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Greatest Pills /

Tony Drake Texture

  • Label / New Electronica/Transmat
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 1996
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Tony Drake - Texture
Come cambiano i tempi, un tempo si coprivano i centrini per evitare che qualcuno leggesse, ora, riflessione di questi giorni, mi sono ritrovato ad esitare sul pulsante share di Youtube, condividere o no quel brano che sì, proviene dalla mia collezione e quindi da quei centrini che un tempo non si era soliti a sventolare ai quattro venti, ma che ora ha un potenziale di condivisione elevatissimo e soprattutto gratuito.

E così ognuno ha i suoi “segreti”, brani magari scovati randomicamente spulciando miriadi di profili, brani custoditi gelosamente nei riquadri degli “Expedit” ed ascoltati negli ultimi anni soltanto in rete, piccole e grandi gemme che da queste parti abbiamo imparato a spartire con tutti, come questo doppio vinile prodotto nella lontana Detroit nel 1996.

Tony Drake è un polistrumentista affascinato dall’elettronica, vive nella Motor City, è amico di Derrick May.
Tony Drake è soprattutto un musicista che per qualche assurda ragione, dopo aver dato luce ad un disco che dovrebbe essere la Bibbia per chiunque, è completamente scomparso dalla circolazione, lasciandoci a godere di un album eterno che ci troviamo oggi a pensar di centellinare, e pochissime altre tracce sparse per la rete.

Texture è un disco che pone la musica e la musicalità al centro di ogni cosa, riuscendo a consegnarci un andamento Downtempo ed un’ estetica Ambient ricchissime di idee. Tony suona e cura gli arrangiamenti di un lavoro che può esser paragonato ad una raccolta di poesie, una serie di storie che prendono spunto dal quotidiano, anzi direi dai sentimenti, per esser tradotte, in questo caso in musica, mantenendo intatte le sensazioni avvertite in quel primigenio momento in cui il pensiero, il tatto, l’attimo hanno covato l’idea.

In nome dell’ambient, ricordiamo un suono che non è mai stato povero, bensì nel suo essere agiato e regale ha saputo offrire spunti in tutte le direzioni ai fautori della musica elettronica.
In questo album però si và oltre, si entra in una dimensione nella quale è la musica stessa ad addensarsi grazie alla fisicità ed alla terrena corrispondenza degli strumenti suonati da Drake, parliamo delle percussioni dosate con equilibrio perfetto lungo tutto il cammino, del piano sussurrato con dolcezza, del basso spinto in profondità, quasi a stimolare alcune reminescenze funk che l’aria da quelle parti deve trasportare in abbondanza e parliamo soprattutto della visione d’insieme che non esiterei a definire Soul, fonte della grazia che solo un grande musicista poteva mantenere così fluida nonostante gli argomenti messi in gioco siano molteplici.

Non è un caso che a pubblicare un disco di questa portata sia stata la New Electronica, una delle realtà europee più significative di sempre, portata avanti da una mente come quella di Stefan Robber e dedita alla pubblicazione della miglior musica techno di sempre, attingendo in più occasioni appunto da Detroit.
Ed è in una delle varie occasioni, che sotto la supervisione di Derrick May, è stato dato alla luce un disco che oggi più che mai riesce a condurre alla serenità e ad offrire una chiave di lettura che rappresenta il VERO su un genere a forte rischio come l’Ambient, forse una delle ultime roccaforti bisognose di ritrovare un feeling con la realtà, cosa possibile soltanto tornando alle radici stesse del genere, ripercorrendone i passi, studiandone dapprima gli organi per poi passare all’estetica.
Il passato è tornato per salvarci.