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Africa Hitech Hitecheroush

Africa Hitech

Progetto nato sotto la protezione della Redbull Accademy, questo che vede insieme due teste di serie come Mark Pritchard e Steve White (meglio conosciuto come Spacek). Un connubio estremamente sofisticato se pensiamo al genio di Pritchard (ampiamente dimostrato sin dai tempi dei Global Communication fino ad arrivare al recente When Machines Exceed Human Intelligence, pubblicato sempre per la warp sotto lo pseudonimo Harmonic 313) abilissimo manipolatore di suoni, sperimentatore che fà della ritmica una scienza priva di limiti, unito all’anima soul di White, uno dei pochi autentici simboli del connubio tra elettronica e soul.

E già dal nome scelto per questo progetto: Africa Hitech si evincono le possibilità di questo suono che, possiamo dirlo, in tutto e per tutto ripaga i nostri ambiziosi pensieri sin dall’iniziale “How does it make u feel” un serpente multiforme che si snoda intorno ad un bassline pungente sfoggiando una vorticosa interpretazione vocale ed un corpo cadenzato tra house ed hip hop.

Non c’è sosta nell’Africa tecnologica e già nella successiva “Said Speed” le coordinate cambiano per evidenziare una potenza strumentale fatta di micro sample, synth ed accortezze ritmiche raffinatissime, unite come al solito ad una primitiva quanto calda melodia.
Un suono che se vogliamo è la naturale prosecuzione di quanto sperimentato da Pritchard proprio in “When Machines Exceed Human Intelligence”, perché rinnovato nell’inserimento della voce e delle melodie, perché derivato in una serie di soluzioni stilistiche finalmente meglio espletate.

Cercate di porre come sempre attenzione a ciò che riesce a fare ogni volta l’uomo con il ritmo, soluzioni sempre nuove che questa volta puntano dirette al fisico con la loro espressione così secca e precisa. Le vostre gambe ringrazieranno mentre la vostra mente sarà rapita dal cuore melodico sempre vivo.

Purtroppo nella versione in vinile non è presente un brano come “Too Late”, venduto nella versione mp3 corredato di altre 3 versioni, questo è un vero peccato perché si tratta di un tool soul incredibile, dove voce, ritmo e microsuoni si fondono in uno sciame dai mille sapori che poteva essere la ciliegina sulla torta di un disco comunque eccezionale.

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