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Album Reviews /

Gatto Fritto Gatto Fritto

  • Label / International Feel
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Apr 2011
  • Style / , ,
  • Rating /
    8/101
gattofritto

A noi italiani lo pseudonimo scelto dal britannico Ben Williams non può che strappare un sorriso, talmente bizzarro e privo di senso, così come il nome (altrettanto improbabile) scelto per la sua etichetta personale: Gatto Morto.
Esce invece per l’etichetta di Montevideo international Feel (che inaugura con questo lavoro la serie degli album il cui successore designato sarà, il prossimo mese, un album di DJ Harvey a nome Locussolus) il suo album di debutto omonimo, dopo aver iniziato la collaborazione con l’etichetta lo scorso anno come Hungry Ghost, insieme a Sam Weaver.

Tocca al brano d’apertura “The Curse” dettare in qualche modo le coordinate sonore e cominciare a scoprire le carte mostrando il raggio d’azione di Gatto Fritto: una leggiadra voce eterea che volteggia su una melodia altrettanto eterea dalle sfuggenti traiettorie cosmic-disco. “Hex” vive di bagliori italo-disco che fluttuano al di fuori di ogni punto di riferimento spazio-temporale e riportano la memoria direttamente ai migliori anni ottanta (che, per una volta, non è sinonimo di inconsistenza). “Grinding Of The Brakes” allarga il cerchio ad inedite sperimentazioni con riferimenti ai tardi anni settanta formando una sorta di ibrido balearico-sperimentale che rallenta nella suite “Sonar Flares Burn For You”, una visione spaziale proiettata in una contemplativa passeggiata interstellare che in qualche modo prosegue nelle rallentate visioni celesti di “Lucifer Morning Star”, tutta vocoder e luccicanze.
“Invisible College” (unica traccia edita, uscita nel 2007) spezza i ritmi fin qui ascoltati con un’inattesa chitarra acustica di chiara impostazione ispano-balearica che disegna scenari malinconici e delinea, nei suoi undici minuti, melodie disco e aperture psichedeliche che ritroviamo, contaminate con sonorità tribali, in “My Etheric Body”.
La conclusiva “Beachy Head” accelera il ritmo e sembra tentare un riassunto dell’intera concezione musicale espressa nell’album dall’artista con un’altra piccola suite in bilico tra cosmic, disco e accenni sperimentali, quasi una colonna sonora per viaggi astrali.
 

C’è da scommettere che Gatto Fritto, uno dei nomi più chiacchierati di recente, attraverso il piccolo fermento e la curiosità che è riuscito a creare intorno al suo personaggio, con questo album si avvierà a ritagliarsi una posizione privilegiata all’interno della cerchia di appassionati del genere andando ad allargare il piccolo culto che già rappresenta.

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