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Single Reviews /

Donato Dozzy K

  • Label / Further Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Oct 2010
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Donato Dozzy - K

L’evoluzione che stà compiendo il suono di Donato Dozzy punta diretta al suo subconscio. Non sarebbe potuto andare diversamente, perché per una persona così profonda e riflessiva questa è l’unica strada percorribile.
“K” nasce come progetto che doveva veder luce soltanto in cassetta, come consuetudine per le produzioni targate Furhter Records, una label che sin da subito aveva abbracciato questo formato per ospitare i sempre intriganti dischi prodotti fino a questo momento.

Con Donato Dozzy invece, grazie a Dio direi, è andata diversamente, e la label ha inaugurato una serie di pubblicazioni in vinile in edizione limitatissima.
L’ambient è stata sempre una componente fondante nella personalità musicale di Donato, che da alcuni anni a questa parte suona con regolarità nel festival che più ha nel cuore, ovvero il Labyrinth.
Ma i più vecchi seguaci potranno ricordare anche alcune mitiche serate in un Brancaleone club di tanti anni fa, dove nella saletta piccola dispensava ritmi downbeat per l’estasi di quanti si fermavano a compiere il viaggio.

L’album è composto da otto brani tutti rigorosamente “untitled”, ed apre con un brano ambient che è sentimento puro, una delle melodie più dolci ed emozionanti avvertite negli ultimi anni che ci riportano alla mente alcune incredibili composizioni di Wolfgang Voigt come Love Inc. o All, un leggero noise di sottofondo, pochi e mirati field recordings ed una melodia trainante strappata direttamente dal cuore.

“A2” è mixata con il primo brano ed il collegamento è dato dai field recordings sul frangersi delle onde contro una scogliera (probabilmente quella di San Felice al Circeo, rifugio incontaminato dove Dozzy passa molto del suo tempo), preambolo di un assalto ritmico che potremmo definire tribale, eseguito con il solo utilizzo di tamburo e piattini, mentre in sottofondo echeggiano spettri subacquei, relitti di galeoni sommersi e fantasmi.

Nel terzo brano la ritmica si allinea regalandoci un pulsare techno prudente e puntuale che ci avvolge completamente proseguendo proprio da quell’atrio dub dove si era spenta la prima traccia, salendo poi di tensione con uno stridore elettrico che dal basso emerge per cercare la luce.

“B2” è quello che possiamo definire come il brano techno 100% Dozzy, un lunghissimo tunnel sonoro ipnotico dove a muoversi sono cicale in lontananza ed una programmazione ritmica estremamente sexy nel suo essere oscura. Otto minuti abbondanti di viaggio nei territori della sua mente.

“C1” è il secondo poema epico contenuto nell’album, altro incredibile percorso in uno spirito ferito ma pieno di speranza, una conferma impressa nella pietra, che quando scrive brani ambient, Donato è in questo momento tra i migliori narratori sul pianeta.

“C2” è ancora techno, è ancora ipnosi e potenza, è profondità dub immersa perennemente in un subtrato armonico che nella ciclica trova coordinate che pur essendo minimali riescono a rinnovarsi continuamente senza risultare ripetitive e scontate.

D1 è il brano più breve del disco, poco più di tre minuti di tribalismo esoterico, preambolo dell’ epica chiusura di “D2”.
Un intro lunghissima abitata da ombre irregolari intente in una danza leggera, un serpente acido che muove dal basso, strisciando incontrastato e libero, un impercettibile eco di basso che diventa man mano più marcato riempiendo poi completamente la scena insieme alla furia acida della 303.
Potrebbe sfociare in delirio techno crudo ed onnipotente, in molti credo non aspettino altro, ma Donato la lascia correre così, inserendo un martello ovattato posto quasi in sordina tra fruscii elettrici e mille altri piccoli oggetti sonori.

Alcuni dischi riescono completamente a metter a nudo gli artisti, mostrandoci la loro passione, il cuore e svelandocene l’anima.
“K” è sicuramente uno di questi.