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Air Liquide Nephology – The New Religion

  • Label / Rising High Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 1994
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Air Liquide
La macchina produttiva di Cem Oral & Ingmar Koch (questi i nomi dietro il progetto Air Liquide) ha segnato profondamente la musica elettronica per tutti gli anni ’90 grazie ad una sconfinata discografia che nella maggior parte dei casi ha aggiunto nuovi ed importanti tasselli nel panorama musicale alternativo e soprattutto poneva una delle controffensive più solide ed eccitanti di fronte all’ondata musicale britannica che viveva in quel periodo il suo momento magico.

Le straordinarie capacità creative degli Air Liquide si materializzavano attraverso sonorità create grazie a quello che era il setup abituale in quegli anni in alcuni luoghi che potevano vantarsi ancora dell’appellativo di studio di produzione, ovvero una serie di strumentazioni sulle quali venivano riversate ore ed ore di estenuanti prove.

La storia ebbe a materializzarsi attraverso il 12” “Liquide Air Ep”, saggio basato su un’aurora trancey invasata di carisma acid. Né seguì il primo omonimo album che li lanciò in quello che sarebbe poi diventato l’olimpo techno tedesco.

Il lavoro sul quale concentriamo però la nostra attenzione è il secondo prodotto dal visionario duo.
”Nephology – The New Religion” è infatti una summa eccezionale delle potenzialità espressive della musica elettronica ed andando oltre possiamo affermare che è uno degli esempi più tangibili dell’interazione uomo/macchina applicati alla musica.

Naturalmente non esisterebbe nulla senza le visioni e le idee di questi due autentici fuoriclasse, ma se nella nostra mente dovessimo soltanto immaginare una presenza umana in perfetta simbiosi con delle strumentazioni analogiche, questa corrisponderebbe ad una delle tante immagini che ritraggono gli Air Liquide in qualche loro live.

Se in quegli anni, tra le cose più underground, c’era una costante che poteva dirsi comune era senz’altro l’eclettismo. Soltanto in quei coraggiosi esperimenti, infatti, potevamo ascoltare stupiti tracce ambient unite ad altre techno, o house o ancora acid.
Questo eclettismo è qualcosa che agli Air Liquide è sempre riuscito alla perfezione, concentrandoci sul lavoro in questione possiamo vivere di stralunate escursioni electro-acid “The Clouds”, ipnotiche lande ritmiche “Semiwave”, “Die Reise Im Teekessel” e “The Clouds Have Eyes”, soffuse melodie ambient “Nephology”, “If There Was No Gravity” e “Kymnea”, acid e techno dirompente “Sulfur Clouds” e “Stratus Static”.

Se in Inghilterra la tendenza esploratrice poneva l’accento sulle ritmiche, in Germania gli Air Liquide rispondevano con un linguaggio figlio più della trance che della techno, anche se, in definitiva, per artisti fondamentali come loro, qualsiasi etichetta tende a suonare scomoda.

Questa gemma viene direttamente dal cesto dei ricordi, è qualcosa che può tornarvi utile durante quei periodi che vi fanno perdere la speranza nella musica.
Ora ci troviamo proiettati in una dimensione completamente differente da quella sana eccitazione lontana ormai anni luce, la comunicazione ha generato nuovi flussi che hanno ridotto all’osso il contatto fisico tra musica e uomo, ma il ricordo che tiene vivo quel luminoso frangente è qualcosa che non dobbiamo permetterci di mandar perduto.