingersi sempre oltre, creando delle soluzioni quantomai inaspettate, ha fatto si che quell’album, in cui le melodie venivano appunto scomposte, fino a creare asettici strati di ritmi, divenisse oggetto di approvazione e di curiosità tra gli amanti di questo universo sonoro. Ed è così che l’attesa per questo nuovo lavoro ha assunto un pò ritmi frenetici che hanno trovato riposo solo ora.
“Disconnected” rappresenta una fortissima virata, che volge, verso atmosfere che raggiungono anche quella parte di pubblico che fin’ora li ha ignorati, ovvero quello del “pop”.
Non sono certo i primi a voler azzardare in un contesto melodico più orecchiabile, preceduti infatti da esperimenti quali gli ultimi dischi di “Future Sound of London” e “Telefon Tel Aviv”: i primi messi da me in posizione da non essere mai più riascoltati, i secondi con un lavoro molto ben confezionato ma lontano dalla freschezza compositiva di “Fahrenheit Fair Enough”.
Per questo disco ho invece riscontrato una mole di lavoro impressionante, a partire dagli innumerevoli ospiti che hanno partecipato alla creazione delle parti vocali e melodiche, fino ad arrivare alla loro maniacale e risaputa ottemperanza nella gestione/creazione/composizione delle basi ritmiche.
Il disco parte con la prima traccia cantata: “Cement Shoes”, che vede alla parte vocale l’interpretazione di “Enik” (consiglio di visitare il “pesantissimo” sito ufficiale), che mostra da subito una spiccata versatilità, sostenuto da intricate e delicatissime ritmiche di sottofondo, che rendono l’atmosfera assolutamente magica, tra una suonata di piano e le sue inclinazioni che mi ricordano a volte “Bjork”. Prende poi piede il Jazz, sottinteso che di influenze musicali si parla, non se la prendano i fanatici del genere. E’ infatti “Nills Petter” l’ospite del secondo brano, che scivola veloce su una base downbeat, facendo poi spazio alla battuta hip hop della successiva “Chopping Heads”, in cui si ritrova molta della potenza compositiva dei Funkstorung. Dopo un breve intramezzo creato dalla brevissima “Habitual Citizen”, torniamo alla dolce ed espressiva voce di “Enik”, per la song che dà titolo all’album: “Disconnected”, e qui rafforzo ancora di più l’idea che questo ragazzo sà come farti emozionare. “Louise Rhodes”, voce da me già applaudita ed osannata, nelle performance per il suo gruppo: i “Lamb”, è la protagonista di “Sleeping Beauty”, ed anche quì tutto il lavoro di rifinitura e composizione che è alla base della song è veramente ottimo.
Di nuovo “Enik”, per la traccia a mio avviso più bella dell’album, “Like a Poet”: con la sua voce a volte graffiante, a volte infinitamente profonda e sensuale, giocata in sovrapposizione con giocate melodiche che rendono ancor più aggraziata la sua performance. Il bello è che ritmica e voce potrebbero tranquillamente viaggiare separate, talmente forte è il distacco tra le due, ma è quì la classe dei Funkstorung, unire in maniera incantevole elementi di natura completamente discordante. C’è ancora spazio di altre 6 ottime tracce, in cui il progetto và veramente a completarsi. Un disco che “segue” strade già sondate ma che lo fà in maniera evolutiva. Per gli amanti della grafica in genere posso dire che il packaging è a livelli esagerati, quasi tutte le tracce sono corredate da un flyer esplicativo con stupende illustrazioni da un lato e dettagliate spiegazioni dall’altro, ed anche qui ci sarebbe da parlare ancora molto,
……ma questa è un’altra storia.

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