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Enrico Coniglio Astrùra

Enrico Coniglio - Astrùra 300x300
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Una volta, facendo alcune ricerche, sono incappato in un sito che classificava i tipi di fondali. Ho pensato che fosse un tema suggestivo da sviluppare. Tutto è cominciato con l’uscita digitale “Sabbion” (2013), soundscape composition con registrazioni sull’isola di Sant’Erasmo.

La coppia di 10” “Astrùrà” e “Solèra” (2016) i successivi approfondimenti del progetto di Enrico Coniglio, a metà strada tra naturale e artificiale. Due interessanti lavori dai nomi improbabili, sconosciuti ai più, e pubblicati, a distanza di un mese, entrambi sulla 13 di Stefano Gentile.

Quattro tracce tra field recording, sperimentazioni e, soprattutto, suggestioni di chi ama la propria terra, o meglio, la propria acqua e le sue profondità. Il tipo di fondale ‘astrurà’ è tipicamente marino e frastagliato. Così come il sound che contraddistingue il vinile, limitatissimo a venticinque copie.

Un’edizione speciale, abbellita dalle immagini del proprietario dell’etichetta, per celebrare la bellezza della laguna di Venezia e, intervenendo con suoni ad hoc, divenire testimoni della sua carica evocativa. Questa l’idea dell’artista, da sempre curioso e altrettanto rapito da località simili.

Il desiderio di catturarne l’identità sonica una costante della sua ricerca, i cui risultati sono stati già pubblicati dalla casa madre Silentes: impossibile non ricordare il suo lavoro più celebre, “Sea Cathedrals” (2010), con la collaborazione di Manuel P. Cecchinato e Massimo Liverani.

Le stesse registrazioni per “Astrùra” e “Solèra” risalgono a quel periodo, tra onde da brividi e una risacca fiera. Le prime si abbattono sulle sponde della laguna veneziana da tempi immemori. La seconda è conseguenza inesorabile. La potenza dell’acqua. Il suo scorrere.

E un doppio suono, tanto impressionante quanto magnetico. O, semplicemente, ciclico. Materia prima ideale per field recording. L’artificio umano consiste, prima di tutto, nel farlo proprio per sempre, imprimendolo su nastro o registrandolo, più comodamente, come file digitale.

Il passo successivo è trasformarlo in parte, adattandolo alla propria arte, e in certi casi persino decontestualizzandolo. Tutto questo è Astrùra (Part 1). Una dimensione in costante evoluzione per uno spazio la cui superficie non sarà mai del tutto mai immobile. Mutatis mutandis.

Enrico Coniglio - AstrùraIl lato A è, dunque, un concentrato di attesa e curiosità, fruscii e silenzi abbozzati, perché puntellati anche dalle voci di insetti in assoluta libertà. La natura quasi senza filtri, o la proiezione sonora di un ecosistema familiare, probabilmente, soltanto a chi pratica un certo tipo di pesca costiera.

Colpi vivi. Sottofondo di bollicine. Oggetti non in equilibrio. Il preludio al disordine improvviso, al caos elettronico. La parte centrale del lato B è dominata da toni eterei e misteriosi. Astrùra (Part 2) si pone, diametralmente, in opposizione con il suo inizio. L’elemento drone prende il sopravvento.

Il ciclo, però, si compie solo tra le onde. Lì, dove la vita ha inizio, si conclude anche la musica. La narrazione s’interrompe con uno stacco netto. E l’ambiente extra-sonoro appare, immediatamente, meno sognante, perciò il desiderio di riascoltare il tutto diviene una vera e propria necessità.

After doing some researches, I stumbled on a site that classified the types of seabeds. I thought it was a fascinating topic on which to work. It all started with the digital release entitled “Sabbion” (2013), a soundscape composition with recordings on Sant’Erasmo island.

The couple of 10” named “Astrùra” and “Solèra” (2016) the further investigation of the project by Enrico Coniglio, halfway between natural and artificial. Two interesting works with improbable names, unknown to most people, and published, after one month, both on Stefano Gentile‘s 13.

Four tracks between field recordings, experiments and, above all, the suggestions of who love his land, or rather, its water and its depth. Backdrop type ‘astrurà’ is typically marine and jagged. As well as the sound that distinguishes the vinyl, limited to twenty-five copies.

A special edition, adorned by pictures of the label owner, to celebrate the beauty of the Venetian lagoon and intervening with specific sounds, becoming witnesses of its evocative charge. This the artist’s idea, always curious and equally fascinated by those places.

The desire to capture their sonic identity is a constant of his research, the results of which have already been published by the parent label Silentes: impossible not to recall his most famous work, “Sea Cathedrals” (2010), with the collaboration of Manuel P. Cecchinato and Massimo Liverani.

The same recordings for “Astrùra” and “Solèra” are dated from that period, including undertow chills and proud waves. The first is cut down on the banks of the Venetian lagoon since time immemorial. The second is inevitable consequence. The power of water. Its flowing.

And a double beep, so impressive as magnetic. Or simply cyclical. Raw material ideal for field recording. The human artifice consists, first of all, in catching it forever and in the right way, recording it on tape or, more comfortably, on a digital file.

The next step is to partially transform it, adapting to his own art, and in some cases, even not contextualizing it. All this is Astrùra (Part 1). A dimension in constant evolution for a space whose surface will never be completely never motionless. Mutatis mutandis.

Enrico Coniglio - AstrùraSide A is, therefore, a concentration of expectation and curiosity, rustles and silences, because shored also by the voices of free insects. Nature almost without filters, or the sound projection of a ecosystem, probably, familiar only to those who practice a certain type of coastal fishing.

Live shots. Bubbles background. Objects out of balance. The prelude to sudden disorder, the electronic chaos. The central part of side B is dominated by ethereal and mysterious tones. Astrùra (Part 2) arises, diametrically, in opposition to its beginning. The drone element takes over.

The cycle, however, is accomplished only in the waves. There, where life begins, also closes its music. The story is interrupted with a sharp cut. And the extra-sonic environment appears, immediately, less dreamy, so the desire to listen again to the whole work becomes a real necessity.