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Album Reviews /

Objekt Flatland

  • Label / PAN
  • Catalog / PAN 60
  • Format / Vinyl, CD
  • Released / 10/2014
  • Style / ,
  • Rating /
    9.5/101
Objekt - Flatland

Una gavetta fatta creandosi la propria, omonima label, la Objekt appunto, attraverso la quale ha rilasciato tre Ep dove il verbo della techno veniva inabissato dai poderosi bassi scardinati direttamente dalla Uk Garage e di deriva dalla Dubstep, un connubio sul quale personalmente ho qualche riserva ma che nello specifico ha permesso al giovane artista di lavorare ad un’idea personale di ritmo e di profondità.
Già nel terzo vinile della serie era intuibile un primo cambio di rotta nel suo suono, se provate infatti a riascoltare un brano come Agnes Demise vi accorgerete di come a partire dalle costruzioni ritmiche, Objekt abbia iniziato a spingersi verso meccanismi electro piuttosto minimali nei quali la velocità gioca sempre un ruolo importante.

Mutazione progredita poi sul recente split con Dopplereffekt per la Leisure System, dove con il suo brano Ganzfeld ha iniziato a metter in campo delle ottime scritture sulle linee di basso oltre a mantenere alta la concentrazione sulle ritmiche, con delle accelerazioni “slappate” molto vicine, lasciatemelo dire, ad alcuni tratti della musica di Aphex Twin.

Viene ora chiamato alla prova dell’album nientemeno che dalla PAN records di Bill Kouligas, per la quale confeziona undici brani che spostano definitivamente il suo asse produttivo in un contesto electro/techno dove appare nitida ad un primo ascolto la grande capacità nella programmazione delle batterie elettroniche che emanano folti intrighi di tamburi e beats di ogni tipo. Un insegnamento che viene dal grande passato britannico, i nomi li conosciamo bene, ma non solo. Se vogliamo trovare un grande nome al quale questa estetica si accosta, non possiamo non citare The Exaltics, il produttore tedesco che negli ultimi cinque anni ha fissato le nuove coordinate electro mondiali rimaste significativamente ferme ai capolavori targati Drexciya.

ObjektFlatland è un album nel quale la potenza della cassa, sempre profonda e corposa, si mimetizza in un fitto reticolato di battiti e pulsioni, molto è lo spazio riservato alle melodie, tutte estremamente funzionali e razionalizzate. Ci sono pads importanti che determinano l’armonia dei brani, come ad esempio in un pezzo colossale come Strays che ha un avvio scheletrico man mano inspessito dalla potenza dei bassi e da questa melodia cavernosa che circoscrive l’instancabile assalto ritmico. Alcune citazioni sono palesi, vedi nel secondo brano in scaletta: One Fell Swoop dove Objekt strizza l’occhiolino a The Garden Of Linmiri (Caustic Window) regalandosi un intramezzo di melodico dove le tastiere sembrano innalzarsi al cielo. Ed ancora nella successiva Ratchet, dove il fantasma aphexiano torna a presentarsi ma questa volta, diciamolo, superato  in una concezione dinamica che in fatto di groove decolla e vola a velocità supersonica.

Molto interessante l’esperimento realizzato su Dogma, brano techno visto al rallentatore che grazie alla qualità degli inserti sonori, alla cadenza della cassa ed ai raddoppi ritmici sembra materializzare un primordiale concetto di dub-reggae per spedirlo direttamente nello spazio. First Witness è un disegno scientifico nel quale le basse frequenze scolpiscono un’estetica ruvida e violenta in forte contrapposizione con i suoni cristallini ed ipnotici che sovrastano il tutto. Grazie all’immissione di un vocal robotico il tutto assume dei connotati futuristici scritturabili per una soundtrack. Queste atmosfere proseguono poi in Second Witness, brano che punta maggiormente su piccole sovrapposizioni di suoni distorti, di click ed accenti smaltati trainati da pads abilmente distorti.

One Stich Follows Another suona dub techno dentro uno scantinato mentre fuori è in atto una guerra, un brano che che se da un lato appare creativo dall’altro sembra sbeffeggiare amaramente l’intero genere sottomettendolo a queste bordate sonore che ne uccidono la progressione. In chiusura troviamo le ambientazioni di Cataracts, una distesa invasa da un tremorio di sottofondo, da un tappeto fumoso e spesso e da suoni rubati a materiali d’ogni tipo che lasciano intravedere una via di fuga verso l’ignoto.

Objekt ci consegna un grande disco che oltre a farci constatare quanto il suo suono sia maturato propone molte soluzioni da poter intraprendere per spingere nel futuro questo grande viaggio,  mentre la PAN, dopo qualche uscita in ombra, sembra aver ripreso una serie vincente grazie anche al grandissimo album di Lee Gamble pubblicato recentemente.