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Greatest Pills /

The Primitive Painter The Primitive Painter

  • Label / Klang Elektronik
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 1994
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
The Primitive Painter
Dopo appena due minuti ti ritrovi in paradiso, intorno a te soltanto cerchi di musica che si allargano fino a dissolversi. Uno di quei surreali paesaggi trance di metà anni novanta, dipinto, o forse verrebbe meglio dire affrescato, da due delle menti più importanti di quell’indimenticabile decennio.

Non bastava quel che fecero sotto il nome Acid Jesus, non bastava neanche una macchina groovistica come Alter Ego. C’era la possibilità di un incontro divino, e se qualcuno doveva farlo, non poteva spettare che a loro.

Roman Flügel e Jörn Elling Wuttke in una devastante quanto sensuale mise che rappresenterà uno dei punti più alti della loro discografia.
Due uomini che non hanno mai smesso di sperimentare, cibandosi di acido dei primissimi anni, scrivendo poi quell’”Acid Jesus” che resta uno dei punti più alti dell’epica 303 europea, poi votandosi alla techno ed all’electro con i primi micidiali missili del progetto Alter Ego, in quei due album fondamentali che furono “Alter Ego” e “Decoding The Hacker Myth”. I più incalliti staranno qui a ricordare Sensorama, altro fantastico progetto in bilico tra techno colta e sperimentazione.

The Primitive Painter doveva essere invece un lavoro finito. Un album che lasciasse esplodere uno sfogo melodico troppo spesso rinchiuso in strutture minimali poco inclini alla libertà compositiva espressa in questo disco.
“Hope” si presenta radiosa, celestiale, in undici minuti nei quali i sintetizzatori brindano a champagne sulle volte celesti, lasciandoci a godere di questo suono rigoglioso che sembra voler riempire tutta l’aria della sua pretenziosa felicità.
“Disfigured Phantasy” raccoglie a sé un’epica malinconica caratterizzata da lunghi e grassi tappeti per darci in affidamento un ritmo irregolare ma ripetitivo al punto di assomigliare alla techno.

“Levitation” è semplicemente uno dei brani elettronici più belli di sempre. Una scrittura per pochi elementi, un accenno vocale, una malsana linea di basso che è quanto di più emozionante si possa ricevere da questo tipo di frequenze, una cassa ovattata e quasi mimetizzata nel fondale e un tocco di polvere di stelle. Magia.

“Cathedral” continua il viaggio downbeat avvalendosi di una tastiera acidula e della costante linea contorta della 303 a far da sfondo ad un’impeccabile esecuzione che lascia risaltare incredibili equilibri tra le parti chiamate in causa. E’ cosa assai affascinante trovarsi di fronte a tale livello compositivo, soprattutto se questo suono proviene dall’ala tedesca, troppo spesso additata a rappresentare il lato duro della techno e dell’elettronica tutta. Flugel e Wuttke danno invece sfoggio di un grado di conoscenza profondo e dalle idee fulminanti, rispondendo con la musica, in tutti i loro progetti, a quanti amano etichettare.

“Invisible Landscape” è un fiore balearico che riflette le sfumature più calde e profumate. Un brano dove la parte percussiva fa un lavoro dignitosissimo, accompagnando nel viaggio il consueto armamento analogico caldo da bruciare e quel tocco di chitarra che impreziosisce il tutto sublimandone l’estetica.
“A Pagan Place” credo sia uno dei brani che più d’ogni altro abbia mandato fuori di testa le menti techno più sognatrici, una scrittura talmente bella da stampartisi nell’anima per sempre. Perfezione di ritmo, melodia e dettagli (nella fattispecie un’armonia acida che scioglie anche i cuori più duri) che insieme a “Levitation” rappresentano quel punto nella discografia del duo dove l’uomo non può ancora arrivare.

In alto, dove risplende la luce.