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Single Reviews /

Tim Jackiw Science Of Sound

  • Label / Recondite
  • Catalog / RCN-004
  • Format / Vinyl
  • Released / 05/2016
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Tim Jackiw ‎– Science Of Sound

Questo Ep veniva stampato e pubblicato nel 1997 in Australia per una label, la Offworld Records, che sarebbe vissuta giusto il tempo di dar vita al suo unico disco pubblicato. Come spesso accade ultimamente, l’affiorare di queste perle oscure e totalmente sconosciute è possibile grazie alla catalogazione digitale, al mercato dell’usato online o agli streaming su portali di diffusione quali youtube, spotify o simili. Un’evoluzione che banalmente è riuscita a portare alla luce miriadi di dischi sepolti e dimenticati, che se da un lato hanno alimentato questo mito del raro che poi, a catena, ha  influenzato in maniera negativa il mercato, dall’altro ha favorito il crescente business delle repress-label.

Va fatta un’ulteriore precisazione. Per alcuni di questi dischi, facciamo proprio il caso di questo Ep pubblicato in Australia e del quale sappiamo ben poco sul tipo di distribuzione che ebbe a suo tempo, è come se si trattasse di una prima pubblicazione a tutti gli effetti, ed i motivi sono molteplici, dal fatto che praticamente nessun appassionato di techno avesse mai avuto modo di ascoltarlo, a quello che la musica in esso contenuta è di tale qualità e freschezza che non può far altro che risaltare anche oggi, dopo quasi venti anni.

Le poche note emerse su Tim Jackiw ci raccontano di un produttore nato ad Adelaide ma residente a Melbourne, infatuato dalla musica di Brian Eno, degli Autechre o degli Stars Of The Lid per il suo progetto collaterale denominato Linga Sarira, con il quale ha pubblicato tre album su cd-r nel 2008, ma che in questo Science Of Sound mostra invece un lato differente e più primordiale legato alla techno.

Del repress se ne occupa la olandese Recondite, piccola label dedita a sonorità techno-soul ed electro, che con questa pubblicazione alza l’asticella e si guadagna tutti i nostri ringraziamenti.

Il fatto è che lo sconosciuto Tim Jackiw mise a punto tre brani perfetti, dei future classics senza nulla da invidiare alle pietre miliari techno-soul di scuola detroitiana.

Il lato A è interamente occupato da No Destination (third phase), quasi undici minuti di stesura paradisiaca che si bagna nella fonte battesimale con dei pads caldi ed avvolgenti che danno il via ad un accordo sintetico che farà poi da base e loop alla sonate di sax impresse nella carne.
Tutto assume la forma di una ballata galattica per moderni sognatori, con quella sottile tensione a tenere alta la vibra, il ritmo giocato tra claps sfalsati, kick leggeri e precise sessioni di tamburi. Avercene di brani techno che sappiano tirar fuori onde così intense e profonde…

Archeus, sulla b-side entra di tergo con un groove che si regge su due elementi, un accordo al synth ed un pad giocato su due note. Qui è tutto un lavoro di equilibrio, perché riuscir a dar vita ad un brano techno così efficace con questa disarmante semplicità è cosa da grandi esteti-sensibili-capaci. Uno schiaffo in faccia a quasi si spalmano addosso detroitiane paternità senza aver mai carpito per un solo secondo nemmeno il nobile animo riversato in quella musica.

Waves è un oceanico flusso Deep House in zona grandi classici con gli echi delle onde, gli uccelli a volare liberi e una polvere d’oro a coprire tutto come un manto setoso. Elegante e seducente come solo l’house sa essere.

Credo d’avervi dato elementi a sufficienza per comprendere quanto l’acquisto di questo disco determini o meno la presenza di un capolavoro nella vostra collezione.