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Den Haag
Timeless Beats /

Klaus Nomi Klaus Nomi

  • Label / RCA
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 1981
  • Style /
  • Rating /
    9/101
Klaus Nomi

Personaggio che ha sempre destato curiosità ed ammirazione questo Klaus Sperber, nato nel 1944 nella cittadina di Immenstadt in Germania, cresciuto studiando musica lirica e teatro, insegnamenti nei quali riponeva molte speranze, ma che nel dopoguerra tedesco non hanno poi potuto ricompensare gli sforzi del giovane che, deluso, nel 1973 lascia definitivamente la comunità bavarese per stabilirsi a New York e vivere inizialmente grazie a lavori occasionali.

New York in quegli anni credo sia stato uno stimolo sociale e culturale non indifferente, forse uno dei più sentiti e rivoluzionari ai tempi, e proprio grazie a questa condizione nella quale era d’obbligo darsi da fare che Klaus riesce ad escogitare un format vincente. Unisce le doti canore liriche al trasformismo teatrale per creare un personaggio che da lì in avanti segnerà la storia di un certo circuito underground. Nasce così la leggenda di Klaus Nomi.

Musicalmente siamo verso la fine dei ’70, negli stati uniti c’era si la disco ma anche il movimento rock-punk che andava stratificandosi in varianti inusuali ed innovative, Klaus però continua a far da sé, raccogliendo ispirazione un po’ ovunque, dal rock al pop al funk, ed a tutto questo unisce un’estetica classica che i suoi precedenti studi gli avevano dato.
Per quanto riguarda la strumentazione v’è un equilibrio costante tra analogico e tradizionale, tutto questo è il  synth pop di Klaus Nomi, cantante e performer che nel suo piccolo ha portato avanti un discorso artistico continuamente ammirato e poi riproposto da più fortunati compagni d’avventura. Uno su tutti, David Bowie.

Questo omonimo è il primo album di Nomi, un’intrigante, scorrevole, ludico dipinto pop costellato di riferimenti ed apparizioni. C’è innanzitutto una geometrica visione delle dinamiche appartenenti alla scuola tedesca, ed è proprio questo elemento che in contrapposizione alla fluidità incondizionata della musica d’oltreoceano crea la vibe perfetta per identificare l’insieme come qualcosa di nuovo, fresco e sconvolgente.
Nomi raggiunge vette incredibili quando chiama in causa la “surf music” in un brano come “You don’t own me”, un’esplosione di colori e forme che esprimono chiaramente il suo genio e la sua controversia. Al pubblico si mostra in un’inconsueta maschera che farà poi la storia perché fortemente influente su stilisti del calibro di Givenchy, Paco Rabanne e Jean Paul Gaultier. 

Inciderà ancora 2 album prima di incontrare la peste nera che stava facendo stragi nell’East Village newyorkese e che lo condurrà alla morte il 6 agosto del 1983, prima che la notorietà lo prendesse a schiaffi, facendolo rimanere nel cuore e nelle menti dei pochi che hanno poi alimentato il culto tramandandolo negli anni.

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