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Single Reviews /

Phidias Latina Ep

  • Label / Fauxpas Musik
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 01/2012
  • Style / , ,
  • Rating /
    9/101
Phidias - Latina Ep

L’attenzione è sempre altissima quando parliamo delle release targate Fauxpas Musik, etichetta tedesca devota ad un estetica melodiosa che ha toccato il cuore in diverse occasioni. Torna in questo novello 2012 dopo il mezzo passo falso dell’album targato Yoko Duo con un Ep firmato dallo sconosciuto Phidias dal titolo Latina Ep.

Non appena ha inizio il primo brano, “Latina” viene subito alla mente il progetto Desolate, quei synth a presagire incertezza, quelle isolate note di piano a penetrare nel petto fino a giungere all’organo vitale, quelle sospensioni astrali che fanno tanto a chi come me ha l’ansia sempre in allerta. Un brano preciso, puntuale in ogni cadenza ed intenso nella sua complicata composizione.
In aggiunta, qualcosa di nuovo, una cassa profonda e ricorsiva, ad un passo dal poter esser definita house, una regolarità ritmica che rappresenta un nuovo stato per questo tipo di suono, qualcosa di estremamente apprezzabile in ottica di evoluzione di un genere che comunque continua a nascondere i migliori segreti in quei distorti raddoppi fuori tempo nei quali spesso e volentieri si assiepano i trick migliori.

“Suspirato” riprende dallo stesso mood aggiungendo delle partiture vocali che ben si differenziano da quei trattamenti post-burial proposti (anche se in maniera perfettamente funzionale) da Desolate in occasione dell’album, allargando quindi la proposta ad effetti meno “cartone animato” e più vicini all’estetica electro. Qui il ritmo torna spezzato nei minuti iniziali ed intervengono anche alcuni staccati ritmici tipici del suono Desolate. Nella parte centrale una nuova mutazione che tende a riallineare i battiti continuando in quest’opera di danceizzazione del suono garage.

“Melanocorypha” è un operazione a cuore aperto, tutto un paradiso di synth che si rincorrono sospesi facendosi massaggiare dalle note del pianoforte che delicatamente cadono come lacrime calde. Il ritmo è grigio e silente come nelle migliori interpretazioni dub techno ma continua a martellare in quella zona ibrida tra post-dubstep e slow-mo techno.
Non c’è dubbio, Sven Weismann continua ad essere un cantiere aperto ed innovativo, un progetto che in questo momento (appresa ogni nozione del post-burialismo) sta cercando di svincolarsi da opprimenti riferimenti mettendo a punto un estetica personale che finora ha comunque i piedi saldi nell’eccellenza.

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