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Detroit
Den Haag
Greatest Pills /

Various Riviera House Traxx

  • Label / La Pazza International
  • Catalog / PAZ 801 LP
  • Format / Vinyl, CD
  • Released / 1997
  • Style /
  • Rating /
    8.5/101
Riviera House Traxx

Per il nuovo Greatest Pills siamo andati a pescare in Italia, dove passato il culmine di un’esperienza house a dir poco miracolosa e della quale si è sempre parlato troppo poco, la Irma pensa bene di raccogliere (siamo nel 1997) alcune delle perle prodotte a partire dai primi anni di quel decennio d’oro nella magica cornice della riviera romagnola pescando tra il materiale delle proprie sublabel e pubblicando il tutto su La Pazza International.

Ecco, è bene quindi ricomporre un mosaico fondamentale per la storia della scena dance italiana, ritornare lì dove tutto ebbe inizio, all’ Ethos Mama Club di Gabicce, che nasceva dalle ceneri dell’Aleph (storico locale rivierasco dei primi anni ’80) e che andava ad inaugurare un percorso che con il senno di poi ha rappresentato l’unico vero polo house italiano di una certa espansione e rilevanza. Non che fosse il solo, già Roma, il Triveneto e Perugia si davano da fare, la prima con il Devotion, i secondi con l’ascesa della magica triade (Leo Mas, Fabrice, Gemolotto), e la terza con il Red Zone di Sauro e Ricky L. ma dove possiamo andar a raccordare tutta una serie di avvenimenti, oltre che di produzioni discografiche rispondenti ad un verbo puro ed altissimo come quello dell’house è proprio li, nel cuore della riviera romagnola.

Tornando all’Ethos, a farne vibrare le mura erano djs al tempo forse conosciuti solo a livello locale (era il 1987) ma destinati a diventare autentici monumenti nostrani al suono di originario di Chicago, parliamo di Flavio Vecchi e Ricky Montanari che presero a battesimo la riviera scandendone le vibrazioni più alte e lussuriose in una serie di stagioni che ebbero un culmine espressivo infinito, dai fuori orario leggendari come Diabolika e Vae Victis fino all’Echoes di Misano per poi cadere, come spesso accade a causa di un’inevitabile saturazione, in un lento declino fatto di mille cloni, molti compromessi ed un’illogica evoluzione stessa del suono house che ad un certo punto ha tagliato i ponti con l’eredità del funk e della disco per cercar “sicuri” rifugi in un più canonico modello europeo privo sia di spinta che di sostanza.

Ethos mama club

Dopo un primo periodo durante il quale venne illustrato il verbo grazie a notti e matinèe  memorabili, alcuni loschi individui cominciarono a buttar giù idee per far in modo di immortalare quei paradisiaci momenti in una fotografia sonora che fosse in grado di descriverne sensazioni ed emozioni, il fermento anche in questo caso ebbe come epicentro la riviera per poi trovare alcuni compagni d’avventura come la Vibraphone, la Blue Village, la Hot Trax o la prima ACV a Roma, la Palmares Records di Milano, le più generaliste UMM di Napoli e DFC di Bologna (al netto di Sueño Latino e Fitzcarraldo…Extasy Of Love di Mr. Marvin) o ancora tutta una serie di label (faccio gli esempi della OUT, della X-Energy e della DDD) che provenivano da un passato disco ed italo disco e che hanno intrapreso un percorso sonoro più goliardico e meno focalizzato come quello dell’Euro House, forse tranne l’eccezione rappresentata dalla Paradise Orchestra (Corrado Rizza, Domenico Scuteri, Gino Woody Bianchi ) che nel 1989 misero il punto con la loro Satisfy Your Dream . Poi ci sarebbe tutto un discorso a parte per il triveneto, dove dalle funamboliche esibizioni della triade partirono alcune labels come la Creative, la Informal, la Muzak o la Pin Up che erano però orientate ad un mashup tra techno ed house che anche li andava a fotografare gli eroici set dei tre uomini, sicuramente più eclettici e sperimentali rispetto alle questioni di riviera.

Una premessa che ci permette però di introdurre il vero nocciolo della questione, quello di quel suono unico che caratterizzò la riviera romagnola.
1989: Irma Casa DiPrimordine. Il punto zero, i primi esperimenti arrivavano per mano di Francesco Montefiori (conosciuto da un pubblico più vasto in duo nei Montefiori Cocktails) insieme a Luca Trevisi (di L.T.J. fama), il loro primo singolo, First Job, pur se distante dalla quadratura del cerchio che vogliamo raccontare, anticipa alcune delle idee messe poi in pratica l’anno seguente, specialmente nel lavoro effettuato sul brano Acid Job che è una delle cose science fiction più riuscita di sempre. L’anno seguente lo stesso Montefiori, in simmetria perfetta con il tempo ed in formazione rimaneggiata sotto lo pseudonimo Key Tronics Ensemble darà vita alla strabiliante House Of Calypso nell’omonimo Ep che apre le porte di questo nuovo modo di intendere l’house fatto di ampi spazi, pads generosi ed un’alchimia nelle ritmiche che riuscirono ad essere insieme complesse e dannatamente sexy.

