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Album Reviews /

Thomas Koner Novaya Zemlya

Thomas Köner ‎– Novaya Zemlya

Una nuova terra, questa la traduzione letterale di Novaya Zemlya, dal russo. Thomas Köner mancava all’album e mancava soprattutto alla musica, un barone nero tra i più irraggiungibili, un esponente così dannato e prezioso da rappresentare rarità.
Abbandonate le magie techno ormai stampate nella memoria di ogni techno seeker facenti capo al progetto Porter Ricks diviso con Andy Mellwig, Köner ha spinto la sua ricerca verso l’estremo, tornando a concentrarsi sul suono ambient che da sempre faceva parte del suo dna per divenirne uno degli ambasciatori più corteggiati e riveriti.

Il suo album arriva a circa un anno di distanza da quell’eterno capolavoro che è El Tren Fantasma di Chris Watson, per la Touch sicuramente il degno prosecutore temporale, un disco atteso, attesissimo.

Novaya Zemlya è composto da tre lunghi brani che seguono semplicemente una numerazione crescente ed è un disco che ha bisogno di un impianto con grandi bassi nitidi ed un volume imponente, caratteristiche che vi permetteranno di affondare corpo, mente, sogni e speranze dentro le incantevoli e magnetiche frequenze che il disco rilascia.

Ci troviamo nell’estremo nord della Russia, e nel punto più ad oriente dell’Europa, un arcipelago a ridosso di Saverny Island, base logistica dove fu coordinata l’esplosione della più potente bomba nucleare mai fatta detonare, era il 30 ottobre 1961.
Nel suo lavoro, Köner riesce ad imprimere tanto la forza di un evento di proporzioni indescrivibili quanto la visione di un territorio talmente arido ed inaccessibile da poter essere più semplicemente immaginato.

Prendete la musica per quello che è realmente, un eterno tappeto fatto di frequenze delicate che si susseguono si accavallano creando una solida e profondissima base sulla quale con maestria unica l’artista riesce a collocare frammenti di suono, riverberi, field recordings ed altri “oggetti d’arredo” che ricreano in maniera del tutto suggestiva un punto di partenza dal quale salpare per visitare questi ostili territori privi di vita. Occorre dedicarsi completamente, lasciarsi assorbire da questi potenti flussi che nelle basse frequenze trovano i punti di maggior attrazione, non è un disco immediato, non come El Tren Fantasma per intenderci, ma è un disco che ascolto dopo ascolto ti attrae fino a renderti schiavo.