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Album Reviews /

Biosphere Departed Glories

  • Label / Smalltown Supersound
  • Catalog / STS281CD
  • Format / CD
  • Released / 08/2016
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Biosphere - Departed Glories 300x300

La foresta di Las Wolski è il più grande parco nei pressi di Cracovia, da cui dista una decina di chilometri. Una località in Polonia immersa nel verde, oggi meta di turisti e, soprattuto, amanti della bicicletta. Numerosi i sentieri tra faggi e betulle. L’ideale per una passeggiata romantica o finalizzata alla ricerca di funghi, senza escludere l’opportunità di osservare una volpe o un capriolo. Su uno sperone di roccia, ai margini del bosco che si affaccia sul fiume Vistola, si trova il castello Przegorzały. Un sito sinistro simile a un’antica residenza reale ma, in realtà, la tenuta è stata costruita soltanto alla fine degli anni Venti del scorso secolo. La lussuosa abitazione dell’architetto Adolf Szyszko-Bohusz cadde, però, nelle mani dei nazisti all’inizio della seconda guerra mondiale, trasformandosi nel quartier generale dello spietato Otto Wächter, tenente delle SS.

L’uomo al vertice del Governatorato Generale di Cracovia promosse l’espulsione di sessantottomila ebrei dalla città polacca e creò lo storico ghetto per i restanti quindicimila. In seguito, fu a capo dell’amministrazione militare tedesca all’interno della Repubblica di Salò e, al culmine della sua latitanza in Austria, raggiunse Roma, dove fu ospitato nell’istituto Vigna Pia, grazie alla mediazione del rettore del collegio Santa Maria dell’Anima. Sotto mentite spoglie fece in tempo a recitare in un film e, mentre raccoglieva informazioni sui voli verso il Sud America, gli fu fatale un bagno nell’inquinato Tevere. Morì di ittero. Così perse la vita uno dei maggiori fautori dell’Olocausto, un uomo sulla cui coscienza è pesato il fardello di numerose vittime tra le latifoglie di Las Wolski, le stesse che ha avuto modo di contemplare Geir Jenssen, meglio noto come Biosphere.

L’inquietante “Departed Glories” (2016) è il suo nuovo album, pubblicato dalla Smalltown Supersound dopo cinque anni di silenzio del suo principale pseudonimo. Durante il suo soggiorno polacco, il produttore norvegese ha avuto l’opportunità di visitare i luoghi degli eccidi più recenti, gli stessi in cui sette secoli prima la Beata Bronisława si nascose con le consorelle per sfuggire alla furia dei Tartari, i nomadi provenienti dalla Mongolia, temuti dalle popolazioni locali e ritenuti alla stregua di creature infernali, tali da saccheggiare e dare fuoco anche a un convento di suore. La foresta di Las Wolski fu il loro riparo temporaneo, ma ciò non impedì loro di dedicarsi agli ammalati e ai poveri, vittime inevitabili dell’invasione tartara. Se gli alberi fossero in grado di comunicare con l’uomo, forse, le storie su quest’area rurale non si esaurirebbero qui.

Castello Przegorzały (Cross)C’è qualcosa di speciale. Biosphere ha provato a tradurlo il più possibile in note, così come Sergej Michajlovič Prokudin-Gorskij (1863-1944) ha tentato di immortalare la Russia con le sue fotografie a colori, risultato di esperimenti con lamine in vetro e camere tricromatriche. Il fotografo russo fu uno dei pionieri di questa particolare tecnica, tale da convincere lo zar Nicola II a sostenere la realizzazione de “Gli Splendori Della Russia” (1909-1915), un insieme di immagini provenienti da ogni angolo del Paese. Gli fu fornito un lasciapassare, poiché gli spostamenti erano regolati, un documento che richiedeva la collaborazione degli amministratori locali e veicoli per diverse superfici, cioè un vagone ferroviario dotato di camera oscura, un battello a vapore, una barca dal fondo piatto per navigare lungo i canali e un veicolo a motore adatto ai terreni accidentati.

