New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Album Reviews /

Contact Field Orchestra Volume 2

  • Label / Hit+Run
  • Catalog / HNR42
  • Format / Vinyl
  • Released / 01/2015
  • Style /
  • Rating /
    8.5/101
Contact Field Orchestra ‎– Volume 2

Il californiano Damon Aaron nasce artisticamente come folk singer incidendo due album a proprio nome per etichette prestigiose come la Plug Research e la Ubiquity. In special modo sul secondo, Highlands, è da segnalare una cura particolare negli arrangiamenti ed una più palpabile commistione elettronica in delle composizioni che sembrano correr incontro a certo future soul alla Spacek. Anche se fuori traiettoria rispetto ai dischi che usualmente proponiamo in queste pagine, è bene a mio avviso fare un passaggio su queste premesse per capire ed apprezzare a fondo la nuova creatura musicale di Aaron, la Contact Field Orchestra. La sua voce, inoltre è presente in Map Of What Is Effortless dei Telefon Tel Aviv e negli ultimi anni ha prodotto numerose colonne sonore per film.

Contact Field OrchestraUna premessa che serve a dipingere un background che possa farci capire la natura di questo nuovo album, il secondo, prodotto appunto con lo pseudonimo di Contact Field Orchestra.
Un lavoro interamente strumentale composto da quindici brani dove l’utilizzo di campionamenti è massiccio come al solito e le parti ritmiche sono suonate attraverso strumenti a percussione auto costruiti che regalano quel tocco di autenticità alla musica di Aaron. Ci muoviamo in un contesto fondamentalmente ambient, se vogliamo intendere una musica che ha solo bisogno d’esser ascoltata e vissuta per ricrearne idealmente un viaggio nelle nostre menti.
All’ascolto ci troviamo davanti un concetto di folk tribale, dove i suoni più disparati vengono in contatto, da rumori di carillon a tamburelli da corde metalliche a strumenti a fiato difficilmente decifrabili. Sembra di muoversi dentro melodie che provengono dal jazz, come nel secondo, bellissimo brano In The Dungeon, dove è prepotente l’uso del sax e dove le movenze assomigliano però ad un hip hop addomesticato.

C’è la chitarra nella successiva Broken Wheel, e la troviamo anche più avanti, specialmente quando intona un intro blues in Outsider. No Contact è un malinconico sketch dove i rumori di vetri infranti fanno da contraltare ad un synth che sembra suonare un cerimoniale d’addio. Dorado Alucinari è uno strambo fungo balearico che muove le corde di una chitarra tra vertigini nere. In Apogee Campfire senti l’America rurale, sono sensazioni che ti portano indietro nel tempo, nelle campagne ed in una modernizzazione che doveva ancora iniziar ad esistere.

Non ci sono cali di tensione, l’intero album regala un grande viaggio fatto di rumoristica dolce, ed intricatissimi ritmi homemade, con un gusto nella composizione ed una leggerezza nelle melodie che ne faranno un futuro classico per ascolti futuri.