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Single Reviews /

Joe Drive The Sound Oasis

  • Label / Aesthetic Audio
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 07/2013
  • Style /
  • Rating /
    8/101
Joe Drive - The Sound Oasis

L’Italia che parla house. L’Italia ha sempre parlato house anche se in pochi sono pronti ad ammetterlo.
Dopo il fantastico viaggio interstellare messo in atto nei primi ’90 da gente come Andrea Gemolotto, MBG, Vecchi, Montanari, Don Carlos e molti altri ancora, la cabina di regia italica ha rimesso in moto tutta una serie di produttori che negli ultimi anni si sono prodigati nella riscoperta del verbo musicale più importante dopo il rock. Non sono mancati falsi profeti ovviamente, ma questo è accaduto in quasi tutte le epoche ed è un particolare assolutamente trascurabile quando a parlare arriva la musica.

Joe Drive è uno dei produttori di questa nuova era che sta cercando un colloquio con l’house music  sincero e devoto, praticamente nulle le informazioni sul suo conto, ma eccoci al punto focale, cinque Ep rilasciati per labels come la Mathematics, la Lux Rec., la 4Lux, la Cosmic Dub di Hardrock Striker ed altre ancora. Joe non si espone, sul suo profilo Soundcloud oltre alla musica esiste soltanto un contatto email. Una scelta.

La sua ultima fatica si chiama “The Sound Oasis” e viene pubblicata nientemeno che per la Aesthetic Audio di Keith Worthy, da Detroit. Una delle più lucide interpretazioni deep della città dei motori.

Sono quattro brani intensi, dove il ritmo è una sorta di collante gommoso sul quale gira tutto il versante groovistico dell’anima di Drive. “That’s How I Feel” illumina subito il dancefloor con un affondo di bassi micidiale mentre un groove sinistro tiene altissima la tensione che sfocia poi in un giro di tastiera che non può non mandar alla mente quei nomi che in tempi non sospetti ci hanno dipinto le volte celesti. E’ un pugno nello stomaco, un crescendo di pathos e condensa che non può non tenerti incollato alla sua vibra.

Sul secondo passaggio “Kooaad” veniamo accolti da una serie di tamburi che segnano il tempo su un vociare sfocato. Entra la cassa e il tutto assume una parvenza dub che sfreccia incontrollata fino all’ingresso del solo melodico in piena memoria ’80.

Sulla b-side entra prepotente e graffiante il basso di “Amnios”, un brano cupo che sembra comunicare una sorta di disagio attraverso questo linguaggio teso che ci regala però un finale in gloria con il crescendo di un organo che sembra venuto ad infondere nuova speranza.

Chiude il remix della stessa da parte del padrone di casa Worthy che trascina il tutto in un canovaccio dance dalla chiave di lettura più solare ma non priva di tensione.

Un gran lavoro nel quale Joe Drive mette a fuoco quello che è il suo corpo e la sua anima in una dialettica perfetta che fa specchiare l’Italia in luogo maledettamente magico come l’house di Detroit.

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