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Lino Capra Vaccina Arcaico Armonico

Lino Capra Vaccina - Arcaico Armonico 300x300

Ricordi di un passato mai sopito, echi emozionali e l’elevazione mediante il suono. Una concreta necessità più che un tentativo casuale. La seconda vita discografica di Lino Capra Vaccina riparte ancora una volta dall’ancestrale e dal primordiale, perché ciò che è stato vicino otto lustri fa non potrai mai essergli del tutto lontano, o estraneo. “Arcaico Armonico” (2015), rilasciato dall’outsider Dark Companion di Massimo Marchini, è il nuovo equilibrismo musicale di un artista dalla rara e spiccata sensibilità.

Il titolo della nuova opera sembra, ma non è, una figura retorica. Agli occhi dei meno attenti, ciò che è arcaico potrebbe apparire, erroneamente, quasi in contrasto con ciò che è armonico, presumendo il successivo suono, proprio della modernità, come quello più prossimo all’armonia tout court. Invece gli antichi avevano ben compreso ciò di cui avevano e hanno bisogno corpo, mente e spirito. A Lino Capra Vaccina il compito di diffondere un messaggio che ha già da tempo fatto proprio.

Il punto di partenza fondamentale sono state le vibrazionali frequenze sonore che ho sempre in qualche modo portato con me. Ho iniziato a sentirle da giovanissimo, da ragazzino. Per esempio, quando mio padre mi portava in spiaggia, con lui impegnato a pescare per portare qualcosa che sarebbe finita dopo sulla tavola, io mi fermavo lì, da solo perché, all’epoca, non c’erano bagni, lidi o altre strutture pubbliche.

Mi mettevo a ciondolare, a girare, a cercare qualche conchiglia e, nel frattempo, sentivo queste frequenze, che hanno una struttura polifonica. Le percepivo in modo multiplo. La risacca marina, i cespugli, il fruscio del vento, persino i raggi del Sole sulla mia pelle li sentivo tutti risuonare in me. Quando entravo in acqua, mettendo la testa sotto, percepivo come un rombo, un suono interiore e ciò mi affascinava parecchio.

Dalla notte dei tempi, c’è stata un avvicinamento a un non appariscente suono che, tuttavia, è la fonte da cui trae origine il tutto. “Arcaico Armonico” si pone come invito a rimettersi in carreggiata per un sentire ‘in senso lato’. Affannati dalla vita che viviamo, è difficile riuscire a trovare una stella da seguire, che non solo ci guidi, ma anche ci aiuti a ritrovare un’interiorità, o noi stessi nel profondo, così come nel rapporto con gli altri.

Lino Capra Vaccina 1La ristampa di “Antico Adagio” (2014) e l’aggiunta di “Frammenti Da Antico Adagio” (2014), due fortunate iniziative della Die Schachtel di Fabio Carboni, i fulgidi bagliori dell’esplorazione nel cosmo del suo essere interiore. Un percorso che si spinge oltre precedenti assonanze e assume contorni interstellari. Il suo ultimo approdo creativo è paragonabile all’esplosione di un’autentica supernova. Avvolgente il calore delle sue emissioni. Seducente la sua potenza in note.

Irradia e travolge persino quel lato oscuro, misterioso e misterico con cui il musicista è solito a lungo confrontarsi. L’album è un esempio di avanguardia al contrario. Un continuo divenire che, a turno, pone in primo piano l’apollineo e il dionisiaco, o entrambi gli elementi. Il primo forse maggiormente simile a un Velo di Maya. Il secondo più profondo, legato al rebus dell’essere umano. Dal loro incontro-scontro ne deriva un’atmosfera raccolta, ma vibrante sottocute.

Le vibrazionali frequenze sonore m’interessavano così tanto che volevo riprodurle non solo da un punto di vista elettro-acustico. Lavorare su una simile falsariga mi ha poi avvicinato a suoni, sul lungo periodo, più elettronici. Ho così cominciato a lavorare su nuove tracce e il risultato finale mi ha soddisfatto a pieno. Non ho ripetuto alcuna incisione. Niente di niente. Sempre buona la prima. E post-produzione non ne abbiamo praticamente fatta.

