New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Podcast /

E.P. 270 “Dj Edition” – Sigmatibet

  • Lenght / 1:00:02
  • Released / 03/2016
  • Style / ,
Sigmatibet

Paolo Gozzetti, aka Sigmatibet, pioniere della scena techno italiana, attivo sin dai primissimi anni novanta, ha recentemente pubblicato il suo terzo e più ambizioso album, The Great Scapes,  a distanza di 14 anni dal suo debutto “Chills” per la EMI. Con il suo ultimo album riesce a creare una sorta di percorso sonoro urbano e visionario, moderno e futuribile che introduce quello che sarà il mood della label FLTR.

Per iniziare puoi dirci in che modo ti sei avvicinato alla produzione musicale ed all’arte del djing?

Non sono mai stato un dj. Il mio approccio con la musica è sempre stato totalitario e quasi esistenziale. Non ricordo un periodo, da quando ho cominciato a sperimentare con gli strumenti, che non mi fossi immerso in qualche idea, immaginario, progetto relativo alla musica. Ho speso gran parte del mio tempo alla ricerca di un suono e alla produzione musicale, semplicemente perché mi fa star bene, è la mia dimensione naturale.
Il momento del mio passaggio a “professionista” nella musica lo attribuisco al giorno in cui portai la mia cassetta con le tracce che scrivevo sul registratore all’indirizzo di un’etichetta che aveva messo un’inserzione sul giornale.
Era la Evolution di Fred Ventura e da lì è nato un po’ tutto.
Ai tempi avevo 19 anni, era il 1989 e facevo esperimenti elettronici cercando di ricomporre i frammenti di quello che sentivo in giro e che trovavo eccitante, tra kraftwerk/DAF da una parte, Joey Beltram e Balearic disco dall’altra. E intanto suonavo il basso nella mia band Pila Weston, un Rock Punk che ho suonato per tanti anni.

Come definiresti/descriveresti la musica che ami proporre?

Ho sempre avuto due caratteristiche che mi riconosco, e sono “l’estetica” del suono, la sua sensualità, e un certo grado di psichedelica, di veleno. Che non sono necessariamente sempre presenti contemporaneamente, ma che riconosco come tratti distintivi del mio suono. Non riesco mai ad essere “disturbante” nel singolo tono, ma nel complesso trovo un passo piu’ “mentale” che è più’ vicino al dub come filosofia. Mi piace creare un’architettura sonora in sè conciliante con l’ascolto, ma non necessariamente rassicurante, per poi lavorare con un livello più ideale  e personale.

Potresti descriverci il tuo setup in studio? Con cosa produci musica attualmente?

Tecnicamente utilizzo ormai da anni Ableton Live, dopo aver lavorato per tantissimo tempo con Cubase (si chiamava ancora pro 24). Intorno a questo mi sono circondato di macchine di grande qualità, che mi permettono in un piccolo spazio di avere una resa sonora impensabile solo qualche anno fa. La mia ossessione per la ricerca di un suono sempre migliore e personale mi ha portato negli anni a trasformare il mio studio da un contesto MIDI-centrico con decine tra tastiere e moduli, ad un nuovo sistema basato su sommatore e outboard di qualità.
La scelta mi ripaga ampiamente, e non rimpiango quasi nulla del passato. Sono convinto che oggi si possa ricreare la magia di un synth hardware sapendo scegliere con esperienza e cura le macchine con cui lavorare. Per esempio, software synth come Diva non hanno nulla da invidiare a legioni di synth. Il revival dell’analogico (che è sempre stato in revival a dire il vero) e del synth modulare non mi appartengono, o meglio, non mi appartengono più. Ognuno ha il suo fetish. Trovo che da una parte sia estremamente affascinante l’idea di creare costruzioni sonore “one shot”, irripetibili e non replicabili, ma dall’altra trovo anche che sia un po’ un limite. Vedo macchine modulari complicatissime, ma che alla fine mi consegnano un suono monofonico che ho sentito centinaia di volte spuntando patch di synth sia veri che software. Sono sempre convinto che le macchine siano appunto degli strumenti che servono a creare idee, e se questo flusso porta a comporre cose, allora è la strada giusta.
Ogni persona alla fine deve trovare la propria strada per poter creare. La contemplazione fine a sé stessa è  noiosa e non porta a nulla.

Dove hai registrato il podcast? E cosa puoi dirci in merito?

Il podcast l’ho registrato in studio da me. Non essendo un dj, ho un approccio un po’ diverso. Mi piace creare un mondo sonoro rispetto a una semplice lista di tracce. Ho quindi stratificato tracce mie, tracce di altri non necessariamente nuove, e ho mixato tutto secondo il mio istinto. Lavorando con Live e facendo cose in tempo reale ed altre in edit. Il risultato è un flusso che mi rappresenta abbastanza, e che alla fine mi sembra di riproporre anche in contesti live.

Su cosa stai lavorando al momento?

Ho creato un’etichetta (FLTR) che mi permette di spaziare liberamente e un po’ anarchicamente con le proposte musicali. Ho appena fatto uscire il cd Sigmatibet (una vero edificio sonoro, che mi ha tenuto impegnato un paio di anni) e ho in programma di fare uscire dei progetti in maniera veloce e libera, sia da club che più’ sperimentali.
Coltivo con il mio amico Fred il progetto Italoconnection, nato come team di remixer nudisco/italo, e che sta crescendo verso un suono molto personale, e faccio mix e produzioni per il mio studio, perchè continuo a pensare che la musica sia il mio meraviglioso lavoro e stile di vita.

Chi o cosa è la tua maggiore ispirazione?

Sarebbe troppo lungo elencare quante fonti di ispirazione mi hanno influenzato. Mi capitano spesso infatuazioni totalizzanti, che mi rapiscono. Credo sia più’ semplice dire che tutte le volte che trovo della sensualità e un suono che mi porta via, questo suono poi entra in me e in qualche modo diventa un tassello di quello che poi ripropongo in musica o in produzione musicale. E’ sempre stato così perchè sono fatto così.

ASCOLTALO IN STREAMING:

O SCARICALO CLICCANDO QUI: DOWNLOAD

Tracklist:

01 – Surge (Sigmatibet)
02 – Manufactured Memories (Innerzone Orchestra)
03 – Suitcase (Sigmatibet)
04 – Ich Bin Meine Maschine (Atom™)
05 – My Black Sheep (Samuel L Session s Bang The Drum Mix)
06 – Lot(Komet)
07 – Unreleased (Sigmatibet)
08 – Toc/Go (Komet)
09 – Under My Bed (Siopis)
10 – The Poem (Maetrik)
11 – Restrained Pressure (Matthias Springer)
12 – Tottenham Hale (Sigmatibet)
13 – Unreleased (Sigmatibet)
14 – Tor (Adam Beyer, Alan Fitzpatrick)
15 – Hyper Lust (Motor)
16 – Static (Justin Jay)
17 – Gez Uri (Ron Costa)
18 – Kuvla Khan/The Great Scapes (Sigmatibet)