L’imponente opera di Sergej Michajlovič Prokudin-Gorskij rimanda a un mondo perduto, quello dell’impero russo, alla vigilia della rivoluzione d’ottobre. I suoi soggetti variano dalle chiese medievali ai monasteri, dalle ferrovie alle fabbriche di una potenza industriale crescente, sino alla vita quotidiana e al lavoro delle variegate popolazioni locali. Alla morte del fotografo, gli album fotografici e le fragili lastre di vetro su cui erano impressi i negativi furono acquistati dalla Biblioteca del Congresso di Washington. Il complesso procedimento per ricavare stampe a colori dalle lastre di vetro ha impedito la completa diffusione delle fotografie, ma una di queste costituisce la copertina di “Departed Glories”. Una donna armena è ritratta in posa nel mezzo di un bosco, tra alberi spettrali e fiori gialli. Volto inespressivo e abito tradizionale blu cobalto. Iconica.

L’immagine è antecedente all’opera “Gli Splendori Della Russia”, non ha comunanze storiche con la foresta di Las Wolski ma, sul piano dell’immaginazione, appare appropriata per focalizzare un preciso zeitgeist dominato da fantasmi antichi o moderni, le cui voci sono ascoltabili nell’arco di diciassette tracce, con la complicità di un software, l’Argeïphontes Lyre inventato da Akira Rabelais, capace di destrutturare o distorcere suoni, combinandoli persino in modalità randomiche. “Departed Glories” è legato a doppio filo a una prolungata peregrinazione sul campo. Le atrocità della Shoah, la vicenda della suora Bronisława, l’immagine della donna armena. Da una parte la natura, dall’altra la storia. Due elementi intercomunicanti nella visione di Biosphere, già attivo sul fronte concept album con “N-Plants” (2011), con oggetto i rischi del programma nucleare giapponese.

Las Wolski (Cross)I titoli delle tracce riportavano, infatti, i nomi di nove centrali presenti sul territorio insulare. Un galleggiante monito ambient. Il nuovo lavoro si fonda, invece, su simboli, memorie e, soprattutto, suggestioni. Riuscire a evocare i traumi vissuti da chi ha percorso i sentieri del bosco alle porte di Cracovia un’impresa dall’alto tasso di difficoltà. Una sorta di regressione psicoanalitica a sfondo naturalistico offre una potenziale sintesi di “Departed Glories”. L’altra è quella propriamente folk, mutuata da brani della tradizione popolare polacca e ucraina, che, una volta riprocessati, lo differenziano dai precedenti lavori di una discografia quasi trentennale. La techno artica è un ricordo. L’elettronica di matrice downtempo un orpello. Strategico l’utilizzo dell’Argeïphontes Lyre. Affascinanti i bordoni mistici. Suggestive le presenze evaporate dall’inconscio.

Timida l’introduttiva Out Of The Cradle, in cui si odono le prime voci perse nel vento. Straziante Wyll And Purpose. È l’espressione del rigore elettronico di Biosphere, riflesso anche nella successiva Down On Ropes. Ancora voci funeree con Free From The Bondage You Are In. Le parole, gli echi, i fruscii rendono spettrale anche With Their Paddles In A Puddle. Non c’è via d’uscita: l’immaginazione trasforma la foresta di Las Wolski in un labirinto. Ed è il freddo, prima della paura, a penetrare nelle ossa. Il crescendo drone di Than Is The Mater s’impone come una delle migliori espressioni ad alto tasso di oscurità contenute in “Departed Glories”. Corale Sweet Dreams Form A Shade, o un flebile raggio di luce tra i rami. Anche Aura In The Kitchen With The Candlesticks è chiaroscuro. La chitarra accompagna con delicatezza alcuni brandelli di voci.

La title-track si pone come una delle maggiori astrazioni del disco, tra strati di suono e altre armonie lugubri. Una musica camera per luoghi infestati. Disadorna in Whole Forests Of Them Appearing, per rafforzare la sensazione di trovarsi soli o persi al chiaro di Luna; splendida in Invariable Cowhandler, un fendente nella nebbia; affossante in Behind The Stove, per illudere l’ascoltatore. Non è possibile scampare alle bordate di You Want To See It Too. Raggelante In Good Case And Rest. Biosphere si dimostra abile persino con un contrappunto artificiale. Tribolata Tomorrow Then We Will Attend. Gli spettri del passato sembrano vivi, vegeti e vocali. Lenitiva With Precious Benefits To Both. Un nuovo stato di quiete in chiave drone. Introversa, se non monastica, la conclusiva Fall Asleep For Me. Beata Bronisława, prega per l’inquieta anima di Geir Jenssen!