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Greatest Pills /

Yellowcake Hard Trax (Serial Composer Anatomy)

  • Label / Radical Ambient
  • Catalog / RA 019 CD
  • Format / CD
  • Released / 1998
  • Style / ,
  • Rating /
    8/101
Yellowcake

Spartaco CortesiProfilo interessantissimo quello di Spartaco Cortesi, artista toscano che nel periodo che va dal 1987 al 1994 è in gruppo con i Glomming Geek come cantante, due album post -punk prima di sciogliere il gruppo ed avventurarsi in un progetto techno come Yellowcake. Dalle informazioni recuperate in rete lo pseudonimo deriva dall’Uranite, un minerale di colore giallo che non si sa in quale maniera abbia influenzato l’artista. Il progetto era un vero e proprio act multimediale, durante le esibizioni live infatti l’artista era solito esibirsi insieme al suo amico Federico Bucalossi, artista multimediale che ideò un sistema analogico di proiezione video ispirato alla Dreamachine di Brion Gysin, macchina elettrica che andava “osservata” ad occhi chiusi che produceva degli strani effetti visivi grazie al sistema di proiezione che andava a colpire direttamente le palpebre.

Breve premessa che serve ad inquadrare l’artista anche in ottica della musica prodotta e pubblicata nientemeno che per la Radical Ambient, storica label belga figlia dell’altrettanto leggendaria KK Records dalla quale abbiamo avuto quei miracoli che sono i dischi degli Psychick Warriors Ov Gaia.

Hard Trax (Serial Composer Anatomy) è il secondo album firmato Yellowcake, che segue l’esordio Inner Space Stations sempre su Radical Ambient ed è forse il disco più violento messo in scena da Cortesi.

Si è parlato molto di come la scena techno italiana sia stata caratterizzata da un epicentro di fuoco nella città di Roma capitanato dalle sperimentazioni di artisti come Lory D, Leo Anibaldi, Andrea Benedetti, Eugenio Vatta e molti altri ancora, e questo è accaduto molto prima della musica in questione, ma visto il tipo di approccio così radicale e fuori dalle parti non possiamo veramente dire se la fiamma romana avesse raggiunto la mente dell’artista toscano.

Fatto sta che questo album è techno nelle sue viscere, non propriamente nella forma, infatti le stesure sono più vicine ad una sorta di hardcore/illbient molto teso e carico di tensione, ma il risultato finale è invece quello di musica talmente organica e bilanciata da creare un vero e proprio effetto trance nell’ascolto, e questo, ricollegandoci alle esperienze live proposte insieme a Bucalossi, si tramuta in un concetto utopico/futuristico che rincorre ed abbraccia il pensiero techno nella sua essenza.

I brani sono quasi tutti caratterizzati da ritmi breakbeat molto veloci e profondi, con le batterie elettroniche in agitazione costante e le tastiere ad intonare il minimo indispensabile amalgamandosi agli onnipresenti pads che in quel particolare incedere melodico così circolare ed ipnotico creava il perfetto traino trance.

Abbiamo poche informazioni riguardo i due artisti oggi, se non che Spartaco Cortesi è ancora immerso nella musica lavorando come sound designer per progetti teatrali, mentre Federico Bucalossi insegna l’utilizzo creativo dei media nelle accademie d’arte.

Sicuramente, i dischi targati Yellowcake sono uno scoglio roccioso della discografia elettronica italiana che ha saputo guardare oltre i confini nazionali proponendo idee e soluzioni creative spesso guardate con ammirazione in tutta Europa. E’ musica che non si è adagiata, talvolta difficile ma coraggiosa, è il succo aspro di una mente in fermento, è la techno reinterpretata e messa al servizio della mente e dell’arte.