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Single Reviews /

Andreas Gehm Involve 012

  • Label / Involve
  • Catalog / INV012
  • Format / Vinyl
  • Released / 10/2016
  • Style /
  • Rating /
    10/101
involve 12

Il pericolo di comprendere una serie di cose, qualsiasi esse siano , alla luce di vicende che caratterizzano le nostre esistenze è che non possiamo trovare una risposta assoluta quando ci si mette di mezzo il fato, il destino che irrompe senza alcuna possibilità di poterlo cambiare e restiamo inermi come se dalle nostre mani ci sfuggisse qualcosa che non possiamo piu’ recuperare; ma soprattutto corriamo il pericolo ancora maggiore di perdere il senso, il senso delle cose che sono state fatte, la passione, la cultura , l’amore delle nostre scelte davvero utili se decodificate, capite, amate e non lasciate cadere come un sasso nell’acqua profonda.

Quando penso ad Andreas Gehm rifletto sul fatto che la sua vita intesa in termini di musica, estetica,  cultura,  pensieri e in generale la sua attitudine nel panorama Underground mondiale nell’ambito della Club Culture e piu’ specificatamente nell’ immaginario Acid House possa e debba essere conservata come un dono prezioso da custodire con la massima cura proprio perché non dobbiamo disperdere il senso del suo messaggio artistico, unitamente a quella beffarda ironia che ci ha coccolato con la sagacia e l’intelligenza delle sue produzioni, che sono un magnifico quanto ideale fumetto sonoro dove scorgere immagini, situazioni, meccanica precisissima dotata di un cuore tanto tumultuoso quanto paradossalmente matematico.

Il viaggio sonoro parte da una Label Iberica, la Involve, che lancia in orbita il suo 012, lavoro composto da 2 tracce di Andreas il cui ricavato andra’ in direzione Unicef.
La Involve è un’ etichetta il cui la struttura portante è costituita dalla Techno in un’accezione che vuole esser parte del genere e della scena, ma avendo probabilmente compreso quella dinamica secondo cui il genere percorre itinerari già ampiamente battuti negli ultimi anni, intende formulare uno stile, già ravvisabile in alcune produzioni, teso a reperire aspetti che oltre alla consueta forza cercano di ricongiungersi con una filosofia (piu’ legata ai nineties) in cui è evidente una scelta in cui si puo’ enucleare quasi una via di fuga dalle estetiche che vanno per la maggiore e sono soggette a corsi modaioli, con l’obiettivo di creare un punto fermo non solo per i die hard del movimento, ma dar vita ad un’ampia  percezione ( già alcune releases danno  un’idea di “ settimo senso”)  che possa proiettare i prossimi lavori verso territori inesplorati senza timori o limiti;  credo sia questa la loro strada.

Non ho la benche’ minima idea di quando queste 2 tracks siano state composte e sinceramente dopo pochissimi secondi non ho avvertito alcuna necessità di saperlo, non penso a nulla e come ogni volta dal 2009( possedevo gia’ due Bunker presi a scatola chiusa e non so per quale motivo non indagai sul personaggio che si celava dietro quelle due produzioni) , da quel mio primo disco di Gehm, o quello che pensavo fosse il mio primo disco di Gehm, il  Mathematics 027 “Steve Poindexter presents Andreas Gehm – My So Called Robot Life E.P. ,  sento , sento, sento, e resto a sentire finche’ ne ho la possibilità o meglio fino al punto in cui posso collegare una serie di cose che in modo confuso confluiscono come un assalto sensoriale che posso sviluppare in modo culturale spaziando tra i suoi dischi, le copertine, le incisioni, che accendono in me un divertimento poco comprensibile probabilmente ai piu’ ma che mette in moto la mia passione, che mi infiamma di un genere, l’Acid House, di cui il ragazzo di Colonia era o meglio è un Maestro nonostante non fosse attivo a meta’ eighties a Chicago bensi’ abbia fomentato e proiettato nel futuro il genere nell’ultimo decennio.

Track 1 ed è subito slammin’hands sontuoso, la storia analogica sugli scudi, macchine che girano in modo consapevole per un numero dalle tinte techy che per la forza e per la sensibilità  potrei associare a Minimum Syndicat o a Fred Umwelt (e chi puo’ sapere come le interpreterà’ Mick Wills) , se volessimo avere un quadro contemporaneo in un ipotetico set dove ovviamente potrebbe entrarci  la storia tutta del genere che Andreas conosceva a menadito; l’incedere delle machines è strozzato da un sinth che si staglia con una melodia misteriosa quasi a definire un’atmosfera spaced out techno ma è troppo forte il timbro della produzione di Gehm che dici è lui, lo riconosci , chiunque abbia un minimo di confidenza con questi generi potrebbe riconoscere lo stile  delle sue produzioni in pochissimo tempo, lavori che volevano essere parte di qualcosa ma risultavano sempre essere  un punto di riferimento per qualità e precisione sonora, come il finale della track che spicca si eleva per come vuole sintetizzare tutta la tensione evocata con una compressione sonora che mi lascia ancora una volta, conclusasi la traccia, incantato.

