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Recovered Frames 05: Heinrich Dressel & Ian Martin

Recovered Frames 05

Quinto appuntamento con Recovered Frames la nostra serie di mixtape basati su un concetto particolare: alcuni produttori hanno molti brani mai completati, versioni alternative, vecchie registrazioni accantonate, un patrimonio musicale che rischierebbe di andar sepolto per sempre e che loro stessi, in un primo momento hanno deciso di mettere in disparte. Musica che potrebbe mostrare un lato inedito ed interessantissimo di questi artisti. Un lato che vale la pena mostrare.

Dopo Polysick, Raiders Of The Lost ARP e Panabrite e Fred Ventura vi presentiamo uno speciale split tra due produttori che abbiamo sempre amato: Heinrich Dressel e Ian Martin, il primo è uno degli esponenti del collettivo MinimalRome, cult label italiana devota al suono electro, techno, acid ed ambient ed autore di brani meravigliosi a cavallo tra soundtrack-movie ed electro futuristica. Il secondo un eccellente produttore ambient e dark electro autore di molti album ed ep per label come la Further, la Bunker, la Diametric e molte altre. Due lati, altrettanti moldi da esplorare. Imperdibile!

Di seguito il link per acquistare la Cassetta in edizione limitata, poi l’intervista ed il link per ascoltare in streaming! Buona lettura e buon ascolto.

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Inizierei chiedendoti quanti brani sepolti hai trovato aprendo i vecchi archivi…

HD: Purtroppo non molti per vari motivi, tra cui la perdita di dati su un vecchio hard disk.
Altre cose composte anni fa sono state riprese e rielaborate per releases successive.
Mi capita di riaprire cose vecchie, aggiungere o levare linee di synths, cambiare la parte ritmica o fare un nuovo basso. E in questi casi poi i brani sono stati prodotti su varie etichette.

Puoi spiegarci i motivi che ti hanno spinto a tener nascosta questa musica? E più in generale quali sono i parametri di valutazione che ti consentono di stabilire se ultimare o meno un brano o decidere se pubblicarlo o meno?

HD: Il motivo principale è sempre lo stesso: non sono soddisfatto al 200% di quello che ho fatto e tornandoci sopra non riesco a trovare la giusta chiave.
Non è mai una questione tecnica, ovvero una armonia che non mi soddisfa, una chord progression che non funziona. Tutte le componenti teoriche possono andare bene, almeno nel mio caso. E’ sempre e solo una sensazione emotiva. Se il pezzo che ho fatto mi emoziona, penso che possa funzionare. Altrimenti viene accantonato, anche per anni.

IM: Non ho motivo di tenere la musica nascosta. Semplicemente questi brani non erano mai stati inviati ad alcuna label, alcuni sono un pò strani, forse più indicati per del cinema sperimentale o per delle performance artistiche.

Quando entri in studio parti sempre da un idea prestabilita o lasci fare all’istinto ed alle sensazioni di quel dato momento?

HD: Dipende. E’ sempre un istinto creativo. A volte ho in mente qualcosa ma poi non riesco a tradurlo in musica. Altre volte mi metto al piano e mi lascio guidare dalla mia creatività. Di solito parto sempre dalle mani sulla tastiera a 88 tasti.
Poi molto dipende da cosa devo o voglio fare. Posso partire anche dalla costruzione di una base ritmica per poi passare alla linea di basso, alla armonia (quindi alla scelta della tonalità del brano e della progressione di accordi, ecc…)
IM: Lavoro sempre senza partire da alcuna idea. Inizio a programmare i miei synth e lascio fare alla musica. Qualcosa viene sempre fuori.

Quanto l’ascolto di musica di altri artisti può condizionare il tuo modo di produrre?

HD: Tantissimo. Se in un dato periodo sto ascoltando dei generi precisi mi viene spontaneo provare a creare qualcosa di simile, almeno come mood. L’ascolto di altri artisti condiziona sempre positivamente, e tutti i musicisti o i gruppi che mi sono di ispirazione sono stati importanti in questi 20 anni di produzione. Quando sono immerso nell’ascolto a volte mi estraneo e vado in apnea. Il mio cervello si mette ad analizzare tecnicamente e minuziosamente quello che sto ascoltando e dopo 20 secondi respiro.

IM: No, mai, è veramente impossibile, non cerco mai di far mie idee di altri.

Che effetto ti ha fatto tornar a riascoltare questi vecchi lavori dopo molto tempo? HD: E’ stata una sfida interessante e difficile. Nel caso delle tracce che ho scelto di riproporre ho deciso da subito di riproporre qualcosa di “cinematico” senza alcun elemento ritmico per creare un unico discorso di 30 minuti. Erano proposte per colonne sonore finite in archvio e mi sono divertito molto a riaprire i vecchi progetti du Cubase, a modificarle, cambiare e aggiungere linee di synths e di effetti, ecc…

IM: A dire il vero riascolto di tanto in tanto tutti i brani che ho prodotto, anche quelli archiviati, quindi non posso considerarla propriamente una riscoperta.

Sei pronto quindi a dar in pasto al pubblico questi archivi nascosti?

HD: Assolutamente, non vedo l’ora di avere in mano la cassetta, che suonerà molto più calda del file digitale. Mi sarà da stimolo per portare ad aggiustare la mia vecchia piastra Tascam. Buon ascolto!

IM: Certo! Nessun problema!

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