New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Greatest Pills /

69 The Sound Of Music

  • Label / R & S Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 1995
  • Style /
  • Rating /
    10/101
69
Carl Craig è Dio.
69 è una delle molteplici incarnazioni di Carl Craig che hanno contribuito in maniera determinante alla consacrazione di un artista al quale è dovuta una devozione totale.
Siamo nei primi anni ’90 ed il mondo è un enorme calderone nel quale si sperimenta con merito di innovazione più o meno ovunque. A Detroit, lo sappiamo bene, già da tempo si assaporava la techno, quella radicale e radicata. Non c’era tempo per pensare, o meglio, si pensava molto ma in assoluta libertà e soprattutto senza condizionamento alcuno.

La tendenza era quella di produrre tracce forti, dure, che rispecchiassero in pieno la condizione sociale nella quale la Motor City riversava. Ma per Carl la questione era diversa, o forse, semplicemente era lui ad essere diverso.
Quel che ha caratterizzato, ma caratterizza tutt’ora l’estro produttivo dell’uomo, è un mood decisamente più introspettivo, un suono che scava nelle viscere dell’anima per suonarci dentro in maniera dolce e sensuale.
La musica di Carl Craig possiamo quindi dire che è l’anima stessa della techno.

Tutti i devoti al suo suono conosceranno a menadito i capolavori di cui è stato capace, monoliti del calibro di “Landcruising” o “More Songs About Food And Revolutionary Art”, dischi che continuano imperterriti a segnare un epoca e che in molti casi sono entrati nel quotidiano di molti amanti del suono di Detroit.

Questo è un disco per così dire di secondo piano, un album che raccoglie una serie di uscite seminali prodotte nei primi anni ’90 che mostra un Carl Craig poliedrico e multifunzionale. Ci troverete dentro di tutto, dalla ferocia metallica della techno più dura: “My Machine”, “Jam in the Box”, “Rushed” alle straordinare quanto uniche session psichedeliche di Carl: “Desire”. Assisterete poi alla grande passione della Motor City, ovvero alla reinterpretazione dell’house music, ma forse preferiamo chiamarlo contributo, ed è così che brani assolutamente imperdibili come “Sub Seducer” o “Poi et Pas” vi saranno utilissimi nella comprensione di come essere artisti dev’essere sinonimo di essere liberi.

Siamo stanchi della musica studiata a tavolino, siamo stanchi di ascoltare dischi fotocopia, questo è quello che vogliamo trovare dentro un album, vogliamo un po’ di coraggio, abbiamo bisogno che si torni a tirar fuori le palle, e se c’è bisogno di tornar a guardare indietro per fare un passo in avanti, beh, vorremmo che si tornino a sfogliare i libri dalla prima pagina.