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Velveljin Nostalghia

Velveljin - Nostalghia

L’emozione che assale un famelico consumatore di musica quando scopre un gioiello ben nascosto in attesa di rivelare tutta la sua luce è qualcosa che può non aver paragoni. E’ successo ancora, è successo con un album che riesco ad accostare, vista l’intelligenza mostrata nella composizione di ogni singolo brano, alle prime brillanti pubblicazioni di Isolèe. Un timbro diverso forse, ma non era questo il punto, il parallelo che ne voleva uscir fuori era soltanto relativo al grado di accuratezza ed originalità della musica.

I Velveljin nascono a Kyoto in Giappone nel 1999 per poi trasferirsi in seguito a Parigi dove tutt’ora vivono e lavorano. Questo il loro primo album ufficiale pubblicato tramite una delle etichette più underground del panorama giapponese, la Noble Records che da anni si prodiga nella pubblicazione di materiale elettronico dalle linee deep votate ai suoni ambientali e/o sperimentali, un catalogo da studiare con attenzione perché ricco di grandi lavori per lo più passati inosservati in territorio europeo.

Con questo album dal titolo “Nostalghia” per la prima volta ad essere interessati sono anche i panorami dance, sfiorati dal ritmo in 4/4 liberato con parsimonia e buon gusto in diversi punti del disco, che in maniera assoluta però si riserva di stupire con intricatissime strutture, lineamenti minimali, voluminosi tappeti ambient e cesellature elettroniche di alto profilo.

Sin dal primo brano, “Straub”, è intuibile una direzione che prende per la tangente un mood raffinato e profondo, in un battito deep house morbido ed elegante che sente lucciare sul suo corpo migliaia di frammenti sonori ed improvvisi, rimbalzanti echi. Un brano caldo, un groove che da subito approda al centro della notte, al buio necessario per entrare al cento per cento in questo lavoro che sono pronto a scommetterci, vi catturerà l’anima.

Nel secondo brano, “Nostalghia”, un ulteriore affondo che partendo da una ritmica sbilenca e ricca di controbattute ed inserti percussivi incrocia le vie di una tastiera delicata che sembra già slanciarsi verso il cosmo. Metà brano sembra esser già sufficiente, poi ancora un lento scambio di note, qualcosa di sfuggente, una fine annunciata, poi accade qualcosa, viene dal basso ma punta al cielo, vede le stelle, sale e vola via, melodico, struggente, fino alla fine, con la cassa ad incalzare una manovra destinata a vagare dove il tatto non ha più modo d’esser stimolato.

“Zerkalo” si riversa in territori dub con un montante ipnotico e servaggio che sembra attraversare una giungla di notte nella nebbia fitta, districandosi tra i rovi e continuando ad ascoltare silenti imprecazioni, gemiti e soffusi rumori naturali.
“Polt” è ancora più profonda, benché lanci un affondo poderoso e carico si selvaggia passione sembra ricorrere con maggior urgenza a suoni oscuri e distanti.

Non c’è sosta, e se la prima parte dell’album con irruenza sembra voler suggerire movimento e progressione, proprio nel mezzo arriva un brano sperimentale come “Xoanon” a spiazzarci completamente, annullando di fatto ogni supposizione con i suoi spaventosi tremori, le piogge elettriche ed i tetri scricchiolii.

“Vogelfluglinie” parte pian piano, un’ombra che si espande, ospita un ritmo scarno, un rimbalzo minimale che sembra acquistare spessore lungo la strada, poi un raddoppio di cassa, ancora battiti tribali, fumo tutto intorno,  un’attesa ingannevole, poi l’inferno, di nuovo dal basso, questa volta a travolgere tutto. Deep techno che potrebbe vedervi impazzire in un dancefloor. Si mangeranno le mani gli amanti del vinile nel sapere un mostro di questa portata stampato unicamente in cd.

Nel finale altri due grandi brani techno: “Schèma” e “Nacelle”, la prima una bomba “millsiana” che nella zona centrale si allunga in una sospensione lunghissima appesa a field recordings cittadini e memorie futuriste per poi ri-esplodere tra le scheggie sonore. La seconda un fottuto ingranaggio deep con le corde del basso a vibrare solenni, l’organo ad arrotondarne l’effetto mentre a scorrere è un fiume ritmico articolatissimo che sembra voler ribadire fino alla fine quanto la cura del dettaglio faccia compiere il salto di qualità.

Non esiste un motivo per non averlo.

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