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Album Reviews /

Mark Barrott Sketches From An Island

  • Label / International Feel
  • Catalog / IFEEL029
  • Format / Vinyl, CD
  • Released / 07/2014
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Mark Barrott ‎– Sketches From An Island

Leggendo i racconti  di quella che ad oggi possiamo considerare come la storia musicale di Ibiza ed ascoltando le registrazioni ed i dischi legati a quello che è stato definito il suono Balearic vien fuori come la isla negli ultimi quarant’anni abbia subito cambiamenti tali da far ipotizzare un pre ’90 ed un dopo ’90. La storia che ci interessa ebbe inizio negli anni ’60, quando comunità di esploratori hippie inglesi cominciarono ad affollare l’isola regalandosi soggiorni bucolici nei quali la musica entrò da subito a far parte del quotidiano, contribuendo a modellare un’estetica che rimase incontaminata per molto tempo. Anni nei quali anche fare uso di droghe aveva insito uno spirito che in qualche modo significava scoperta e condivisione. In seguito, grazie a personaggi come Alfredo Fiorito e Leo Mas (iniziato al Djing proprio dal primo), la proposta era quella di brani “pop” elettronici con andamento downtempo, Sade era uno dei cavalli di battaglia dei primi ’80 ma si suonava veramente di tutto, da Bob Marley ai Weather Report passando per Grace Jones o Cat Stevens, musica suonata nei pre-serata o durante i tramonti e che ha inevitabilmente modellato un mood poi tramandato negli anni, anche quando sul finire degli ’80 il suono era già mutato in House ed Acid House. Il passaparola prima, il cemento poi, hanno portato la isla a cambiar faccia, trasformando quella che per certi versi era un’idilliaca oasi in un epicentro economico feroce che deve ora rispondere alle rigidissime regole del business.

Una premessa certamente non esaustiva, ma che ci aiuta ad introdurre un album che suona come un ritorno alle radici.

Mark BarrottMark Barrott è stato definito come un uomo ombra, solo da poco infatti è venuta a galla la sua identità legata alla gestione della International Feel, label che ormai da diversi anni continua a regalare gemme che val la pena andar a scoprire. Barrott vive ad Ibiza da qualche tempo, spostatosi da quella Londra nella quale, durante i ’90 e per tutti i ’00 aveva dispensato broken beats e drum and bass con il suo progetto Future Loop Foundation.

Sketches From an Island è molto più di un semplice disco, è un’immaginario, è un documentario sonoro che restituisce giustizia ad atmosfere, stili di vita e modi di rapportarsi ormai perduti e non lo fa andando a saccheggiare campioni o soluzioni compositive in voga durante quegli anni, bensì spogliandosi di tutto il superfluo per tornare a descrivere una cosa che molti hanno nel tempo smesso di fare, l’isola. Barrott torna a mettere in campo suoni naturali, registrazioni di uccelli, torrenti e rumori della foresta e le amalgama con melodie suonate con chitarra tastiere, bassi e batterie elettroniche donando a tutto il calore dei sentimenti.

Baby Come Home apre il disco in un commovente abbraccio tra tastiere acide e ritmo downtempo mentre intorno gira una linea di basso che crea un vortice destabilizzante, poi entra il suono del flauto e siamo tutti, di nuovo, nudi di fronte alla musica. Dr. Nimm’s Garden Of Intrigue & Delight interpreta al meglio gli umori della foresta in quel lasso temporale preso alle prime luci dell’alba, momento nel quale udiamo i primi tamburi ed i versi di una vita che inizia il suo risveglio. Go Berri Be Happy intona una melodia di chitarra acustica calma e romantica, qui la bravura di Barrott è quella di far in modo che tutti gli elementi che man mano vengono ad aggiungersi: tamburi, xilofono, cicale e basso, non appesantiscano mai il suono. Un gioco di equilibri che riesce benissimo all’artista, capace di tesser trame intricate regalando sempre emozioni semplici.

Molto deve aver assimilato dalle composizioni ambient di artisti come Andreas Vollenweider, perché riuscire ad avere una discorsività così fluente ed a “dipingere” letteralmente uno scenario che oggi possiamo soltanto immaginare è questione per pochi. Di questo trovate due esempi lampanti proprio al centro dell’album, con due brani come Formentera Headspace Blues (Pt’s. 1 & 2) e Deep Water, gioielli intrisi di dub e realismo. Island Life gira intorno a quattro note di piano che sovrastano spirali di synth, organo e field recordings, Back To The Sea è il suono dell’ultimo bagno al tramonto, mentre i dieci minuti conclusivi di Sacred Island ci fanno ripensare un po a tutto, a quanto abbiamo perso, a quanto sia bello ricordarlo ed a come un’utopia riesca a farci vivere più della vita stessa.
Essenziale.