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Album Reviews /

Chicago Skyway Wreckage

  • Label / Eargasmic Recordings
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Dicembre 2010
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Chicago Skyway - Wreckage

Va quasi sempre così fortunatamente, quando il male comincia a dipanarsi a dismisura avviene il miracolo, i film a lieto fine, la speranza. Accadde a Chicago. Inizia tutto da lì, da Jack, dalla droga e dai club, il virus che infetta e crea distruzione, seguito poi dai numeri, dai soldi e quindi dalla rovina. Il business musicale è sempre funzionato così.

Il virus si chiama House, diffuso capillarmente attraverso un’infinità di generi e sottogeneri fino alla nausea, profanato ed offeso, in fine vicino a morte certa. Ed è proprio da Chicago che doveva arrivare il segnale e questo sembra stia accadendo, finalmente. Nomi come Tevo Howard, Glen Underground, Steven Tang, Hakim Murphy e Sean Hernandez sono il verbo della rinascita all’insegna del vecchio che si rinnova.

Ed è proprio dell’ultimo della lista, Sean Hernandez, che andiamo a parlare grazie al suo progetto Chicago Skyway, giuntoci ai padiglioni uditivi grazie allo sguardo acuto della M>O>S Recordings di Aroy Dee, label europea sempre attentissima a proporre prodotti di qualità che mantengano un filo ininterrotto tra passato, presente e futuro.

Questo album rappresenta il manifesto di un produttore onesto ed impegnato in un’operazione di recupero e salvaguardia che non per questo risulta antica o di facile provenienza. Semplicemente, questo Wreackage riparte da quelle poche regole fondamentali che molti sembrano aver smarrito, ovvero dal groove, dalla programmazione ritmica mai banale o fine a se stessa ed in questo caso dall’utilizzo della bassline.

Tutto riesce bene, e dimostra come anche nelle strutture ridotte all’osso, ed è proprio il caso delle vecchie traiettorie “Jack” si possano creare dei brani intelligenti e ricchi di creatività. Nello specifico parliamo di assoli di synth suonati con impeto e ruvide basi ritmiche scarne ed essenziali unite tra loro con un senso del ritmo che sembra ricalcare il movimento del corpo e quindi assumerne la sua animale semplicità.
Un percorso che alterna fisicità (War, Sound One, It’s Ok), manovre futuristiche (Air – 95 Version, Hell) e calda passione (Joaquin Looks At The Stars, Sean & Luey’s Cool Walk) fornendoci certezze e spunti di riflessione come ogni vero album dovrebbe fare…in edizione limitata, perché la merda non vende.

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