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La Down Low Music

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“L’idea era quella di dar vita ad una label che pubblicasse degli “instant classics”. Se nel 2050 troverai dei dischi della Down Low Music di certo non li getterai nel cestino.

Staremo a vedere?

La nostra è dance music personale, artistica, non solo brani agitati per smuovere la pista.”

Seguì un bagliore che si sarebbe poi tramutato in luce eterna, il numero 001 di un catalogo destinato a diventare nettare indispensabile. Nasce così la Down Low Music, era il 1999 e $tinkworx (al secolo JT Stewart) mette a segno due “stomp” micidiali tra techno e disco che anticipano di millenni le oggi speculatissime soluzioni re-edit.

Whut / Yinmao vede luce su un vinile da sette pollici masterizzato dal Re di Detroit Ron Murphy (3 Marzo 1948 – 12 Gennaio 2008). Due brani incredibili con un tasso di groove elevatissimo e ad oggi ancora stra-utilizzati dai Dj’s di mezzo mondo.
Passa un anno ed è di nuovo un sette pollici a timbrare il numero 002 del catalogo. Questa volta a rivelarsi, sotto lo pseudonimo di Phrenic è Minto George (insieme all’amico Mike Faltiss), l’altra metà della Down Low Music, musicista di Dallas molto amico di Gerard Hanson (altro pezzo da novanta che come vedremo poi sarà fondamentale per lo sviluppo della Down Low Music.) che ci regala un brano intitolato “Mischa” che prosegue nell’incanto di unire techno ed electro a peripezie disco plasticose. Nella b-side $tinkworx lo remixa mandando in orbita una visione italo disco piena di suspance e magia.

Il missile era stato sganciato e l’Europa era subito accorsa a cercar di capire cosa stesse accadendo nelle dimenticate Dallas e Chapel Hill. La Rush Hours su tutte, che prese la palla al balzo e licenziò subito i brani della Down Low Music pubblicandoli in un dodici pollici targato Rush Hour Recordings garantendone la distribuzione.

“Mi chiedi se c’era una scena evoluta da queste parti? No, non ce n’era in senso assoluto, a Dallas girava soprattutto roba Noise o Indie Rock, qui a Chapel Hill ancora meno, non c’erano club o cultura del djing, nulla che potesse giustificare quello che stavamo facendo!”

Per il terzo numero di serie arrivò un mini-album di sei tracce targato Plastic Sleeves dall’emblematico titolo Messages From Machines, di colpo tutte le prospettive espresse nei primi due capitoli vennero a mutare. I Plastic Sleeves presentarono un disco electro oscuro e scientifico, una serie di brani cinematici ed aspri che portarono la label in un altro livello, facendo avvicinare a se dei nuovi seguaci che non disdegnarono affatto il passato pervaso di goliardia e, è bene ammetterlo, di coraggio.
Siamo al 2001, anno che si apre con il primo Various Artists dal titolo Satellite Cities, disco importante perché contiene un brano che annuncia un ritorno.
Gerard Hanson torna alla produzione con lo pseudonimo Convextion. E’ un fatto importantissimo, perché il talento che seppe sconvolgere la techno con i dischi a nome Syne Language e I/O, (un genio di proporzioni immani che la musica ha rischiato seriamente di perdere per via della sua sfiducia verso il music business) tornò a farsi vivo, dietro l’insistenza di Minto George (con il quale aveva condiviso gli anni del college) e di JT Stewart, entrambi consci delle potenzialità dell’asso di Dallas.
Il brano a dire il vero non è tra i suoi migliori, ma contiene comunque sette minuti di camere dub e sospensioni epiche che possiamo considerare come un riscaldamento dopo anni di fermo. Della compilation è bene citare il brano di The Helgramite dal titolo “d-ram”, una scrittura electro avveniristica e ricercata di gran classe.

Down Low

Dunque, dicevamo, una partenza in simbiosi tra techno e disco, poi una svolta electro che sembrava ormai prendere il sopravvento.

Eccoci al 2002, ricordate, la Rush Hours aveva amplificato al massimo gli orizzonti europei di questo suono, ed era nel frattempo cominciato un fitto scambio di comunicazioni tra i due continenti, uno scambio che sfocia, con il quinto capitolo,  nel disco dei Macho Cat Garage, due nomi da niente: Legowelt ed Orgue Electronique.
I colossi olandesi studiano per bene la questione ed interpretano al meglio lo storico della label producendo un dodici pollici che riassunse in un sol colpo le memorie disco, la potenza electro ed una nuova visione deep orientata alla dance. Un lavoro pieno di vita che servì ad abbattere in maniera definitiva quelle barriere già abbondantemente scardinate dalla label.

Stranamente il numero 006 del catalogo è inesistente, si passa allo 007, e qui scende in campo un altro sacerdote techno olandese: Klaas-Jan Jongsma in arte The Moderator, uno che in passato aveva fatto sfaceli su etichette come la Djax Up Beat e la Eevolute. Il suo “Sliding To Midnight” è un disco struggente, una corrente deep pervasa d’elettricità, una poetica soul vicina al cuore, cinque brani che emanano calore umano e ci fanno avvicinare alla techno con quella riverenza che ora purtroppo è andata perduta. Ancora un nuovo scenario, una consapevolezza ormai, la Down Low Music non avrebbe avuto limiti.

“Down Low Music è un nome preso da un vecchio nastro registrato da Minto nei ’90, lui scrisse questa cosa sull’etichetta del demo-tape e così decidemmo di utilizzarla per dar nome al nostro progetto.”

