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Cubenx On Your Own Again

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Artista di lunga data in casa InFiné, ma solamente adesso approdato all’album di debutto (dato che “Cold Swells” era essenzialmente una raccolta di brani già editi in precedenza), Cesar Urbina, in arte Cubenx, delinea in undici episodi il suo universo musicale, sviluppando con personalità e originalità un discorso artistico in cui spicca la collaborazione con Alfredo Nogueira (collaboratore di Apparat e già nel giro Telefon Tel Aviv).

 

L’uno-due che apre l’album, “Locked” e “These Days”, si muove attraverso oscuri e nebulosi scenari dark-wave che pescano a piene mani dall’immaginario inglese di fine anni settanta/primi anni ottanta, introducendo un affascinante caleidoscopio di suoni, sensazioni e stati d’animo.

Un salto ‘in avanti’ avviene con “Adrift At Sea”, che si avvicina per struttura al metodo di composizione caro al progetto The Field, anche se complessivamente “On Your Own Again” risulta piuttosto al di fuori di tempo e spazio, offrendo musica destinata a durare e a ritagliarsi un proprio spazio, così come aveva fatto intuire a suo tempo la magia di “Mys Dias Y Tus Noches”, qui però non contenuta.

Musica che sfugge sostanzialmente alle facili catalogazioni, come dimostrano i cori suggestivi che accompagnano voce e pianoforte in “Grass”, a suo modo già un classico, ambient che si perde nei meandri intricati e introspettivi di “Noir”.

“Sierra Madre”, vertice lirico dell’album e omaggio alle radici di Cubenx, si snoda attraverso due parti simmetriche in un crescendo emotivo di straordinaria bellezza e intensità.

Bellezza e intensità che vengono ribadite, se mai ce ne fosse bisogno, nella coda finale in cui risalta maggiormente il saldo legame musicale con il paese di origine, rappresentato da “Mist Over The Lake” e dalla toccante “Suena Con Venados”.

Distante e solo in secondo piano appare il dancefloor, grazie al singolo che in estate ha anticipato l’album, “Wait & See”, devastante affondo techno in odore di shoegaze, e il suo lato b “Loverbirds”, meno immediato e più cerebrale.

 

“On Your Own Again” è, dunque, un album importante per l’etichetta francese che si conferma così marchio di ampie vedute, comodamente a proprio agio anche in territori non propriamente dance, ma soprattutto per l’artista messicano che riesce a mettere a fuoco sensibilità, talento e maturità non comuni.

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