Non so se sia la semplicità perfetta di questa track1 ma è come se avesse condensato cio’ che altri dilungano perdendosi  e annoiando con uno stile musicale  che si fa da quasi trenta anni.
Dal mio punto di vista (oltre venti anni di passione) dovrebbe suonarla anche Hawtin, cosi’ criticato da Andreas per la sua riluttanza nei confronti del vinile e la sua voglia sfrenata di un futuro troppo liquido e poco tangibile, sebbene ritengo che a Gehm non infastidissero tanto la voglia di innovazione o i nuovi sistemi di produzione bensi’ l’abbandono troppo repentino di una storia di un archetipo che per lui era imprescindibile; la traccia del biondo Richie Hawtin preferita da Andreas Gehm era Plasticine.

Track 2 muove lo stesso tema su un impianto privo della riflessione melodica trasformando il groove in un’ipnosi vagamente industrial a tratti, pregna di un tremendismo Acid che diventa acciaio in un trionfo analogico in cui credo sia inutile ripetere che tutte le macchine che hanno segnato questi generi musicali  sono state modulate dal fuoco che l’uomo di Colonia aveva per le mani fino alla famosa definizione che lo celebrava come “il Jimi Hendrix della 303”.
L’idea che contiene questo Involve 012 va oltre la finalità stessa del disco, che è un giusto omaggio, un giusto tributo alla bravura ed alla simpatia che Andreas ha portato in tutto il movimento Acid House con le sue innumerevoli caricature e con la sua Satira Musicale che faceva pensare e dettava le riflessioni nel mondo dell’Underground su temi e argomenti di difficile lettura in virtu’ di un cambiamento fin troppo veloce per via della rete e troppo legato ad esigenze di un mercato che non sa piu’ dove andare a saccheggiare, questa idea puo’ appunto essere , per chi non ha conosciuto il lavoro di quest’uomo, una porta da aprire ed un mondo da scoprire.

L’Involve 012 si alimenta di due numeri travolgenti e aggressivi di oggettiva bellezza ma le atmosfere create nell’arco di un decennio sono state tante e differenti , genuine ma sempre guerresche,  quasi a vivere ogni produzione come una sfida continua nei confronti di un appiattimento nell’ambito della Club Culture e comunque nella musica elettronica da cui non sembra esserci via di uscita. Non si puo’, guardando per intero la sua  “Decennale Opera Acid”, valutare attraverso semplici feedback legati a questa o quella macchina o a questo o quel mood.
C’è di piu’, c’è probabilmente lo sguardo piu’ attento ed il tentativo , anche a volte disperato, di spingere l’Acid House l’Electro ed una certa interpretazione della Techno Music con una tensione condotta ai massimi livelli votata per creare un continuum in cui le origini di questi generi non venissero disperse, sia sotto il profilo squisitamente tecnico sia sotto il profilo ideale, o meglio le verita’che lui aveva evinto culturalmente da questi mondi e da queste estetiche che riteneva assolutamente autentiche essendo degne di grande rispetto e ritengo che in pochi potessero vantare, proprio a livello di rappresentanza in Europa, il ruolo ricoperto da Andreas.

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Una “decennale Opera Acid” che se considerata come un unicum riesce a descrivere perfettamente un completo corso musicale che ha abbracciato varie esperienze, ha reso questo mondo decisamente piu’ piccolo viaggiando dalla Mathematics Recordings di Chicago dove Gehm esprime in quegli anni tutta la sua preparazione in tre produzioni clamorose, la prima è stata gia’ citata , le altre due, U Don’t Love Me Anymore E.P.  e What’s On UR Mind E.P., sono rispettivamente del 2011 e del 2012.
Dischi che hanno veramente animato la scena, che si muovono con una facilità disarmante tra Deep House,  Acid, Techno e momenti Experimental, tra pennellate Afro ed un umore oscuro e misterioso in cui l’armonia e la ricercatezza si sposano e si schiantano con il risultato di produzioni in cui splende un suono fat e chiaro che a volte  si intersecava anche in momenti raw  ma al tempo  stesso risultava stranamente sempre nitido in un gioco di opposti da togliere il fiato.

