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Single Reviews /

Joe Drive Anamorphic Age

  • Label / Kooaad Muzik
  • Catalog / KOOAAD 1
  • Format / Vinyl
  • Released / 02/2015
  • Style /
  • Rating /
    8.5/101
Joe Drive ‎– Anamorphic Age

Interessantissima nuova release per Joe Drive, talento italiano che abbiamo particolarmente apprezzato in un disco come “The Sound Oasis” per la Aesthetic Audio, lavoro che mostrava una raggiunta maturità in un contesto techno/house molto raffinato e se vogliamo tendente al classico.

Restiamo totalmente spiazzati invece nel ricevere questo nuovo lavoro, che di fatto porta a battesimo anche la Kooaad Muzik, label che tendiamo al momento ad associare allo stesso Drive. In questo disco le coordinate sono completamente stravolte verso la ricerca di un suono scientifico collocabile nell’universo electro, genere che aveva già abbracciato con la sua “Crossing The Forbidden Planet” contenuta in un vecchio Ep pubblicato per la Lux Rec.

“Da tempo avevo in mente di realizzare un disco electro. L’ispirazione di questo disco prende spunto dalle soundtracks dei film sci-fi e horror degli anni ’80 delle quali sono appassionato sin da bambino e da un periodo nel quale sono tornato a riascoltare “musica bianca” (new wave, post-punk, etc.)”

KOOAAD 1 - Joe Drive - Anamorphic AgeL’accento è subito posto su un bilanciamento perfetto tra pulsioni ritmiche distorte ed accenni melodici sospesi che creano un filo conduttore proprio con le sopra citate OST Horror, è l’ingresso del primo brano, Anamorphic Age, segmento sul quale interviene una parte vocale con fare sussurrato che sposta l’asse dell’immaginazione verso un versante più robotico (immaginate un Tron come possibile destinazione). Il finale vede un ulteriore elemento, il suono di un synth strascicato che sembra passare uno strato di lacca su questa composizione introduttiva ricca di fascino.

Sul secondo solco, Behind The Screen, sono umori oscuri quelli che animano le viscere, un vociare sconnesso che nella sua funzione di elemento di disturbo controbilancia perfettamente il pad calmo e l’arpeggio ben riconoscibile e lineare. Qui il ritmo utilizza hit hat ben slanciati ed una cassa invece chiusa e rotonda che ad intervalli regolari raddoppia la battuta creando un dinamismo funzionale. Molto bello il suono che entra dopo la metà del brano, un ulteriore arpeggio “tagliato” sul finale che aggiunge quel tocco melodico in più al brano.

Il lato B apre con la drexciyana Cinemascope che dopo l’intro molto chiusa e selvaggia esplode in un electro acquatica dall’ottimo tiro funk. Basse e cassa a dividersi il compito in fase di groove con grande maestria ed esplosione di SH-101 sulle parti di solo.

A Mesmerization il compito di chiudere il lavoro, qui si ritorna alle atmosfere cinematiche con la batteria elettronica in primo piano a scandire un’istantanea electro che rimane oscura per tutto il tragitto tra momenti percussivi imponenti e giochi di tensione tra le tastiere che intonano il gran finale che il disco merita.
Questo approccio, che se da un lato è distante anni luce da quel che il circuito del marketing comanda, è una delle strade migliori per garantirci una freschezza che tradotta in termini significa futuro e speranza.
Avanti così.