1990: la Calypso Records, la Antima Records e la MBG International, le prime due costole della Irma, la terza un cane sciolto portato al guinzaglio da Giorgio Canepa, dj e produttore gigante sotto gli pseudonimi MBG (soprattutto) ed Optik.
Il suono impresso su quei 12″ racchiuse l’house dentro un circolo privato, non una manifestazione elitaria ma un vero e proprio club sonoro nel quale a sapersi riconoscere erano le persone che respiravano e vivevano in house. Il suono italiano è una questione di profondità intesa come ricerca nella memoria e fotografia di un emozione vissuta, e non poteva esser diversamente, mentre gli slanci melodici hanno sempre puntato in alto, cercando di penetrare l’ascoltatore proprio nelle sue debolezze.

L’house italiana era deep, dove questo voleva dire abbandonare le goliardiche spoglie disco, a favore di un momento di elevazione che poteva dirsi a suo modo religioso. I giri di piano morbidi e malinconici, i synth a dipingere tappeti soffici che potessero rafforzare la potenza espressiva di quelle melodie giunoniche ed armoniose. Xilofoni, flauti e grandi bassi arpeggiati; se posso azzardare un preciso momento nel quale tutto questo ha raggiunto una forma tangibile ed inscalfibile, è in due brani simbolo come Alone di Don Carlos (utilizzata anche come siglia della trasmissione Italia Network Satellite da Gianni De Luise, all’epoca network seguitissimo su scala nazionale con una programmazione ricercata ed invidiabile) e Ore: Nove Nove di MBG, anche se quasi parallelamente, a Roma, Leo Anibaldi lasciava cadere dal cielo due istantanee gloriose come Elements (contenuta nello storico Italian House Ep) e la ultra chicagoana Dreams in formazione con Cesare Cerulli ed il compianto Claudio Pascucci sotto Blue Zone sembianze.

Quel che appare limpido, analizzando quel periodo dopo venti anni, è un senso di unione nobile e pieno di coscienza, un modo di intendere le vibrazioni house che non lascia spazio ad interpretazioni. Nei primi anni ’90 in Italia abbiamo toccato il cielo, forse più che in molte altre  nazioni dove questo fenomeno è diventato cultura diffusa. Noi siamo andati a fondo, arrivando all’anima e riuscendone a carpire l’intimo ardore, forse un’emozione troppo intensa e personale per poter far breccia ad ampio raggio e durare nel tempo, questo è l’unico “difetto” che con il senno di poi è possibile evidenziare.

Ricky MontanariRiviera House Traxx arriva nel 1997 ed è una compilation di brani selezionati da Ricky Montanari e scelti tra le varie costole della Irma dalla quale è possibile ricevere una serie di input in grado di illustrare fedelmente il mood di una stagione atomica e crepuscolare, contiene la mitica Alone di Don Carlos e la micidiale House Of Calypso di K.Tronics Ensemble, collettivo nel quale oltre allo stesso Montanari militavano Cesare Collina, Francesco Montefiori, e Patrick Duvoisin.
Il vigoroso piano house Love Themes di Be Noir ed il sound newyorkese in virata mediterranea di Livin’ The Nitelife di Kipper, la maestosa I’m Gonna Love You targata Jestofunk, l’elegante A little piano dei Soft House Company con quel magico incrocio tra basso, piano e palleggio ipnotico ed infine I Need You di Nikita Warren che vedeva ai controlli un trio formato da Bisiach, Hornbostel e Ferrucci a mio avviso troppo orientata verso sonorità garage. Ma in un’ottica riassuntiva possiamo ben dire che ognuno dei brani inseriti è in grado di raccontarci una sfumatura di quel che in house accadde in quelle zone, che rimangono comunque legate a filo doppio tanto con New York quanto con Chicago ma soprattutto Londra. L’estro di dj come Montanari o Vecchi è stato proprio quello di aver saputo interpretare le influenze esterne per poi andar a creare un flusso che sapesse rispondere ad esigenze in tutto e per tutto italiane.

La compilation in doppio vinile viaggia al momento su prezzi non del tutto accessibili, mentre la versione in CD è rintracciabile con meno sforzo, nulla di definitivo, intendiamoci, ma un pretesto per far luce e permettervi di scoprire una storia mai del tutto narrata oltre ad invitarvi all’ascolto di una compilation che a prescindere, per contenuti, si fa portavoce di un documento unico che vi aiuterà ad apprendere il ventaglio stilistico che ha reso la riviera romagnola il polo centrale della storia house italiana.