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Album Reviews /

Doctor Rockit The Unnecessary History of..

  • Label / Accidental
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 2004
  • Style / ,
  • Rating /
    7/101

..quel geniaccio di Herbert!
Il nuovo percorso musicale di Matthew Herbert lo vede impegnato in una svolta che partendo da “Goodbye Swingtime”, suo penultimo album, in cui ha reso pubblico in maniera prorompente il suo amore per il classico, lo avvia, al mondo delle colonne sonore per il cinema, o almeno questo è ciò che lui vorrebbe.
Il suo eclettismo credo sia noto ai più avvezzi a questo tipo di sonorità, lo abbiamo conosciuto “Wishmountain”, “Doctor Rockit”, “Matthew Herbert”, “Radioboy”…”Big Band”, e le sonorità mutavano magnificamente di volta in volta: con “Wishmountain” ci ha mostrato il suo lato sperimentale ed elettronico, ma poi…”Wishmountain is Dead”..e, accidenti, primo morso sulle mani. Con “Matthew Herbert” scivola sul velluto di una raffinatissima “House” con inserti elettronici, e con la voce della sua compagna “Dani Siciliano” che dona a tutto un soffio di voce opaco ed elegante. Di “Radioboy” che dire.. il suo progetto “politico” più sfrontato, sperimentazione pura campionando la distruzione dei simboli delle più note multinazionali, e chi ha visto un suo live come “Radioboy” può ben capire di quali doti di improvvisazione Herbert sia dotato. La sua ultima creatura è stata la “Big Band”, e lo abbiamo visto unire l’elettronica allo “Swing” ed al “Jazz” con risultati sorprendenti.
Doctor Rockit l’ho lasciato per ultimo, perchè per me ha rappresentato la creatura più sofisticata ed elegante da lui creata. La sua anima electro house, o se mi permettete il lato in cui, a mio avviso, ha manifestato tutto il suo gusto musicale. E lui che fà?? ..ce lo toglie di mezzo, si un’altra delle sue creature viene sepolta con gloria, e dentro questo lavoro trovano spazio tanti riferimenti che ci fanno capire da dove sono uscite molte delle idee che ascoltiamo in questi giorni, oltre a riferimenti a cui si è ispirato lui stesso, tipo il mitico “Herbie Hancock” da cui deriva il suo pseudonimo, ed a cui rende omaggio nell’electro di “Hi-Speed Rockit”. In “Cafè de Flore”, dedicata allo stilista “Yves Saint Laurent” la sua interpretazione chillout, ovvero un’elettronica unita a fisarmoniche a cui molti dei “Cafè del Mar” devono qualcosa, per non parlare dei “Gotan Project”.
I rumori della corsa di un corridore sui ciottoli vengono sintetizzati e proiettati in una fantastica accelerazione in “Runner on Hastings Beach”, e quì la sua maestria assume un non sò che di inarrivabile. Poi anche la sua voce, tutta da scoprire insieme a Dani Siciliano, e poi molto altro ancora, il più bel disco di sempre di Matthew Herbert, per la fine della migliore, ma speriamo non ultima, delle sue incarnazioni.

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