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Greatest Pills /

Tupilaq Alaskanlab Sweden 1995

  • Label / Audio Pollution
  • Catalog / AP CD 002, AP LP-001
  • Format / CD, Vinyl
  • Released / 1995
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Tupilaq ‎– Alaskanlab Sweden 1995

Comincia da lontano l’avventura musicale di Krister Linder, da quando la sua voce fu impressa in un paio di sette pollici firmati Grace, un’oscura band svedese, quella Svezia che sarà poi la vera protagonista della storia che vi vogliamo raccontare.
Oggi Linder vive a Los Angeles, dopo esser passato da New York e lavora con le colonne sonore di films e documentari, non ha mai abbandonato la musica.

Quel che però attira particolarmente la nostra attenzione accadde durante gli anni ’90, quando l’artista viveva ancora nella sua Svezia ed aveva abbracciato in pieno la causa elettronica attraverso gli pseudonimi Tupilaq e Yeti prima, mentre più avanti, nel 2000, sotto le sembianze di Solaroid.

Krister Linder aka TupilaqLa musica prodotta come Tupilaq, tre Ep ed un album, è la quintessenza del suono nordico, techno ed ambient meravigliosamente immerse nel clima e nei panorami scandinavi, influenze che puoi cogliere in quei lunghi momenti dove quei pads dal sapore artico si fondono con gli esperimenti ai synths regalandoci una fotografia perfetta di quel periodo in cui la Svezia andava allineandosi alle proiezioni sonore provenienti dall’Inghilterra in primis ma un po ovunque nel mondo.L’apice della discografia di Linder in campo elettronico-techno-ambient è senza dubbio Alaskanlab Sweden 1995, album pubblicato nel 1995 dalla Audio Pollution sia in doppio vinile che in cd, un disco composto di otto brani dove creatività e sperimentazione sono espressi a livelli altissimi regalandoci una testimonianza unica da tramandare nel tempo.

Il primo brano, Nikopol, ti proietta con la mente negli sconfinati panorami artici con un loop di frequenze acide che sembrano voler frantumare la coltre di ghiaccio; in background un tappeto ruvido, massiccio, che perdura fin quando il brano affonda nel suo finale jungle raffinatissimo con tutti gli elementi ridotti al minimo per render ancor più realistica quella infinita bellezza.

Il secondo brano, Lajka, è uno di quei capolavori ambient che hanno la chiave per far emozionare. Inizia con un eco di venti gelidi per poi esser trafitto dalla melodia di una voce sussurrata che pian piano diventa mantra, avvolgendo tutto e tutti per undici lunghi minuti.
La successiva Pilaque mantiene lo stesso grado di ipnosi con una coinvolgente bassline in odor di ambient-trance, anche qui corredata di un pregevole inserto vocale ad impreziosirne le pieghe.

Ciknal affonda ancora in quel trance-pensiero riscaldando come non mai con un suono che lambisce Goa ma rimane ben saldo su quelle minimali folate nordiche, in un perfetto gioco di contaminazioni da leggere al termine: maestrìa.

Farg è brano la cui profondità èsula ogni descrizione, quindici minuti di ambient glaciale in un lento crescendo che diventa poi tribalismo futuristico, una voce dallo spazio purtroppo incisa soltanto nella versione cd.

Sul finale due brani ambient che descrivono scenari aridi con una punta d’isolazionismo: Untitled e Klail, ma soprattutto gli arpeggi androidi di Bliaseau, che concludono un racconto mai tributato dalla scena elettronica ma punto cardine e raro gioiello le cui vibrazioni volano altissime rimanendo sospese nello spazio e nel tempo. Da collezionare assolutamente.