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Mazzon + Perletta + Rosati Différances

Mazzon + Perletta + Rosati - Différances 300x300

L’equilibrio tra le parti è ciò che mi ha più impressionato durante le registrazioni. È stato un equilibrio complesso e lo si può percepire anche all’interno del disco. In linea di massima, si tratta di un suono denso e stratificato, eppure non ho incontrato difficoltà nel capire quando era necessario intervenire, così come quando era opportuno lasciare spazio a Fabio Perletta e Franz Rosati. È stata pura improvvisazione, senza regole e senza obiettivi predefiniti.

Tre amici veri, un solo pomeriggio e un piccolo studio a disposizione. Spettatori non paganti: uno. Correva l’anno 2014. Il palco del Terracava – Echi E Visioni Dagli Abissi l’occasione per ritrovarsi a Roma e, magari, provare a condividere vecchie e nuove idee. Ennio Mazzon, Fabio Perletta e Franz Rosati hanno deciso di fonderle in “Différances” (2015), album pubblicato alcuni mesi fa dall’etichetta colombiana Éter Editions, gestita da Miguel Isaza e Alejandro Henao, devoti a drone, esperimenti e soundscaping.

I produttori italiani – rispettivamente alla guida di altrettante splendide realtà artigianali quali Ripples Recordings, Farmacia901 e Nephogram Editions – provano così a porre un freno alle loro attitudini spesso tendenti all’introversione per favorire il divenire di un intenso, e finora inedito, connubio a tre. Ciò nonostante, “Différances” non difetta di creatività. Le sette tracce senza titolo, la cui unica differenza nominale è una cifra progressiva, si compongono di matrici sonore surreali, a tratti ipnotiche.

L’apertura, Untitled 01, è in salita. I microsuoni si addensano poco alla volta. Fruscii di fondo e altri frammenti digitali gravitano liberi. Comincia così il sotteso crescendo acustico impostato con cura dal triadico manipolare. Lo schema compositivo non subisce variazioni in Untitled 02, perché parte del medesimo flusso di coscienza nel pieno di distorti bagliori di luce in note. Gli ultimi secondi, però, sembrano caricarsi di maggiore tensione. Untitled 03 riparte da gorgoglii elettronici e brevi e scariche soniche.

I rumori meccanici e le sempre differenti pulsioni, ora riprodotte in serie, si trasformano poco a poco in autentiche percussioni ossessive: Untitled 04 è sana dimostrazione di grande alchimia di intenti. Se l’immediata cura uditiva giace nel librarsi di uno sciame di bollicine e riverberi, l’elettricità invadente di Untitled 05 provvede a diradarlo. Complici fischi e non accidentali pause, il suono appare, a tratti, più spezzato, ma godibile. Untitled 06 desta, invece, curiosità come vibrante esempio di caos calmo.

Infine l’insinuarsi di uno spesso bordone, tra manipolazioni oblique e una tavolozza di effetti. Untitled 07 si configura non come il battito piu aggressivo del trio, semmai come un frangente dal ritmo curato ed elegante. Minuti fatti di attesa, di pace e di mistero. Dopodiché, l’improvvisa propulsione e ridondanti silenzi interrotti solo da segnali acustici. Tre elementi che rimandano, in ordine sparso, ai contorni delle firme su carta di Ennio Mazzon, Fabio Perletta e Franz Rosati. Less is not more.