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Greatest Pills /

Multicast Rural Sessions

  • Label / Obliq Recordings
  • Catalog / OBQ-05-LP, OBQ05-CD
  • Format / Vinyl, CD
  • Released / 2001
  • Style /
  • Rating /
    10/101
Multicast ‎– Rural Sessions

Rural Sessions è un album importantissimo quanto estremamente sottovalutato, d’altronde il periodo non era più quello fertile. A Febbraio del 2001 la “svolta” elettronica era più o meno quella dello svuotare tutto, con Hawtin ad affilare le armi di una macchina aspirasoldi che avrebbe prosciugato anche la musica di li a poco, e con Dj Hell dall’altra a giocare un contraltare sonoro che è stato forse uno dei più grandi revival clash della storia con la sua Gigolo Records. La Warp a tentare altre strade, e nel mezzo una sorta di terra di confine dove si è cominciato ad intuire quanto sarebbe diventato duro districarsi in una tela tanto fitta quanto sapientemente progettata.
Cominciavano ad arrivare i rampolli appena freschi di master “guadagnati” euro su euro in prestigiose università, pronti a cementare la musica dentro gabbie di metallo per rivestire il tutto di sfarzose e succulente trappole per allocchi stanchi della moda appena passata e pronti ad abbracciare quella novità che li avrebbe riportati ben presto a ristagnare in una visione opaca e priva anche del minimo brio.

Multicast - Rural SessionsPoche righe per descrivere a grandi linee lo scenario che ci si presentò davanti nei primi anni del nuovo millennio in ambiti techno, electro, house  ed ambient.
Questo disco è invece un oasi di libertà, di creatività incontaminata e di bellezza, semplice bellezza. Un disco prodotto dai Multicast (Dave Alexander, Jeff Holland e Nathan Jantz) per la Obliq Recordings, e sono gli stessi autori a toglierci ogni residuo alone di dubbio con le loro parole:

In quel tempo vivevamo tutti nelle aree rurali del Colorado, lontano dal caos e dalla frenesia delle grandi città. Luoghi cosparsi di sterminate foreste, improvvisi picchi montuosi ed immense pianure che rigeneravano continuamente la nostra ispirazione.
Pensate soltanto a cosa possa significare perdersi con lo sguardo nel cielo a notte fonda a guardare la via lattea o una pioggia di stelle cadenti. O fare trekking, canoa, pescare e campeggiare all’aria aperta e lontano dalla gente. Tutto questo è stato fondamentale per la nostra musica. Molte persone immaginano la musica elettronica come una colonna sonora per centri urbani affollati, mentre i nostri suoni hanno visto solo ampi spazi aperti.

Colorado

Arrivava così, semplice e diretto, un album ambient pieno di storie da raccontare, concepito e realizzato se volete con un ottica più proiettata sui ’90 che sugli anni zero, un bene mi viene da dire, perché da qualsiasi punto la si voglia vedere è innegabile quanto la musica ambient abbia cominciato un mutamento destinato poi a cambiarne per sempre le sembianze, un cambiamento che in molti casi è andato a sacrificare melodie ampie e strutture complesse a favore di una più rigida e minimale disciplina che, anche oggi, ci fa correre negli archivi a tirar fuori qualcosa di datato quando abbiamo voglia di musica faccia straripare il cuore.

La loro è una miscela ricca, è una convergenza di idee, ricordi e vita vissuta che divengono suono al termine di infinite sessions nelle quali suonare di tutto, aggiungendo quel tocco “folk” con il suono della chitarra.

Durante le nostre session abbiamo utilizzato un fottio di sintetizzatori analogici, modulari e non. Molti effetti classici e dei tape loops, una chitarra Fender ed anche delle strumentazioni più moderne.
Per esempio il brano “Prosphene” è stato realizzato con un Korg MS-20 ed un sequencer SQ-10, mentre una TR-606 modificata è stata utilizzata per tutto l’album, anzi, direi che questa drum machine è presente in tutti i nostri dischi. Il brano “Ballerica” è stato creato con un sintetizzatore modulare costruito da noi che abbiamo chiamato Ernie alimentato da un sequencer Arp, dal TR-101, da una Fender del ’67 e dall’onnipresente TR-606. Per la parte di Pads abbiamo utilizzato synth Korg, Roland ed Oberheim. Molti dei beats che sentite sono stati campionati con un Akai MPC suonando diversi attrezzi casalinghi…

C’entrano le texture di Brian Eno, gli affondi cosmici degli Ashra Temple ed il magico equilibrio tecnologico dei Global Communication, ma questi sono riferimenti che possono servire soltanto a darvi un’idea di suono, perché l’ascolto è qualcosa che va ben oltre, è magnetismo allo stato puro, è immersione in queste lunghe suite in continua mutazione, guidate solo dall’istinto e dalla sensibilità che ognuno dei tre musicisti ha riversato in queste sessioni live. Il risultato è forte e penetrante, è musica magmatica, che ti scava dentro rimanendo impressa e facendo in modo che il viaggio sia quanto di più suggestivo vi possa capitare.

Sai, amavamo incontrarci a notte fonda, iniziando col bere del whisky o della tequila per poi immergerci nelle nostre sperimentazioni assicurandoci che il registratore fosse sempre acceso. Una volta accaduta la magia, riprendevamo i brani soltanto la settimana seguente per aggiustarli e chiuderli in maniera definitiva. Delle volte eravamo talmente sfiniti che un po di sonno prendeva il sopravvento, per esempio il brano Laura è un classico esempio di come Dave sia finito negli abissi della notte con le mani ancora sui controlli. Molti dei nostri brani sono frutto del nostro subconscio…

Rural Session è uno di quei lampanti, chiari esempi di come si possa viaggiare nei luoghi e nel tempo ascoltando musica talmente ispirata da rimanere intatta per sempre.