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Marco Passarani 22nd Century

Marco Passarani - 22nd Century
Roma, primi anni novanta, parallelamente alla furia djistica di mostri sacri come Lory D e Mauro Tannino si andava sviluppando una corrente produttiva che avrebbe poi segnato la storia. Luca Cucchetti su Radio Centro Suono dedicava spazio, nella rubrica “Promo And Tapes”, a giovani emergenti che proponevano la loro musica.
Tra questi, il nome di Marco Passarani.

Da quei primi brani passati in radio ad una forma di produzione contrattualizzata passano un paio d’anni.
Nel 1993 infatti Marco ha modo di conoscere gli UR, arrivati a Roma in quella che Andrea Benedetti definisce “una serata andata male”, oltre a Mike Banks è presente Alan Oldham (DJ T-1000) ed è proprio in quell’occasione che nascono diversi rapporti di amicizia sull’asse Roma-Roma-Detroit.

Proprio in quel periodo Oldham lanciava nella Motor City la sua etichetta, la Generator Records e non passano che pochi mesi da quell’incontro, che al numero cinque di quel catalogo detroitiano compare un disco targato Passarani & Monteduro dall’emblematico titolo Roma Meets Detroit EP.
Un fulmine techno portato in paradiso da un capolavoro come “Pure Acceleration”.
Dopo questo primo Ep i due si dividono consegnando a Detroit altri due Ep intitolati “Space Under Downtown” e “Space Over Uptown”: il primo firmato Marco Passarani ed il secondo Matteo Monteduro.

Da qui in avanti sarà soltanto Marco Passarani visto che di Matteo Monteduro si perdono completamente le tracce. Seguono un paio d’anni di duro lavoro durante i quali Marco mette su la Nature Records debuttando con lo pseudonimo Passarani 2099 in un Ep epocale: Saga Pt.1.
Nel 1995 sulla Generator è di nuovo Marco Passarani, questa volta con un album: 22nd Century.

Uno strano centrino con tre bambini vestiti in tuta spaziale, un synth organico che lascia partire un tappeto in salire accompagnato da note d’organo e soltanto nella parte centrale da una zona ritmica spezzata, quasi una manovra jazz galattica, è il primo brano del disco, “What’s Happening”. Siamo già in quella che possiamo definire la prima mutazione del suono di Passarani, quella che esce dalla techno rigogliosa dei primi due Ep per entrare in una fase meditativa e sperimentale.

L’album è un voto fatto alla melodia ed è subito chiara la portata delle composizioni quando parte il secondo brano, “Saga Pt. 1” (preso in prestito proprio da quel debutto su Nature), una reminescenza techno con bordate di synth e raddoppi di cassa che riportano alla mente Isopropanol  di Aphex, con in più una sensibilità compositiva dai chiari tratti soul.

Un lavoro di scrittura che continua solido in brani come “X-Thema” e “Terraforming”, questo secondo un’incredibile suite emotiva per notturne esplorazioni musicali.
“Saga Pt.2” riprende il primo scorcio andando ancora più in profondità sia con i bassi che con i synth che sembrano intonare una solenne marcia di saluto.

Poi arriva “Ixora”, il secondo singolo preso in prestito da quel famoso ep ed a parer di chi scrive il brano più bello mai pubblicato dall’uomo. Un intro viscerale con i synth a fantasticare su una qualche soundtrack horror, poi un raddoppio dal basso, ancora melodico, di nuovo con lo sguardo rivolto allo spazio, poi una carcassa ritmica che entra e trascina tutto in una furia breakbeat incastrata a meraviglia.

In fondo, la techno visionaria e distorta di “Z-Thema” sempre incentrata su quella nuova/strana concezione ritmica che molto si rapportava alla techno che in quel periodo veniva prodotta in Inghilterra da gente come Black Dog, B12 ed altri ancora, ed ancora un mostro sperimentale come “B5124J” a condurre il disco verso la conclusione.

Seguiranno poi anni in cui approfondirà ancor di più la sua vena sperimentale per una label come la Hymen, per poi tornare successivamente al groove che lo trascinerà fino ai nostri giorni.

22nd Century rimane un documento altissimo di un periodo nel quale si respirava ancora una profonda devozione a Detroit ed una sana voglia di sperimentare che a Roma è stata tradotta semplicemente in alcuni dei dischi più belli di sempre.
Brilla ora come allora.