Negli ultimi due-tre anni ho accumulato tante cose e ora guardo in prospettiva. Ci saranno altri miei album in futuro perché, quando lavori sulla ricerca sonora, non ti fermi mai e continui a ricercare all’infinito. Si tratta di scoprire: questo è il senso della ricerca. Spesso un termine come ‘ricercare’ è fermo al significato dell’atto dello stesso ricercare. La ricerca è, invece, uno scoprire. Un continuo indagare, seppur con alcuni momenti di pausa.

Quasi da sempre, abito a Milano, una città caotica, e l’aver raggiunto un equilibrio interiore, immobile dentro di me, ha poi avuto i suoi effetti positivi. La musica e la meditazione mi hanno aiutato molto. Avevo parecchia voglia di ripescare certi suoni, certe frequenze che mi aiutano a camminare ancora oggi. Sono sia una specie di scudo protettivo, che mi circonda di continuo, che il perno della mia personale bussola.

Lino Capra Vaccina 2Tra i solchi sperimentali del disco è, dunque, collocato un nuovo adagio riflessivo, in disaccordo con quanto accade nella contemporaneità. È un invito a fermarsi, a raccogliersi, a perdersi tra Africa e, soprattutto, Asia. “Arcaico Armonico” cita il “Bhagavadgītā” (III secolo a.C.-I secolo d.C.), il massimo tra i testi sacri per gli indù. Brahma, Shiva, Visnù: la triade alla base di un’antica religione. Suono, frequenza, vibrazione quella a cui s’ispira da sempre il musicista devoto alle percussioni.

Senza dimenticare un punto di riferimento imprescindibile, il flusso di emozioni durante la composizione, Lino Capra Vaccina si è poi circondato di un ensemble di amici e performer per dare forma alle sue rinnovate idee di ecologia sonora. Oltre Camillo Mozzoni all’oboe e al corno inglese e Max Marchini al gong, l’inquieto Juri Camisasca alla voce e un altro storico nome della scena prog degli anni Settanta, Paolo Tofani, ex membro dei leggendari Area, alla mandhura.

I quattro elementi naturali – acqua, aria, terra e fuoco – possono essere coniugati nell’ordine come vibrafono, gong, tabla e percussioni. Stavolta l’aggiunta è la voce. Ero indeciso se usarla o meno, perché si rischia di cadere nel discorso, nelle parole, che non amo particolarmente. Preferisco la musica strumentale, perché è più profonda. Quando Juri Camisasca mi ha proposto la sua traccia vocale, mi sono fermato a pensare se utilizzarla.

Eppure ero consapevole di ciò che fa e di come lo fa, perciò ho accettato volentieri. Lui è l’anello di congiunzione con certi miei trascorsi sonori. Mi dispiaceva che non fosse presente al mio ritorno. Il suo contributo è stato eccezionale: ha lavorato due mesi sul pezzo, con attenzione, e ha scelto delle parole assolute. Meglio di così non poteva fare. La musica diviene così quell’alchimia che non puoi toccare, ma che fluisce dentro di noi. Questa è la sua potenza.

Con Paolo Tofani ci siamo trovati bene. Ognuno di noi ha abbracciato la dimensione musicale dell’altro. Non abbiamo avuto bisogno di dirci nulla. Chi ascolta l’album può pensare che l’intero interplay sonoro sia stato programmato! “Arcaico Armonico” è frutto anche del lavoro di un team che ne hanno favorito gli sviluppi, a cominciare dal tecnico audio, una persona squisita, sino al produttore, che mi ha lasciato lavorare in tranquillità. Tutto è stato bello.

Cinque tracce per appagare, forse, ognuno dei cinque sensi. Cinquantatré minuti di durata in grado di evocare il canto delle anime erranti di galassie collegate tramite la risonanza di fantascientifici stargate. Una sorta di impropria suite sperimentale che, lentamente, apre il suo occhio sull’altro cosmo. E nessun allineamento a parametri modali o tonali. Da bandire gli accostamenti e le suggestioni di stampo new age, perché l’album è permeato di una spiritualità unica, davvero primordiale.

Prima Echi E Frequenze, il Big Bang percussivo, poi, Dialoghi Tra Suoni, il mantra ipnotico. Ottimo prologo per comprendere il non astratto senso di Andante Ancestrale e del verso scelto da Juri Camisasca “Quello si muove e quello non si muove; uno immobile più rapido della mente, quello stando fermo supera gli altri che corrono”. Alla tradizione eufonica di Arcaico Armonico segue la delizia della bonus track, assente dall’edizione in vinile, Improvvisamente. E nulla ha più veramente importanza.