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Album Reviews /

Spektrum Enter the Spektrum

  • Label / Playhouse
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 2004
  • Style / , ,
  • Rating /
    8/101

La Playhouse riesce a far centro di nuovo, e dopo Villalobos in forma smagliante nell’ormai lontano 2003 ci propone gli Spektrum, band londinese formata da 4 musicisti: Lola Olafisoye, una vocalist dalla timbrica sensuale ed allo stesso tempo incisiva e tagliente, Teja Williams al basso ed in alcune parti vocali, Isaac Tucker alle batterie elettroniche e Gabriel Olegavich, che credo sia un pò l’anima del gruppo.

Gli Spektrum fanno un passo avanti rispetto a quanto già testato da alcuni gruppi quali ad esempio i Rapture, ovvero riescono a far convivere le componenti più incendiarie di generi quali la disco, il funk e l’electro, trovando un fantastico elemento di equilibrio nella voce di Lola Olafisoye.

“Interference (radio)” apre questo lavoro, per la felicità delle mura dei vostri club, che non faranno altro che cominciare a tremare, e qui sono le sovrapposizioni di voci, unite ad una cassa spezzata ma pulitissima a farci godere da subito.

Arriva “Breaker” e la cassa si addrizza, entrano i suoni, la voce di lola è penetrante all’inverosimile, e ballare è il minimo che si puo’ fare.

…ok si presentano….con la terza song…..spek-t-t-t-trum!!..ed è di nuovo electro, Lola si fà più soul, il basso è funk, la cassa batte dritta, la chitarra anch’essa funk, “Kinda New” è un brano fantastico, ci trovo la spensieratezza del funk, l’energia dell’electro e la classe del soul, fate un pò voi…

“Music Alchemy” fà compiere una nuova evoluzione al lavoro, il giro di basso rimane funk, ma i toni si fanno più cupi, mettendo in gioco un vortice elettronico molto sporco e duro. Grande componente punk invece per “Freeball”, la traccia numero 8, che si priva della componente ballabile per introdurre questo diverso approccio del gruppo.

Da quì in poi è un pò un provare qualcosa che forse non gli appartiene in pieno, ma Dio benedica la sperimentazione, e quindi si ascoltano: Dub, alcuni riferimenti Jazz (con una fantastica interpretazione vocale secondo me in “Listen Girl”)…ed anche una traccia sostanzialmente rock nel finale: “Low Down”…che dopo il sesto minuto, ed una pausa di silenzio che farebbe intuire la fine, si evolve proponendo i più bei suoni dell’album, degli incastri elettronici di una limpidezza da perderci la testa.
Grande album.

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