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The Diaphanoids Astral Weekends

Astral Weekends - The Diaphanoids

“Mermaids of Lunaris” ed il precedente “Where Were You In 5079?” mi avevano colpito al primo ascolto.

Quelle sonorità tanto vintage e così “sporche”, tanto diverse dalla maggior parte delle produzioni nu-disco attuali, mi avevano quasi fatto pensare a dei campioni provenienti da polverosi vinili psichedelici e progressive pescati in chissà quale cantina.
Così, appena scoperta l’uscita del primo album dei Diaphanoids, “Astral Weekends”, ho pensato bene di saperne di più e chiedere informazioni ai diretti interessati, ovvero il duo Simon Maccari e Andrea Bellentani. Quello che ho scoperto è una grande passione per la strumentazione vintage ma anche un procedimento maniacale e artigianale con il quale è stato prodotto l’album.
Il duo, con l’aiuto di altri amici musicisti e collezionisti, munito di vecchi 4 e 24 piste, revox e bobinoni, ha registrato esclusivamente in vecchi studi, ex RCA e RAI, collegando e cablando il tutto ( batterie incluse ) come si faceva 30 anni fa.
La lista degli strumenti e dei synth, tra i quali si sono destreggiati Andrea e Simon, è impressionante: Fender Jazz bass anni 70, chitarre Gibson,  moog modular, odissey, Yamaha cs 80, arp 2600, arp sequencer, arp omni 2, eminent, ems, aks, oberheim, mellotron, jx 3p, jx 8p, juno, vcs 3 synthesizer, Frippertronic… Un vero e proprio arsenale insomma, che, come già detto, fa la differenza.

“ooops! Wrong Planet” apre l’album con l’immancabile presenza di quell’elemento acustico tanto caro ai Diaphanoids, il basso, ed un assolo di synth psichedelico di presentazione. Nulla da aggiungere alle tracce precedentemente ascoltate presenti sui precedenti ep, forse le più cosmiche dell’album; una particolare menzione per la non proprio facile “I’m so silver” e “Weightless Motionless”, un downtempo molto suggestivo che forse pecca di “semplicità” nella linea percussiva; impossibile non pensare ad un viaggio nello spazio ascoltando “Eau de Space n.5”.
 “Where Were You In 5079?” si riconferma, però, una delle tracce che mi convincono di più; il formato “colonna sonora d’altri tempi” mi piace molto così come l’impronta psichedelica più marcata, ma i nuovi brani soffrono in alcuni casi di trame compositive troppo semplici.

Insomma, un album che consiglio di ascoltare attentamente nell’attesa del capolavoro non troppo lontano, viste le capacità e la conoscenza del mezzo dei ragazzi.

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