The Return Of Ra, roba per corpi guidati da cervelli in movimento, la magia di una track che ha impreziosito e stabilto la storia di un Producer che sapeva quello che faceva e otteneva quello che voleva. Andreas si è mosso sotto diversi monickers, devono essere ricordati tutti, perché la bellezza di questo viaggio è nel cogliere tutti i dettagli, solo in questo modo tutti i tasselli  possono essere compresi nel mosaico sonoro di progetti quali Elect Pt1, Lausward, Manager 111, Pukemaster Gehm, The Manager, Trajical Bitch e The Minister. Dopo i lavori su Mathematics Gehm fa esplodere una serie di 12” su Lower Parts, Chiwax, Solar One Music, Cosmic Club, Cologne Underground Music, Suspected, Shrowdinger’s Box, Rhythm Trax, Happy Skull, I Love Acid, Midnight Shift Records, Bitter Moon.

Mi perdo in una traccia come View And Visions del 2014 sul 12” Watch Them per Chiwax, cosi’ carica ed al tempo stessa riflessiva, sinth che sembrano emettere emozioni contrastanti guidati da un costante segno di fierezza, non è solo una questione di macchine in Andreas, di tecnica, riusciva a trasmettere una serie di emozioni che sconvolgevano ma riuscivano a far pensare anche se in modo alogico, potere della musica.
Il messaggio che non è mai venuto meno nella sua intera produzione è l’Acid House, in tutta la sua completezza, nei momenti piu’ assennati come in quelli piu’ impulsivi tipo I Drop Acid Tonight ( Panic/I Drop Acid su Suspected 2015), un chiodo fisso, qualcosa che doveva in ogni modo passare e lui li a spingere, spingere e ancora a spingere, un combattimento senza fine che si rinnovava ogni qualvolta sentisse il bisogno di rimarcare quel concept.
Accendo una sigaretta e scarico sul technics una track quale I Don’t Care ( Universe/I Don’t Care su Lower Parts 2014) con lo spoken word che sentenzia I Don’t Care …Acid.

C’è chi vive con tante certezze che spesso diventano a livello sociale una vera fregatura per tante persone, bene l’Acid House, l’Amore di Andreas Gehm per l’Acid House e la Musica in generale, un sentimento incondizionato quasi fosse un ideale sonoro da propagare,  credo abbia portato solo benessere, divertimento, condivisione e visioni sicuramente meno opportunistiche di discipline che spesso sembrano piu’ impegnate ma nascondono solo interessi personali decisamente materiali.

Mentre scrivo mi muovo in modo impacciato e confuso scegliendo in modalità “a occhi chiusi” tra i suoi dischi, la qualità regna sovrana e finisco su Heaven & Hell ( I Love Acid 808 – I Love Acid 2016 ) in questa meraviglia  pompata da un  bassone che viene solo fermato da una intuizione melodica che ha il sapore dell’Alba , di una felicità istintiva , e ribadisco che il suo lavoro non è solo il frutto di un ripescaggio di un’epoca perduta ma è proprio questo il punto su cui molti potranno riflettere e cioè la centralità che The Manager o Pukemaster Gehm o Elect Pt1 ha avuto in questo preciso momento storico, probabilmente senza rendersene conto, nel creare un ponte ideale tra un passato musicale, con le sue regole, attitudini , prese di posizione e un futuro tutto ancora da scrivere in cui il suo esempio di fedelta’, rispetto, quel modo di vivere Underground quell’etica che ha sempre condotto in modo leale senza mai tradire il suo Amore per la Musica, un Amore puro, fatto di vinili, macchine, idee, concetti che credetemi hanno un valore che esorbita va ben oltre il numero di copie vendute o le night fatte in giro per il mondo.

Sotto il profilo musicale sicuramente ha avuto il merito di avvicinare mondi simili e paralleli con affinità e sensibilità che hanno generato o meglio allargato la percezione sonora di realtà quali quelle della Mathematics con il lavoro fatto precedentemente su Bunker, label che per resistenza ha letteralmente difeso i suoi generi musicali e le sue idee con una perseveranza encomiabile tanto da essere considerata la Underground Resistance Europea, da un altro lato ha sicuramente completato, quasi fosse una grande equazione, un percorso che lo ha portato ad essere un trait d’union tra l’intuizione primigenia della Early House Chicagoana con l’evoluzione e la commistione migliore che questo stile ha avuto in giro per il mondo. Il custode Acid piu’ autorevole di questi anni in cui ci possa  imbattere, una serie di full lenghts e mini album ( Abstract Acid, Panzerkreuz Records e ancora Solar One Music)  che sono un vero e proprio manifesto sonoro in cui  sciorina brillantezza e qualità del suono di altissimo livello, consiglio caldamente due album che ho per le mani, Elect Pt1 – We Play Acid LP( su Abstract Acid) e Andreas Gehm aka Elect Pt1( Solar One Music), che sbriciolano gli stolti che quotidianamente escono come funghi in una piattaforma globale come quella odierna in cui nascono pseudo producers che in modo inconsapevole grazie alla rete in pochi giorni, ma che dico in poche ore, si sentono dei Vati  di questi generi musicali  ma di contro e fortunatamente fanno innamorare chi ancora crede nel valore della Musica e nella bravura di Artisti la cui devozione non scema dopo tanti anni e il cui impegno è totale con il suono al centro delle proprie intenzioni e dei propri obiettivi.

