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Album Reviews /

Agore Reflection

  • Label / Logos Recordings
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Apr 2009
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Agore

Cercar di seguire il mercato delle etichette digitali è un impresa che richiederebbe l’impiego di un esercito o poco meno, e se da un lato siamo fortemente contrari alla diffusione di musica attraverso formati non palpabili, dall’altro ci rendiamo perfettamente conto dell’attuale situazione del mercato discografico, nonché del mutamento che la musica ha subito sotto molteplici punti di vista, da quello puramente compositivo, ai vari aspetti legati alla distribuzione, alle vendite ed all’ascolto vero e proprio della stessa da parte del pubblico.

E’ per noi cosa assolutamente nuova quindi trovarci qui a parlare di un disco che ad oggi è distribuito soltanto mediante downloading digitale, ma, è altrettanto vero, che fondamentalmente siamo amanti della musica, e quindi quel che ci preme prima d’ogni altra cosa, è aver a che fare con il suono, quello fatto con passione e sentimento.

Ed eccoci, in piena estate, ad ascoltare questo album targato Agore, pubblicato per la Logos Recordings che, da quello che apprendiamo facendo delle ricerche su web, è una label macedone che fin’ora ha all’attivo diversi album.

Nulla di nuovo fin qui, se non fosse che dentro le dieci tracce che compongono quest’album troviamo espressi in maniera incredibilmente fresca e lucida, oltre 30 anni di musica sintetizzati ed opportunamente rimessi in gioco in quella che ci limiteremo a definire semplicemente techno.

Ci piacerebbe non poco sapere qualcosa di più di questo Agore, visto che di talenti di questa portata eravamo orfani ormai da anni.
Se avete voglia di stupirvi accendete direttamente sulla traccia numero cinque: “Silent Soul” e godete di una poetica “jazzy” annaffiata di bassline e lirici synth.
Fatto?
Bene, ora fate una brusca virata e passate in “zona 8”, la traccia si chiama “The Young Dragon” ed ai più arguti il titolo dovrebbe già far accendere qualche lampadina più o meno nella zona: “ma chi si crede di essere questo Agore?!” …un pensiero buttato al vento, perché i 9 minuti e 55 secondi a venire vi faranno godere proprio come l’ultima volta che avete ascoltato “Galaxy to Galaxy”.

Agore ha tutto ciò che caratterizzerebbe la figura di uno studente modello senza però risultare antipatico per precisione e rigidità accademica. Nel suo suono c’è carne e sangue, passione ed amore, la sua è musica che suona calda e profonda, varcando oscure zone ipnoche come nella notturna suite minimale di “The Relic”.

Pungente ed assolutamente genuino quando incarna alla perfezione un perfetto ibrido techno/house come “Last Down”. Battendo proprio sui punti cardine dei generi, groove ipnotico, cassa rotolante e carnosa, synth celestiali ed inserti melodici in perfetta sincronia con la struttura portante.

Ora, musica di questo livello dovrebbe veder realizzato un sacrosanto diritto, quello di esser stampata su un formato tangibile, uno o più, e questo album li merita senz’altro tutti, quindi, questo potrebbe dipendere da tutti noi, perché è vero che il mercato è alla deriva, ma il potere del passaparola e l’indice delle vendite alla fine sono una delle poche armi ancora a disposizione della musica stessa.
Per noi è già, di diritto, nella top ten degli album 2009.

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