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Single Reviews /

Nao Katafuchi Yumegoto

  • Label / W.T. Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 12/2012
  • Style / ,
  • Rating /
    8/101
Nao Katafuchi ‎– Yumegoto

La W.T. Records di William Burnett (Willie Burns, Grackle, Dj Speculator) è una label da tenere sotto stretto controllo. Un lavoro eccellente che finora non ha posto limiti stilistici, muovendosi con grandissima abilità tra techno, house, electro e, come nel caso di questo affascinante dodici pollici, nel synth pop dal sapore squisitamente retrò.

Ai controlli lo sconosciuto Nao Katafuchi che mette a punto cinque brani magnetici ed evocativi.

Si comincia con “Wasure-Banashi” (premettiamo che tutte le song sono cantate in lingua giapponese quindi il giudizio potrà essere puramente indicativo di tono e melodia) un brano con un ritmo che corre esasperato mentre i synth placano l’atmosfera con tappeti ricchi di melodia. La voce entra ed è un centro clamoroso, ha tutto il calore ed il potere del ricordo ed è arrangiata a meraviglia su questa base che oso definire space-disco di notevole fattura.

“Stormy Weather” è un mantra acido, i suoni sono tutti nervosi mentre le tastiere spingono note profonde la voce alza il livello verso un portamento new-wave sempre caloroso ed onirico, qualcosa che (con le dovute distanze) ha un vago sapore di Depeche Mode.
“Hidden In Your Eyes” ci regala un giro di basso che fa tremare le pareti e si muove introrno a certi territori electrofunk/downtempo dei primi anni ’80. Il pezzo è spudoratamente pop, ma mantiene un aplomb ed un portamento underground che ne sanciscono, di nuovo, bellezza; parliamo ovviamente di un prodotto non convenzionale, provate a chiedervi quanti dischi pubblicati in questo periodo suonino così? Giurerei nessuno! Ancora…un giro di piano da italo-disco melodia al limite del “vacanze di natale 83 soundtrack” ma fatto di un bene assurdo.

“Yumegoto” è un brano più oscuro e profondo, qui i suoni cercano il crepuscolo, anche se una certa apertura quelle dannate tastiere sembrano cercarla.
“Tzurezure”
ha un apertura un po’ “maranza” ed il cantato leggermente atonale, certamente voluto, vi dirò si fa apprezzare anche qui alla grande. E’ un disco che potrebbe risultare indigesto, sia ben chiaro, ma è talmente bello e coinvolgente che odierete il fatto d’amarlo

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