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Album Reviews /

Shinichi Atobe Butterfly Effect

  • Label / DDS
  • Catalog / DDS010
  • Format / Vinyl, CD
  • Released / 12/2014
  • Style / ,
  • Rating /
    8/101
Shinichi Atobe ‎– Butterfly Effect

Se parlare di proprietà intellettuale è sempre fastidioso e ridondante, argomentare la nascita e l’affermazione di un genere musicale ha sempre appassionato quasi tutti, dagli addetti ai lavori fino agli artisti stessi (NB: al 2015, gli ultimi ormai sempre più intersecati ai primi in un infinito conflitto d’interessi che scricchiola sempre più). E’ dunque apparentemente semplice attribuire a Berlino tutta la gestazione di un genere come la dub techno grazie a quel monumento che è da oltre un ventennio Hardwax e di tutti i suoi attori; più articolato è invece andare a ritroso e puntualizzare da dove quel suono così coinvolgente e sognante arrivasse, quando non partiva dagli studi di Ernestus e Von Oswald.

Chain Reaction era una sub label di Basic Channel che intorno ad inizio 2000 si occupò di produrre altri artisti: Monolake e Fluxion, i primi alla mente, devono i loro esordi alla label. Tomas Koner, con il suo progetto Porter Ricks, si insedierà dopo alcuni primi album sperimentali a proprio nome con quel macigno di Biokinetics. Sasu Ripatti, finito Vocalcity a nome Luomo, mise la firma a Multila, suo debutto per la label con il nuovo pseudonimo Vladislav Delay.

Shinichi Atobe, assieme a Matrix, Erosion ed un altra manciata di producers fù una delle meteore del gruppo. Un solo 12” firmato dal giapponese, (ora a prezzi da sceicchi su Discogs) e solito dibattito: esisteva veramente o era soltanto un altro moniker dal quartier generale? Fate voi, era il 2001.
13 anni tondi sono passati e ora un’altra moderna istituzione come Boomkat, vero centro nevralgico di quel che succede e di quel che succederà e di molti vostri checkout Paypal ritrova Shinichi e lo riporta allo scoperto.

Nuovo materiale?Hard disk pieni?L’album che Chain Reaction non gli fece pubblicare? Poco importa: compressi in appena un ora ci sono 12 dei brani più originali e stravaganti sentiti da qualche tempo a questa parte in ambito elettronico. Butterfly Effect non è solo dub techno, infatti: niente dilatazioni spaziali a-la Echospace o paesaggi modulati tra field recordings e riverberi infiniti; quando parte, è una house ciclica e coinvolgente, come un Kassem Mosse in mezza paranoia (Bonus Break) o un NWAQ in stato di grazia (Free Access Zone 2). Tutto il disco beneficia di un mixing perfetto, sia in chiave narrativa che di mastering (curato come al solito da Matt Colton che poco tempo fa ne descrisse il dietro le quinte in un’intervista) e anche le bozzette più corte ed oscure sono decisamente lontane dai territori noise ed industrial praticamente ovunque di questi tempi, ma forniscono comunque un po’ di ossigeno ai pezzi più sfacciatamente “dritti”.

Pezzi come il già citato Free Access Zone 2 o Free Access Zone 5 e la titletrack sono anche quelli ad avere un tiro sopra la media: acidi senza essere invadenti anche per un home listening pomeridiano ed eleganti chords in odore del primo glitch di casa Mille Plateaux sono quanto di più lontano ci potevamo aspettare da questa release prodotta dai Demdike Stare, ormai veri master in fatto di materiale d’archivio. Per una volta, fidatevi dell’hype.