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Album Reviews /

Munk The Bird And The Beat

  • Label / Gomma Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Feb 2011
  • Style / , ,
  • Rating /
    8/101
munk

L’attitudine che da sempre caratterizza i lavori di Mathias ‘Munk’ Modica (così come le produzioni della sua etichetta Gomma) è la voglia di spiazzare, di suonare poco scontati e prevedibili riuscendo nella maggior parte delle volte  nel loro intento. Produzioni che suonano pertanto originali e fresche e spesso risultano al di fuori di ogni corrente musicale e trend o genericamente, volendo sintetizzare in qualche modo, legate a canoni e strutture future disco.

 

Dopo un’ottima breve intro dal titolo più che mai esplicito (“Can I Have Your Attention”) troviamo subito “La Musica”, uno dei singoli che nel 2010 ha fatto più discutere e che merita un discorso a sè. Solitamente se un brano fa parlare, in termini positivi o negativi, è sinonimo di ricevuta attenzione e, sicuramente, “La Musica” ha diviso in modo netto gli ascoltatori in estimatori e detrattori: sostanzialmente la si ama o la si detesta. Il fatto che dj lontani dalle sonorità qui espresse quali Ellen Allien e Luciano, solo per citarne due, abbiano deciso di supportarla non può che deporre a suo favore. “La Musica” è un luccicante brano di piano-disco-house che, ad un certo momento, vorremmo ascoltare in tutti i party che si definiscano tali: trascinante, coinvolgente e dotato di grande sense of humour sottolineato dal testo nonsense in italiano, decisamente esilarante (“ragazze al dente/il dj stupefacente”). 

 

Il resto è tutto una bizzarra miscela sonora a base di disco mutante: la piano-house solare di “No Moon”, il nuovo bel singolo “Keep My Secret”, il lento ed irresistibile funk (con il cantato rap in italiano) di “Kitchen Call”, i suoni robusti di “Mis Labios”, la varietà stilistica di “Rue De Rome”, il funk digitale di “So Close”, il ‘bubblegum’ pop di “A Bored Heart”.

 

Un album piacevole che ‘frulla’ elettronica, disco music, italo, funk, lounge ed euro-pop invertendo le regole del gioco come solo Munk sa fare. Basta dare un’occhiata ai titoli, alle diverse lingue straniere e ai diversi interpreti vocali (tra cui dieci voci femminili provenienti da paesi differenti) ascoltati nei quattordici brani per capire l’approccio multi-etnico-culturale, senza dimenticare l’ausilio di produttori come Etienne De Crecy e Alex Gopher.

Un album la cui leggerezza vi farà sorridere e finirà per conquistarvi: senza accorgervene, lo ritroverete a girare regolarmente nel vostro lettore cd molte più volte di quanto previsto. Sembra proprio questa la forza di Munk: risultare credibile pur senza mai prendersi troppo sul serio.


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