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Album Reviews /

Jamie Jones Don’t You Remember The Future

  • Label / Crosstown Rebels
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 31/08/2009
  • Style /
  • Rating /
    8/101
Jamie Jones

Attraverso una serie di apprezzati ep e remix, Jamie Jones si è segnalato in questi tre anni come uno dei più promettenti produttori tech-house in circolazione, grazie ad uno stile personale e brillante.  A partire da “Amazon”, passando per “Panic”, “Should Have Gone Home” fino a “911”, Jones ha disseminato tracce su etichette quali Freak n’Chic, Get Physical e ovviamente Crosstown Rebels, che pubblica questo lavoro.

Jamie Jones approda all’album di debutto confezionando una sorta di concept album incentrato sull’idea di un futuro immaginario già a partire dal titolo. “Don’t You Remember The Future” è infatti ambientato nell’anno 2116 dove il giovane produttore gallese si erge a paladino di una ribellione musicale: in una società dove la musica è divenuta un mezzo per la manipolazione degli esseri umani, la rivoluzione si propaga nell’underground e consiste proprio nella produzione di suoni al di fuori degli schemi predefiniti.

In termini musicali, Jamie Jones sviluppa ulteriormente lo stile fin qui perseguito senza grandi strappi con il passato: tech-house rilassata e ballabile con incursioni in territori electro-cosmic-funk. “Mars” introduce direttamente in un contesto futurista e conduce al primo fortunato singolo estratto dall’album: “Summertime” è house melodica con l’apporto della voce del duo norvegese Ost & Kjex.
Ma sono le profondità oscure e ipnotiche di “Deep In The Ghetto”, uno degli episodi più riusciti tra i dodici contenuti, a calarci nel fulcro dell’album in un mix compatto che comprende “Half Human”, “This Is How” e “Sand Dunes”, reso sublime dall’arrivo delle atmosfere oniriche di “Absolute Zero”, impreziosita dalla voce di Alison Mars L’album contiene anche il secondo singolo “Galactic Space Bar” nato dalla collaborazione con uno dei produttori preferiti di Jones: The Egyptian Lover.

Complessivamente un lavoro di pregevole fattura, a tratti entusiasmante, ben strutturato e senza cali di tensione: un’istantanea che fotografa un artista in piena evoluzione considerando che si tratta comunque di un album di debutto.
Lodevole anche il fatto di aver creato, suggestionato dalla sua passione per la fantascienza, una cornice e un immaginario a supporto dell’album che, seppure appena abbozzato, lo differenzia tuttavia dalla maggior parte delle produzioni elettroniche attuali.

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