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Album Reviews /

Conforce Machine Conspiracy

  • Label / Meanwhile
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Feb 2010
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Conforce

Ventidue anni appena compiuti,  da Terschelling, isolotto con poco meno di cinquemila anime sulle coste olandesi, Boris Bunnik, in arte Conforce, è uno dei migliori segreti techno orbitanti nel vecchio continente.
La sua è una vera e propria emersione, una scalata incredibile fatta a suon di dischi di grandissimo pregio.

Non è difficile immaginare le sue giornate immerso nella scoperta del suono ricavato dalle macchine, favorevolmente incitato da condizioni climatiche e sociali che ti garantiscono tempi e modi giusti per affrontare la musica.
Conforce ha circoscritto le armi da adottare, ascoltato fino a scoprire la verità, la sua verità, provato all’infinito, fino a raggiungere una dimensione di appagamento che ha definito in tutto e per tutto il suo suono.

Machine Conspiracy è la sorprendente conseguenza di un umore che è stato cercato per anni, è un disco che và oltre la semplice composizione di brani, ma che riesce a farti rivivere la concentrazione, gli sforzi, le sofferenze ed anche le gioie di un uomo che ha lottato per giungere a questo.
Un lavoro da percorrere tutto d’un fiato, concedendosi un tempo nel quale dedicarsi completamente.
Un disco che profuma di techno e sa come farvi addentare la techno. Estetica e sostanza, senza fronzoli.

Un mood oscuro, per l’intera durata. Una serie di temi malinconici, synth bagnati di lacrime e vapori dub che si mescolano di continuo amalgamandosi come un’incandescente colata lavica.
Tutto è calibrato, curato, spogliato dall’errore, un costrutto che si rivolge, soltanto per omaggiare i doverosi rispetti, a Detroit ma che diventa inevitabilmente qualcos’altro.

Ve ne renderete conto definitivamente quando sarete all’interno degli otto minuti di “Love Hate”, un corpo immobile dal quale si eleva l’anima, espandendosi e forgiando tutto e tutti, un brano che vi farà venir voglia di ballare sedotti da una dolce melodia ed ammaliati da una serie di giochi di luce ultra tecnologici.

O sarà ancora sublime smarrirsi nelle ritmiche dannate di “First Impression”, una virata all’interno di territori che stringono la mano tanto all’electro quanto alla dubstep, ma sempre con quell’attenzione maniacale rivolta ai dettagli.
La forma è uno dei maggiori pregi di questo disco, una sorta di continuum totalizzante, un’idea presente in ogni variazione, perché questo non è un album a senso unico, assolutamente, è un rettile che si divincola tra le pieghe dell’elettronica mostrandosi a suo agio ovunque, che si tratti di techno minimale ed ipnotica o ambient dalle venature dub o ancora electro dalla timbrica instabile.

Sembrerebbe quasi impossibile per un ragazzo di appena 22 anni, ma qui si parla chiaro, Conforce ci ha regalato un album techno da far invidia a molti.

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