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Ricardo Villalobos / Max Loderbauer Re:ECM

  • Label / ECM
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Luglio 2011
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Re:ECM

Il desiderio sarebbe poter vedere per un solo istante l’espressione di tutti quei caproni da pista da ballo che puntualmente si sporcano la bocca con il nome di Villalobos dinanzi all’ascolto di questo disco.
Non che voglia ridurre le colpe di tutto lo schifo esistente nel nostro paese (per chi ha qualcosa da ridire consiglio uno qualsiasi dei party nostrani e non solo con ospite in consolle Ricardo) alle nuove generazioni, anche lui ha fatto di tutto per ritagliarsi la sua fetta di schifo pagata a peso d’oro, ed è forse per questo che mi trovo ad analizzare anche i diversi aspetti della carriera produttiva di Villalobos, uno che in tempi non sospetti ha tracciato quella che sarà ricordata come la techno minimale di seconda generazione (per la prima aveva contribuito in maniera determinante il suo compagno di show business ormai caduto in rovina, non penso servano nomi) farcendola di un’estetica latina che ne ammorbidiva le linee facendola diventare un gioco non più definibile tra techno ed house.
Tutto questo prima del tracollo, prima che i cercatori fiutassero il filone aurifero trasformandolo di fatto in un circo mediatico perenne che coinvolge alberghi, compagnie aeree, agezie di comunicazione, anonimi investitori, tutto fuorchè la musica.

Torniamo quindi a separare le cose, Ricardo Villalobos è anche e per me soprattutto quello di “Ric Y Martin”, quello di “Alcachofa”, quello di “Thé Au Harem D’Archimède”, produzioni che hanno lasciato solchi che mai verranno coperti. Quindi se da un lato troviamo l’entertainer che è riuscito a salire sul tetto del mondo proponendo la sua immagine, dall’altra troviamo il produttore che ha sempre osato, che si è totalmente separato dalla sua veste ufficiale per dar sfogo, attraverso le produzioni, alle sue pulsioni interiori, a volte con una maestria ed una creatività pari a pochi altri.

Non stupisce ora quindi venire in contatto con questo nuovo progetto che facendo due conti potrebbe suonare come l’azzardo in piena regola ma che in realtà ci serve la passione e la competenza dell’uomo in una veste sperimentale forse mai così acuta.

Un’operazione delicatissima, quella di reinterpretare i brani del catalogo ECM, una delle etichette tedesche più avanguardistiche in ambito jazz sperimentale. Una discografia fuori misura che in oltre 30 anni ha rilasciato un’infinità di materiale pubblicando nomi del calibro di Chick Corea, Enrico Rava, Terje Rypdal, Art Ensemble Of Chicago, Keith Jarrett, Eberhard Weber, Arvo Pärt e mille altri ancora.
Se siete degli accaniti ricercatori probabilmente vi sarete imbattuti in uno di questi nomi, se siete dei maniaci forse avete un bel po’ di cose da insegnarmi, se non conoscete né l’etichetta né nessuno dei nomi citati la vostra vita rimarrà bella solare e sorridente come prima, niente paura.

Ora però c’è un fatto, l’ultimo e poi chiudiamo con questo benedetto Villalobos, da questo momento, probabilmente, la ECM popolerà qualche ascolto in più, arrivando anche ad orecchie che Dio solo sa quali imprecazioni susciteranno, però è un dato di fatto inevitabile, Re:ECM può esser un veicolo di sensibilizzazione all’ascolto veicolata da un volto ormai famoso quanto quello di Hello Kitty.

Max Loderbauer è “soltanto” metà Sun Electric, NSI e Moritz Von Oswald Trio ed altre incarnazioni, uno che a dirla in poche parole la sa lunga. Un artista sempre ben nascosto tra i suoi strumenti e le sue idee legate ad un suono di matrice ambientale che può variare da minimale a massimale con la stessa classe e la stessa padronanza della materia.

Veniamo al lavoro, un doppio cd per nulla facile da recensire, visto che il sottoscritto non conosce alcun brano degli originali presenti in scaletta,  e titanica risulta l’impresa di recuperare il materiale, a che fine poi? Quello di capire dove, come e quando i due sono intervenuti in un brano? Ok i filologi più incalliti se ne potranno aver a male, ma per quanto mi riguarda andrò a descrivere le sensazioni e la musica presente nei due cd, che è ad ampio spettro una visione a trecentosessanta gradi della musica, non solo elettronica ma anche acustica, che và dal free jazz alla fusion passando per le composizioni classiche dove il piano raggiunge anche gli angoli più impenetrabili, o ancora brani percussivi scheletrici, ed altre fantasticherie in bilico tra avanguardia elettronica e sperimentazione. Un lavoro che si basa sulla distribuzione nello spazio di chirurgiche variazioni sulla linea originale, una delle cose più difficili per chi si cimenta nell’arte del remix. Ma il punto è che qui non si parla di veri e propri remix, Loderbauer e Villalobos hanno applicato la loro esperienza al fine di reinterpretare con una delicatezza unica un suono di per sé immortale, rinnovandolo ed arricchendolo di microscopiche varianti, veli di ritmo ed inserti vocali ad opera dello stesso Loderbauer e di Cassy, ingaggiata durante una visita di cortesia.

C’è materia d’ascolto per palati sopraffini, due cd, un booklet ricchissimo d’informazioni e per questo demodè, la foto dello studio di Ricardo, vera e propria mecca degli amanti del suono modulare, fotografato a più riprese dai nomi più famosi di questo circo.

Re:ECM è un monumento all’avanguardia, è un disco d’ascoltare rigorosamente in cuffia per carpire ogni minima variazione sonora e magari iniziare a comprendere/conoscere nuova musica. Avanti!

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