L’album di debutto di Arandel è uno di quei dischi che, con ogni probabilità, segnerà il 2010: un lavoro di rara bellezza che, ad ogni nuovo ascolto, riesce a trasmettere nuove emozioni.

Ispirato tanto dalla moderna musica classica quanto dalle attuali dinamiche della musica elettronica, il tutto rigorosamente suonato e registrato senza l’ausilio di campionamenti o suoni digitali, Il misterioso produttore francese Arandel è stato in grado di creare qualcosa di veramente innovativo.

Arriva adesso il primo di una trilogia di ep digitali che alla fine di Novembre, insieme agli altri due, verrà raggruppato in un mini-album.

La traccia portante “In D#5”, già contenuta nell’album, era una delle più interessanti: un sottile tappeto elettronico sostenuto da una linea di basso su cui si appoggiavano suoni ricavati da insetti e voci mistiche.

Si comincia con la rielaborazione più riuscita, ovvero quella di Nicolas Colas (parte del progetto e autore di tutti gli artwork).

“In D#5” viene calata in una dimensione da sogno grazie ai campanellini posti in apertura e ripetuti per tutta la durata del brano; viene accentuata l’inclinazione mistica (già presente nella versione originale) e aggiunta una voce suadente (non presente nella versione originale).

Certamente lavorare su materiale già di per sè interessante deve aver ispirato ulteriormente Colas che nella sua rilettura rasenta la perfezione.

Allo stesso modo Fraction pone in evidenza l’elemento mistico e il rumore degli insetti a cui aggiunge una base glitch.  

Trovano posto anche una versione ‘solfeggio’ che elimina totalmente le battute (lasciando spazio agli ottimi arrangiamenti vocali) e un remix del belga Michael Forzza, il quale si limita ad apportare una cassa dritta risultando quindi il remix meno ricercato e meno interessante del lotto e forse anche poco appropriato al  progetto.