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Single Reviews /

Matter Biorhexistasy

  • Label / Kvitnu
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 05/2013
  • Style / ,
  • Rating /
    9/101
Matter  ‎– Biorhexistasy

Avevamo già incrociato il cammino della Kvitnu grazie allo splendido album dei Plaster, la label Ukraina è una piccola fucina di suoni ed idee creative che riversa in package curatissimi che puntualmente fanno impazzire centinaia di collezionisti, e se uniamo quest’estetica maniacale alla cura, non da meno, che riversano nella musica possiamo dire di trovarci di fronte ad una delle label più interessanti del panorama underground europeo.

Per questa nuova release su supporto vinilico la Knitnu “torna in Italia” (anche i Plaster sono italiani) e si assicura la musica di Fabrizio Matrone in arte Matter di cui già lo scorso anno aveva pubblicato un mini-album su cd-r.
L’album in questione prende il titolo di Biorhexistasy (cito fedelmente, una teoria che descrive le condizioni climatiche necessarie per la formazione del suolo) ed è composto da nove brani veramente ben congegnati.

Una prima, macroscopica analisi dell’album evidenzia la forte componente sperimentale, tutte le dinamiche sembrano figlie del momento, come se il controllo su quest’oscura forza elettronica sia eseguito in presa diretta, con conseguenze imprevedibili che con il senno di poi saranno il vero valore aggiunto dell’intero album.

“Surface” è il brano che apre il lavoro, un antro gassoso e pregno di polveri sottili che fanno da sfondo all’esplosione di frequenze basse graffianti che sembrano violentare lo spazio intorno ad esse. Una sensazione che ritroveremo in più occasioni in questo album che riesce ad unire un’aspetto crudo ed ossessivo ad un lato più cinematico caratterizzato da un forte potere descrittivo.

Già nel secondo brano, “Layers” si intravedono le potenzialità di questo suono, che pur nuotando in territori tersi e difficili trova aperture ritmiche e soluzioni armoniche di gran pregio che ben si incontrano con i numerosi frammenti sonori che popolano il disegno. In “Phases” vien fuori uno squarcio di techno terroristica, con le basse a scavare nell’inferno mentre tutto intorno è una guerriglia di sonorità aliene. Nella successiva “Biostasy” la formula è ripetuta ed ancora più claustrofobica, perché il suono assume una fisionomia dub/noise con una dinamica violentissima. “Dominance” chiude il lato A con un gioco di frequenze che vanno a creare un brano ambientale destabilizzante che evoca scenari desolati e sconosciuti.

La b-side parte con l’attacco sonico di “Exposure” che dopo un’inizio noise scende nelle tenebre con il suo ritmo primitivo contaminato da detriti elettronici. “Attrition” sembra dilatare gli spazi, concedendosi ampi spazi nei quali far dipanare le sue basse, ancora una volta un brano ipnotico che unisce una perfetta programmazione ritmica all’imperante “casualità” dei movimenti in primo piano.
Il disco vede chiusura con “Grain”, anche qui una sorta di techno stratificata, forse il dosaggio ritmico più esplicito dell’intero album, con la sua cassa “aperta” che batte libera fino al picco sintetico finale.

Matter espone così il suo suono, regalandoci un disco incredibilmente profondo, un magnete sonoro di vera musica elettronica.

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