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Single Reviews /

Recondite On Acid

  • Label / Absurd Recordings
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 05/2012
  • Style / , ,
  • Rating /
    8/101
Recondite - On Acid

Il lavoro intrapreso dalla Absurd Recordings a partire dalla serie degli Acid Test in poi è qualcosa di commovente. Forse a mancare ancora è il capolavoro eterno, quello si, ma la passione con la quale hanno deciso di affrontare un tema ostico come l’Acid è ammirevole e senza dubbio da supportare con tutte le forze.

Quello che stanno facendo è sdoganare il suono della 303, facendolo uscire da quella visione che lo vorrebbe sempre al servizio dell’house e della techno più estreme. Alla Absurd non la pensano così, ed immaginano queste onde come dolci fraseggi da dipanare in contesti più “smooth” dove possano contribuire in maniera determinante alla stesura melodica, e non solo esser al servizio di brani incendiari e fulminei.

Nulla di nuovo, intendiamoci, il suono acid della bassline è già stato utilizzato in capolavori ambient, downtempo e deep in svariate occasioni, ma forse mai tanto preso in considerazione al punto di farlo diventare parte fondante di un catalogo.

A succedere la fortunata serie degli Acid Test arriva ora questo album scritto, composto ed interpretato da Recondite, oscuro personaggio del quale al momento non si sa nulla se non che la sua serie di vinili intitolata “Plangent” è praticamente sold-out ovunque e che fin’ora il suo timbro è stato quello di un suono deep molto melodico in costante flirt con la techno.

Questo On Acid è un cambio di registro che a mio avviso segna anche una svolta comunicativa importante per l’artista. Tutti i brani dell’album sembrano infatti voler raccontare delle storie. Storie che nascono, si complicano e fanno pensare. On Acid non è un album immediato, ha bisogno d’attenzione, ma pian piano esce fuori e si rivela, soprattutto mette in luce alcuni giri di basso geniali, una cura maniacale nel dettaglio ed un senso ritmico che rispetta, dall’inizio alla fine, la calma progettualità del lavoro.
Gli inserti di basso di “Felicity” ad esempio, terzo brano in scaletta, sono delle frecce che trafiggono il cuore.
E come non segnalare il costrutto emozionale di “Tie In”, un downtempo speziato che lascia ampio spazio alle morbide  “corde” della bassline che sembrano viaggiare su un telo di seta pregiata.

“Sultry” fa scivolare l’atmosfera in un oblio oscuro dove l’onda acida sembra essere l’unico barlume di luce in questo covo d’oscurità poi ripreso nella conclusiva “Jaded” che alterna una buona tensione ritmica a vibrazioni di basso tranquille e profonde. Arricchiscono il package due remix d’autore.
Il primo curato dal re del nuovo acido, l’austriaco Tin Man che trascina il tranquillo brano d’apertura “Petrichor” in un fossato techno ruvido ed ipnotico, mentre Scuba prende in consegna il brano di chiusura, “Jaded” per incastrarlo in una programmazione ritmica articolata che forse fa uscire il brano da quel sinuoso binario lungo il quale  l’intero album aveva viaggiato.

A conti fatti se questo album fosse stato limato e pubblicato come un nuovo capitolo degli Acid Test sarebbe avremmo gridato al miracolo, ma anche così un bell’otto se lo merita tutto!

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