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Album Reviews /

Various Urbi Et Orbi III

  • Label / MinimalRome
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 02/2012
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Urbi Et Orbi III

Fortunatamente in Italia esistono label come la MinimalRome. Esiste ancora chi lavora con serietà, passione e dedizione intorno ad un progetto di per sé difficile, quello di proporre musica elettronica fuori moda, musica che risponde però a determinate esigenze, bisogni dettati dal cuore, che in questo caso è focalizzato su un concetto secondo il quale esiste techno, electro, ambient ed anche house diversa da quella che abitualmente ci viene propinata. Esistono congiunzioni astrali che danno vita a musica altra.
Lontano dalla luce, è qui che l’underground si muove con maggior destrezza, facendo della ricerca il parametro fondante di questa che nella realtà è un etichetta discografica per chi ama realmente la musica elettronica.

Urbi Et Orbi giunge ora al terzo episodio, seguendo le prime due edizioni rilasciate in vinile. Per questa terza invece la crew romana raccoglie 20 brani e confeziona un doppio cd  che soltanto leggerne i nomi in scaletta fa tremare le gambe.

Sull’onda di quello che è stato lo splendido “Trame”, quindi coinvolgendo artisti di caratura internazionale ma su un versante più sperimentale e meditativo, qui ora troviamo raccolti invece una serie di brani che in più occasioni si rivolgono alla techno ed all’acid.

A scaldare subito i cuori è una rarissima apparizione di Mick Wills, l’asso tedesco già Gigolo Records e DJ dal gusto sopraffino introduce il tutto con una fiamma electro dal titolo “Espace (J. Fajerman) ” che avvolge la trama spezzata con una melodica noir inquietante che fa da subito balzare i battiti in paradiso. A seguire la jam tutta romana di Teslasonic che riportano il mood su una corrente scientifica con la loro “Room 207” in un trascinante groove sintetico che spazza via ogni emozione puntando dritto alle stelle.

Andreas Gehm dà fuoco alla 303 trasportandoci diretti nella Chicago più eversiva con la sua “Little Silverbox” firmata con lo pseudonimo Elec Pt1, arricchendo inoltre il brano con un potentissimo tappeto in sottofondo e con un vocal oscuro che fa viaggiare tutto in una particolarissima dimensione wave/acid.

Segue il talento ancora troppo sottovalutato di Takeshi Kouzuki, uno che già su Mathematics ed Abstract Acid aveva fatto vedere di che pasta è fatto e che qui ci regala un brano di techno mutante ricchissima di suoni, ritmi e punti di vista al punto da poter esser definita globale.
Il master Valerio Lombardozzi subentra quindi sotto Composite Profuse sembianze apportando la sua dose d’electro visionaria e spaziale che è ormai il marchio di fabbrica della casa madre. Un groove al solito alieno tra bordate metalliche, interventi marziani e plastici dinamismi.

E’ la volta poi del producer inglese Datasette, uno che con le melodie è andato sempre al top e che qui decolla con un giro di note emozionante spinto in cielo dai raddoppi di synth e dai limpidi battiti spezzati.

Andrea Benedetti mette a segno un goal clamoroso con la sua “The Mission”, un brano techno senza mezze misure che in un lontano preascolto aveva lasciato pensare ad un accostamento alle cose di Daniel Bell ma che fruito per intero rivela un groove micidiale che corre su un filo ad alta tensione tra il punk spudorato di Green Velvet e si, la furia groovistica minimale del citato Bell, con, inoltre, un senso funk amplificatissimo. Che sia giunto il momento per il caro Andrea di uscire un po’ più allo scoperto per giocare nuove battaglie?

Ali Renault con furia assassina mette in piedi un brano electro veloce e sanguigno che trasuda veleno da ogni poro, lo firma come Cestrian e penso possa abbattere ogni cosa gli capiti davanti.
Poi dalle volte celesti scende Polysick, questo oscuro artista romano che già ci aveva fatto brillare gli occhi con lo splendido album “Meteo” per la Strange Life di Legowelt. E’ di nuovo magia con una musica vintage ed a tinte pastello che fa salire la temperatura e partire la mente in uno di quei nostalgici viaggi privi di mete finali.

Chiude il primo cd il brano dello sconosciuto Transilmania, un oscuro viaggio electro/techno dalle tinte acidule e dai toni lugubri, suonato al centro della notte può farvi vedere i fantasmi.

Il secondo cd viene aperto da un miracoloso brano firmato Lo Lo, anche qui ci troviamo nelle praterie della memoria, tra dolci ricordi in technicolor, ed un corollario melodico degno delle migliori soundtrack pastorali. Qualcosa mi dice che dietro le quinte ci troviamo sempre nell’antica Roma.

Scendendo in profondità arriva il brano di Black Merlin, che oso immaginare essere Andrea Merlini (Andreas Hertz, Kobol Electronics) che affonda in una serie di sinusoidi oscure e su una cavalcata ritmica ovattata ma possente, mentre sul fronte dilaga una melodia che lascia trasparire celtiche visioni con cavalieri e battaglie di ogni sorta. A seguire l’archeologo Dressel ambienta una suite notturna che è in tutto e per tutto la nuova colonna sonora di Profondo Rosso. Un estro narrativo al solito infallibile per una musica che è puro piacere.
E’ poi la volta di Black September altra new entri per MR che consegna una visione musicale a cavallo tra la wave più melodica e l’electro ballad oriented. Un gran suono evocativo che mette il sigillo sul mood decisamente più ancestrale del secondo cd.
A chiudere questo cerchio dannato le note di piano del francese Day Before Us, con un brevissimo tratto così crudele da lasciare l’amaro in bocca.

The Exaltics consegna un tunnel selvaggio di oltre otto minuti nei quali accade l’inverosimile. Echi malvagi in sottofondo, ribollire sintetico, grida di pipistrelli, drones ed oscurità in ogni dove. Un brano magnetico per uno stato di ansia assicurato. Il grande Ian Martin al solito si rivolge all’oltretomba in un altro poderoso lungometraggio ambient popolato da fioche luci e melodie sottilissime. Un ascolto infernale.

Alessandro Parisi, altro sconosciuto producer italiano conversa direttamente con l’aldilà firmando un brano abbagliante dal titolo “La Guerra di Namtar”. Un grandioso esempio di soundtrack electro molto vicino alle musiche di Heinrich Dressel ma con uno spirito maggiormente orchestrale.

L’americano Grackle è un tuffo nel passato, in quelle magnifiche intro paradisiache che andavano ad anticipare i grandi brani house dei primi ’90, mentre qui la cosa involve in una narrazione low-fi che rivela la sua magia cadenzandola su tutta la durata. Il finale è tutto per la grande Christelle Gualdi ed il suo progetto Stellar Om Source che ci saluta con un brano di vintage electronica che è un sussulto alla monotonia.

Mettiamola così, in questa raccolta c’è il meglio della musica elettronica a 360°, tutto ciò che potete immaginare dalla techno all’electro passando per derivazioni più colte è qui rappresentato in maniera eccellente.
Cento soli pezzi, vedete di non farne rimanere alcuno.