Una musica ripeto, quella di Andreas, che ancora oggi dopo diverso tempo non riesco ad esprimere con una sola parola, potente, abrasiva, beffarda, ma anche incredibilmente dolce e riflessiva,  di certo grande, come il suo personaggio. E adesso non voglio proprio fermarmi, accendo un’altra sigaretta e tra i diversi pseudonimi scelgo The Minister, progetto nato e destinato alla Creme Jak, sublabel della Olandese Creme Organization ( che in quell’operazione riuni’ il meglio la crema dei produttori Acid Underground a livello mondiale), due 12” che mi hanno tenuto compagnia per molto tempo ed in periodi non proprio facili, Second Try Of The First Step Into The Third Dimension del 2009 e Paranoia On Planet X del 2010.

Jack Your Body, la track che probabilmente ho ascoltato di piu’ del Maestro, profonda, cerebrale e fisica allo stesso tempo, slammin’hands che ti toccano, un treno nella testa ed un drummin’ diversificato tra stop e compressione, filtri che consumano ed una marcia che chiama, che track meravigliosa, in barba alla noia di tracce con movimenti tutti uguali e programmati Gehm rispondeva con notevoli peregrinazioni interstellari.
Paranoia On Planet X dove il Ministro Gehm concentra tutta le serietà compositiva in un nucleo obscure, dark, macchine mosse da uno human touch coraggioso rivolto verso un mondo ignoto, disperso nello spazio, micro tic che sembrano prodotti da alieni per una visione un immaginario che soltanto lui poteva creare quasi dipingendo forme che si muovevano dilatandosi all’inverosimile, un lavoro maestoso, con una seconda parte stridente, è imbarazzante quanto queste tracce siano superiori a cio’ che gira e va per la maggiore nel mondo della club culture. Spaziale. Tolgo le cuffie e dopo essermi felicemente lasciato abbattere da questo monolite musicale non posso non pensare al fatto che mi trovassi vicino Colonia qualche anno fa e per colpa di un aereo da prendere persi la possibilità di incontrare Andreas, sarebbe stato di gran lunga meglio perdere quell’aereo e poter scambiare due chiacchiere con lui, non mi perdonero’ mai del fatto che ho avuto la possibilità di stringergli la mano e questo non è avvenuto,  perché oggi i personaggi nel mondo della musica come Gehm sono in via di estinzione, personaggi che mettono la musica al centro di tutto, che investono tutte le loro energie e la loro passione perché amano veramente cio’ che fanno senza secondi fini, sono veramente il suono che esce dalle loro macchine, lo sono in modo vero, senza filtri, esempi di un’ autenticità e di un Amore che arricchiscono chi riesce a entrare in contatto con loro anche con una sola e semplice stretta di mano.

E’ davvero opportuno rendersi conto di quanto questa figura, questo personaggio, quest’uomo, sia stato inconsapevolmente uno spartiacque (sia a livello professionale che umano) tra un modo di fare legato ad un’etica underground che noi contempliamo come una sub cultura ed un sempre piu’ fastidioso appiattimento in cui sembra che le nuove generazioni siano troppo affascinate dall’idea di un successo effimero che nulla ha a che vedere con la dedizione che la musica richiede;  un Artista che realmente ha vissuto condotto ed evoluto il proprio lavoro  con un attaccamento ed una devozione rarissime, ha vissuto nel modo piu’ onesto possibile, e’ cosi’ che lo ricordo attraverso  i messaggi che ho estrapolato e inteso dai sui dischi, la sua simpatia contagiosa, e dai suoi memorabili post su Facebook.
Il primo e l’ultimo pensiero che mi vengono in mente pensando ad Andreas Gehm è che fosse un uomo che avvertiva costantemente la necessita’ di combattere una pacifica battaglia attraverso la sua Musica in un mondo troppo ingiusto: un Uomo Onesto.