La strada era ormai aperta, ma il meglio sarebbe ancora dovuto venire. Difficilmente infatti potrete imbattervi in un catalogo più compiuto e pieno di capolavori come quello della Down Low Music.
Dopo The Moderator, sempre nel 2002, fu la volta di Arne Weinberg (che in quel tempo era in una fase di startup) che liberò in aria quattro asteroidi pronti a proseguire un’ideale itinerario di viaggio fatto di emozioni plastiche, calore, groove e rifiniture d’alto artigianato.

Un dato importante: due, massimo tre release l’anno. Un numero ridicolo se pensate alla mole produttiva attuale, un segno della grazia divina se considerate la qualità insita in questa musica. Centellinare, questo uno dei comandamenti delle tavole incise nell’asse Texas/North Carolina da questi due visionari la cui mente ci ha soggiogati.

“Mio padre era un chitarrista molto bravo ed ha registrato con John Fahey ed i leggendari Mississippi John Hurt & Sleepy John Estes. Minto ha una sorella che è una trombettista di fama ed il fratello un virtuoso del Theremin.”

Dal numero otto al quattordici (numero che concluderà la serie nativa dei Down Low Music) ci imbattiamo in un nuovo Legowelt, questa volta sotto pseudonimo Polarius in un’istantanea techno-electro-disco-acid culminata nella devastante chiusura di “Grind The Beat”. Ed ancora in Dan Curtin, uno con un curriculum pazzesco a partire dai ’90, una testa di serie della techno, uno che sa quanto la techno si nutra dal funk e che per l’occasione confeziona quattro brani che odorano di soul, jazz, funk e naturalmente di techno.
Nel 2004 è la volta del collettivo di Glasgow:  Iridite Productions, si, proprio gli alfieri di quella splendida label che è stata la Iridite, qui raccolti in un Ep al solito magnifico con perle che trasudano calore analogico e visione sincera firmate da artisti come Jason Brunton e Rei Loci.

Down Low

L’ultima produzione della linea nativa ci introduce il grande Ali Gibbs in arte Nebraska, un outsider che ha sempre avuto in testa una visione house distorta e pervasa da venature soul e disco, uno che sa scrivere la musica come pochi altri, un gran musicista.

Un cerchio chiuso, verrebbe da dire, non fosse che parallelamente alla serie iniziale dei Down Low Music, l’etichetta stessa non avesse avviato una serie di produzioni con numeri di catalogo contraddistinti da sigle particolari, sub-linee produttive che avrebbero poi rappresentato l’arma vincente.

Cominciamo dal caso isolato: The Connection Machine – Painless, pubblicato con la sigla “dLCMLP” soltanto su CD. Jeroen Brandjes e Natasja Hagemeier da Utrech, un passato diviso tra label del calibro di Planet-E ed U-Trax, un duo anomalo, scoordinato, attivo sin dai primi anni ’80 con produzioni pop, due sperimentatori, ed infine un album, techno, immenso. Dodici brani, altrettante pugnalate al cuore. Ascoltate soltanto l’apertura, Blue Genes Copyshop per dire addio a tutte le vostre certezze.

Poi passiamo all’altro miracolo, la serie “dLVEXT”, come scritto prima, Minto George e JT Stewart riuscirono nell’opera di convinzione verso lo scoraggiato Gerard Hanson dandogli massima libertà espressiva. Libertà che ripagherà producendo la musica più bella del mondo. Nel 2002 esce il suo “primo” Ep, un untitled le cui quotazioni per i vinili colorati sfiorano i centocinquanta euro. Una serie di groove tra decompressioni dub, echi acid e grooves esplosivi immersi in un estetica che guarda tanto al passato (Basic Channel) quanto ad uno splendente futuro.

Poi un Ep con lo pseudonimo E.R.P., nome con il quale ebbe un fulminante (e rarissimo) debutto per la Matrix Records di Detroit. Qui esplica tutto nel titolo: “Event Related Potential”, la bomba era esplosa. Il disco fu sold out in ogni dove e seguirono vari repress. La ragione è presto detta, Gerard scrisse dei brani electro paradisiaci, stesure eleganti e ricche di fascino, capaci di far innamorare dell’electro chiunque. Questo sarà un punto di partenza per le future pagine di storia che l’uomo scriverà con labels quali la Semantica, la Ai Records, Frantic Flowers, Frustrated Funk, Harbour City Sorrow ed altre ancora. Il suono E.R.P. è ormai una delle pagine dell’electro che tutto il mondo invidia.

Down Low Music

Anno 2006, va in stampa un doppio vinile, un album intitolato semplicemente Convextion. Sarà il punto di non ritorno, uno degli album techno più belli ed intensi di sempre, acclamato da tutti, anche qui numerose le dovute ristampe.
Otto brani che rappresentano la carne ed il sangue del genere, una serie di creature pregne di echi dub, scarnificate pulsioni electro, arrangiamenti spaziali, progressioni psichedeliche ed immane energia funk.
Due anni dopo, nel 2008 uscirà una versione CD con due bonus track.

L’ultimo lampo è un altro album, quello di Nebraska, nel 2008: Mixed-up Music For Mixed-up People, un ventaglio d’emozioni che partendo dall’house sconfinano nel jazz, nella disco, nella techno ed in alcuni felici campionamenti stage & screen d’annata.
Il calore di un fuoco che partendo dagli Stati Uniti ha scaldato il mondo per poi fermarsi per una lunga pausa che dura ormai da oltre quattro anni.

“Il futuro? L’album dei Connection Machine su vinile, il primo album di E.R.P., nuove produzioni siglate Convextion, qualcosa di mio e molti altri nomi…”

Siamo pronti a bruciare di nuovo.