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Album Reviews /

Ruede Hagelstein & The Noblettes Soft Pack

  • Label / Souvenir Music
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Nov 2011
  • Style / ,
  • Rating /
    7/101
hagelstein

Non certo originale nella forma, quanto piuttosto nella sostanza, il progetto che vede giungere Ruede Hagelstein all’album di debutto. Sorprende tuttavia vedere il produttore tedesco alle prese con un nuovo tipo di approccio musicale, ovvero calato in un contesto per lui inedito. A lungo ammirato da più parti, a livello underground, come uno dei segreti meglio custoditi della scena berlinese, Hagelstein svela una personalità musicale complessa, duttile e sorprendente, considerando che “Soft Pack” è un album suonato con una strumentazione tradizionale e che, non a caso, è da attribuirsi al progetto Noblettes, che vede coinvolti, oltre al produttore alla voce, Justin Evans al basso, Aileen Phonix alle tastiere e Mieke Wenzl in qualità di polistrumentista. Emblematica in tal senso la nuova versione di “Emergency”, brano dalla piacevole melodia pop che ritroviamo nell’album completamente rivisitato in chiave semi-acustica e piegato ad atmosfere che poco hanno a che vedere con la versione originale e con Hagelstein, almeno per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.

Colto lo spirito dell’operazione, e il contesto di cui si diceva, è quindi più semplice lasciarsi andare e condividere le altre piacevoli emozioni di cui vive l’album, come l’iniziale “A Priori” e “Berlin” (tributo alla città d’adozione di Hagelstein), due ballate in cui pianoforte e fiati dialogano toccando vertici lirici di buona fattura. E ancora, lo swing di “Leaving The Centre”, i bozzetti pastello di “Romance”, le atmosfere cinematografiche di “Power” e le chiusure ambient affidate a “Blue Straight” e “Good Night”.

Nessuna concessione, dunque, a sonorità di matrice dance o comunque orientate in qualche modo al dancefloor, pur essendo Hagelstein uno degli animatori del clubbing berlinese da dietro la consolle del Watergate.
Un album che ricorda, per certi versi, gli esperimenti dell’ultimo Apparat pur mostrando maggior concretezza, e lascia il sospetto che, se Hagelstein avesse messo a fuoco alcuni passaggi e avesse sviluppato adeguatamente alcune delle idee qui contenute, il risultato finale sarebbe stato forse migliore. Ma si tratta pur sempre di un album di debutto le cui coordinate sono nettamente differenti, lontane e spiazzanti rispetto al Ruede Hagelstein produttore elettronico e, pertanto, “Soft Pack” rappresenta un inizio più che incoraggiante e un percorso che vale la pena percorrere.

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