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Album Reviews /

Ellen Allien Dust Remixes

  • Label / BPitch Control
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Mar 2011
  • Style / , ,
  • Rating /
    8/101
dustremixes

“Dust” è l’album che, nella primavera dello scorso anno, ha segnato il ritorno di Ellen Allien dopo le atmosfere introspettive di “Sool”, aggiornando ancora una volta le coordinate sonore dell’artista berlinese e avvicinandola al formato canzone. Materiale che ben si presta ad essere remixato e che, come accade negli album di remix, da vita ad un gioco di incastri e sovrapposizioni, prospettive e simmetrie, luci e ombre tra versioni originali e rispettive rielaborazioni.

Tredici riletture che spaziano tra techno, house, disco e ambient: si parte con Ripperton che riporta la magia di “My Tree” in una dimensione da dancefloor grazie all’uso di cassa e percussioni e si prosegue con Bodycode che guida “Dream” dove indica il titolo, ovvero in territori deep house elevando la versione originale in una ulteriore dimensione di sogno; lo stesso trattamento che Adulnapper riserva a “Huibuh” trasformandola in una deliziosa e sfocata visione onirica.

Tra gli artisti più ispirati, oltre al già citato Adulnapper, troviamo colui che di recente il ‘Guardian’ ha definito “l’uomo del rinascimento della musica elettronica”, Nicolas Jaar, che non pago di avere pubblicato uno dei migliori album ascoltati in questi primi mesi dell’anno mette le mani su “Flashy Flashy” piegandola al suo stile immaginifico. Menzione speciale anche per John Roberts e Tim Hecker, l’outsider del gruppo di remixer convocati da Ellen Allien, che, come prevedibile, conquista attraverso le profondità del suo tocco ambient.
Uno dei brani più orientati verso il pop, “You”, è affidato all’alfiere della disco dei nostri giorni, Munk, che se ne esce con una brillante rilettura (pur senza discostarsi molto dall’originale), dimostrando che dietro agli ‘abbinamenti’ brano/remixer ci sono criteri ben precisi e per niente casuali.

L’unica traccia non contenuta nell’album, “Searching” (proveniente dall’ep “Our Utopie”), è affidata a Shonky e si rivela una scelta azzeccata.
Curiosamente, Camea è l’unica produttrice donna ad essere invitata se escludiamo metà dei We Love i quali, oltre ad essere gli unici artisti dell’etichetta a partecipare, tengono alta la nostra bandiera insieme a Fabrizio Maurizi. Giorgia e Piero rielaborano in modo interessante “Sun The Rain” sovrapponendo all’effetto di straniamento della versione originale una sorta di progressione vagamente moroderiana che ben si pone a chiusura dell’album.

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